Pendolari dell'Einaudi ritornano a casa di Alberto Gaino

Pendolari dell'Einaudi ritornano a casa Il pretore: «Lavoreranno a Torino» Pendolari dell'Einaudi ritornano a casa Il pretore Claudia Re ha dato ragione ai diciotto lavoratori dell'Einaudi che avevano presentato ricorso alla magistratura contro il loro trasferimento a Milano. L'ordinanza, depositata ieri in cancelleria, ha effetto immediato: gli impiegati dei servizi amministrativi e commerciali scorporati dall'azienda e trasferiti all'Elemond torneranno a lavorare in via Biancamano. Il provvedimento era scattato il 1° luglio, ma la decisione risaliva ad un paio di mesi fa, accompagnata daH'«allarme» dei sindacati per lo «smembramento della casa editrice con il progressivo trasferimento delle sue attività a Milano». Giulio Einaudi aveva risposto con una dichiarazione di netta smentita: «Non ce ne andiamo da Torino». Il trasferimento riguardava 42 lavoratori (metà dei quali ispettori commerciali sparsi per l'Ita .lia) mentre in via Biancamano erano rimasti 68 dipendenti, con il «cuore» della casa editrice, la redazione. Un sindacalista della Cgil-Filis, Aldo Taverna: «Gli impiegati trasferiti da Torino hanno subito un grave disagio: Elemond aveva messo a disposizione un pullman che li raccoglieva alle 6,15, in piazza Solferino, e li riportava a Torino per le 20. Questo pendolarismo forzato sarebbe diventato insostenibile per la maggior parte dei lavoratori, donne sposate e con figli da accudire». Il pretore ha considerate preminente l'opportunità di una rapida decisione - anziché rimandarla alla causa di merito - per evitare che «il consolidamento dell'attuale situazione» renda «praticamente impossibile il ritorno» a quella precedente. «Ho deciso così pur non ignorando i seri rischi per l'occupazione dei lavoratori e per la sopravvivenza stessa della casa editrice che l'accoglimento del ricorso può determinare». Davanti al pretore il direttore generale di Elemond e consigliere di amministrazione Einaudi, Domenico Grasso, aveva parlato della crisi economica dell'Einaudi per spiegare «le ragioni del trasferimento a Milano del ramo amministrativo-commerciale» di via Biancamano. Ma, ai fini I della decisione del pretore, è sta¬ to determinante un argomento di carattere giuridico: il rispetto della clausola del mantenimento a Torino delle attività Einaudi, inserita nel bando di gara del 1987, quando la casa editrice in amministrazione straordinaria fu ceduta alla Intracom Italiana spa, poi divenuta Giulio Einaudi Editore spa controllata da Elemond (51% Electa, 49% Mondadori, presidente Silvio Berlusconi). La vecchia amministrazione si era costituita in giudizio, patrocinata dal professor'Bin, e aveva presentato una memoria scritta dell'ex commissario Giuseppe Rossotto, per ricordare la «validità di quella clausola e il suo significato: garantire che l'Einaudi resti a Torino». I legali dei lavoratori, avvocati Carapelli, Martino e Zucco, hanno insistito su questi accordi, «assunti senza limiti di tempo e in piena consapevolezza dai contraenti, mentre oggi si tende a ridurre l'Einaudi ad un marchio». Per Elemond e la nuova «Einaudi», l'avvocato De Donato ha replicato che «quell'obbligo è scaduto dopo un triennio dalla stipulazione del contratto». Alberto Gaino Giulio Einaudi e la storica sede della casa editrice in via Biancamano nel centro della città

Luoghi citati: Milano, Torino