Lettera di Craxi a Scalfaro

Lettera di Craxi a Scalfaro Lettera di Craxi a Scalfaro «Ce una nuova forma di tortura» «Rischiamo lo Stato di polizia» ROMA. «Una vera moralizzazione della vita pubblica non potrà mai affermarsi in modo efficace e convincente se essa risulterà inquinata da criteri discriminatori, da clamorose strumentalizzazioni politiche di parte, da metodi illegali e persino da metodi immorali ed inumani». Ad affermarlo è l'ex segretario socialista Bettino Craxi in una lunga lettera (12 fitte cartelle) inviata al presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Nell'operato dei giudici di Mani pulite, Craxi dice di ravvedere un uso distorto dei principi processuali: «La violazione delle norme legislative da parte di una prassi giudiziaria deviata - aggiunge - e addirittura sistematica e persino notoria». Per l'ex segretario psi «si torna ad una nuova forma di inquisizione, ad un metodo di ricerca della verità che esige a tutti i costi la collaborazione dell'inquisito». «Quando si "stimolano" le confessioni e le chiamate di correità dell'indagato, con la minaccia dell'applicazione nei suoi confronti della custodia cautelare in carcere, nessuna delle finalità cautelari previste dalla legge - afferma Craxi può dirsi sussistente». «Alla tortura tradizionale come mezzo di ricerca della verità, attraverso l'applicazione di patimenti corporali, subentra in questo modo - sostiene Craxi - una nuova forma di tortura che si avvale della coartazione psicologica». «Il rischio gravissimo - conclude l'ex segretario del partito socialista - è quello dell'avvento di uno Stato di polizia tipico di tutti i regimi autoritari nel quale i magistrati agiscono come organi di polizia e nel quale la giurisdizione si confonde con la repressione». [Asca]

Persone citate: Bettino Craxi, Craxi, Oscar Luigi Scalfaro, Scalfaro

Luoghi citati: Roma