«Dimenticato in cella» di Ruggero Conteduca
Requisitoria del guardasigilli: una somma di errori umani e professionali alla base della tragedia Requisitoria del guardasigilli: una somma di errori umani e professionali alla base della tragedia «Dimenticalo in celln» Conso al Senato attacca i giudici ROMA. L'ex presidente dell'Eni, Gabriele Cagliari, si è ucciso perché «dimenticato» in carcere: questa, per il ministro della Giustizia, Giovanni Conso, la spiegazione più plausibile alla tragedia consumatasi martedì scorso nel carcere milanese di San Vittore. Lo afferma pubblicamente e solennemente, il guardasigilli, nell'aula del Senato a palazzo Madama rispondendo alle interrogazioni e interpellanze presentate da una dozzina di senatori di diversi gruppi. Un'ora di spiegazioni che mano a mano prendono sempre più la forma di una dura requisitoria contro i giudici di Mani pulite, o per lo meno contro alcuni di essi. Errori umani e professionali, lascia capire il ministro, che impongono, a questo punto, la revisione di alcuni articoli del nuovo codice di procedura penale: a cominciare dal ruolo del giudice per le indagini preliminari e da una nuova regolamentazione della custodia cautelare per passare via via a colmare quelle ataviche lacune che da sempre hanno penalizzato il buon funzionamento della giustizia e del sistema carcerario. Ma non è bastato ai senatori il tono fermo e accusatorio del ministro: critiche e insoddisfazione sono state avanzate e dichiarate sia da destra che da sinistra: sia da chi auspicava una presa di posizione ancora più dura nei confronti della magistratura, sia da quanti, invece, temono che il suicidio dell'ex presidente Eni possa intralciare in modo grave le inchieste di Mani pulite. Un dibattito acceso, che ha fatto seguito ad una ricostruzione minuziosa, precisa, ricca di date e riferimenti, nonché di dure puntate polemiche. «Dal 17 giugno (data del penultimo interrogatorio in carcere, n.d.r.) al 16 luglio (ultimo interrogatorio prima del suicidio, n.d.r.) - dice il ministro Conso - Gabriele Cagliari ha vissuto un mese di spasmodica, logorante e amara attesa». «In questo periodo - dice ancora - egli ha scritto una drammatica lettera il 3 luglio, e poi un'altra qualche giorno dopo. Il 16 luglio si svolse l'interrogatorio e, a quanto pare, nel corso di esso si accese la speranza di una rimessa in libertà. Ma il 19 luglio l'imputato ebbe la notizia che il pubblico ministero aveva ritenuto non possibile la scarcerazione. Il giorno successivo si uccide, come conferma l'esito dell'autopsia». «C'è un vuoto - denuncia il. ministro tra il 17 giugno e il 15 luglio in cui non risulta nessun atto di natura processuale». «Il ritrovamento delle lettere scritte da Cagliari ricorda Conso - getta una luce da un lato commovente e dall'altro inquietante sulle motivazioni che hanno portato al gesto di togliersi la vita, dopo un travaglio che ha alternato fasi di speranza ad altre di cupa disperazione, le quali, da ultimo hanno prevalso». E conclude: «Giacché Cagliari non ha atteso nemmeno la pronuncia del giudice delle indagini preliminari per attuare il suo tragico proposito, è ragionevole ipotizzare che egli ritenesse che quel giudice avrebbe senz'altro deciso in modo conforme alla proposta del pubblico ministero». Avrebbe, cioè, detto no alla sua scarcerazione. E sarebbe questo, per il ministro, l'anello più debole della catena cui è ancorato il nuovo codice di procedura penale. Il primo provvedimento cui mettere subito mano. Fare in modo, cioè, che il gip divenga davvero elemento terzo nel proceso e che non si appiattisca spesso, come avviene oggi, sulle posizioni del pubblico ministero. E concorda anche, il guardasigilli, sulla necessità che il Parlamento riveda l'istituto della custodia cautelare. «Morire in carcere durante la custodia cautelare è un fatto tragico che porta l'attenzione in modo forte, concreto su un detenuto in attesa di giudizio e sul problema carcerario». Problemi ineludibili, considerato quanto è accaduto e quanto accade ogni giorno nelle carceri italiane, sulla possibile soluzione dei quali, tuttavia, la quasi totalità dei senatori, di tutti i gruppi parlamentari, si è dichiarata insoddisfatta. Dal pri al capogruppo leghista, Francesco Speroni, a Ersilia Salvato, di Rifondazione comunista, che ha detto tra gli applausi: «Non si può pensare, secondo una cultura che sta prendendo corpo purtroppo anche a sinistra, che il rinnovamento del sistema possa avvenire attraverso la via giudiziaria». Ruggero Conteduca ""•Mo« «mi.,, Il ministro Conso: Cagliari ha vissuto un mese di logorante e amara attesa
Persone citate: Conso, Ersilia Salvato, Francesco Speroni, Gabriele Cagliari, Giovanni Conso
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