Sebastopoli Mosca sfida l'Onu
Il Parlamento dribbla Eltsin e ignora l'invito a restituire la città all'Ucraina Il Parlamento dribbla Eltsin e ignora l'invito a restituire la città all'Ucraina Sebastopoli, Mosca sfida POnu «E' russa, ce la teniamo» partenere alla Russia o all'Ucraina?». Sebastopoli, 350 mila abitanti, ha sempre vissuto in un regime amministrativo ambiguo. Geograficamente si trova in Crimea che fu «donata» all'Ucraina nel 1954 dall'allora segretario generale del pcus Nikita Kruscev (anch'egli ucraino); ma in realtà è sempre stata sotto stretta sorveglianza di Mosca, anche per ragioni militari. Nel 1990, al tempo della dichiarazione di sovranità ucraina, quando l'Urss stava per esplodere, i due Paesi decisero di rispettare i confini lasciandoli inalterati. E così Sebastopoli, uno dei simboli geografici della potenza sovietica per via della flotta, città stipata di russi e attraversata da sentimenti imperiali, finì per diventare definitivamente «ucraina». E mentre Eltsin con il presidente ucraino Kravciuk stava faticosamente tentando di trovare un accordo su come dividere l'arrugginita flotta del Mar Nero, il 9 luglio scorso il Soviet supremo ha rotto gli indugi e sotto la spinta dei nazionalisti ha dichiarato Sebastopoli città «russa» provocando la «dissociazione» pubblica di Eltsin e del governo russo. L'Ucraina ha presentato una protesta all'Onu e martedì il Consiglio di Sicurezza le ha dato ragione, con il consenso e l'appoggio di Yuli Vo- ronzov, ambasciatore di Mosca. Ma ieri mattina, alla Casa Bianca, il Soviet supremo russo ha rilanciato la sfida. Evgenij Ambarzumov, presidente della commissione Esteri, ha definito «una vergogna» la posizione sostenuta da Voronzov: «E' incredibile che il rappresentante russo all'Onu abbia difeso gli interessi dell'Ucraina». Il Parlamento russo vuole ora conoscere dal governo le ragioni della posizione tenuta dall'ambasciatore. Ha detto ancora Ambarzumov: «Secondo la Costituzione, la politica estera viene decisa dal Congresso dei deputati del popolo e il governo non può ignorare le decisioni del parlamento». Dal Cremlino Eltsin ha fatto sapere di aver parlato al telefono con Kravciuk, leader indebolito a Kiev per la disastrosa situazione economica e in attesa del referendum sulla fiducia in programma a settembre. I due hanno messo in calendario un nuovo incontro dopo quello di giugno alla fine del quale era stato annunciato l'accordo sulla spartizione della flotta che già ora appare carta straccia. Difficile immaginare un'intesa accettabile e dal calderone di Sebastopoli può uscire per la Russia di Eltsin una rischiosa incognita. Cesare Martinetti MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il Soviet Supremo risponde picche al Consiglio di sicurezza dell'Onu che gli ha chiesto di rinunciare alla pretese su Sebastopoli. Le Nazioni Unite, martedì, avevano definito «non valida» la risoluzione con cui il Parlamento russo aveva dichiarato «russa» (e non ucraina) la città in riva al mar Nero, sede della grande flotta ex sovietica tuttora contesa tra Mosca e Kiev. Ieri l'assemblea guidata da Khasbulatov, grande nemico di Eltsin, riunita in seduta plenaria, ha fatto capire che la decisione del Consiglio di sicurezza verrà ignorata, riaprendo così un duro contrasto con Presidente e governo che a New York, attraverso l'ambasciatore russo, hanno di fatto sostenuto le ragioni ucraine. Dal groviglio dell'ex Urss emerge dunque un nuovo fronte non pacifico. L'opposizione nostalgica e nazionalista a Eltsin ha trovato in Sebastopoli una piazza in. cui rimestare le contraddizioni che rendono così difficile la convivenza tra le Repubbliche del dissolto impero comunista. In riva al Mar Nero si agitano le bandiere del Fronte di salvezza nazionale: è stato eletto un Soviet parallelo a quello legale. Ieri è stato annunciato un referendum cittadino con un'unica domanda: «Volete ap- Il presidente Kravciuk osserva le nuove divise della flotta ucraina del Mar Nero
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