Missione Usa per trattare con Aidid di Angelo Conti

Sbarcano in segreto i messaggeri di Clinton. Per Loi consulto di guerra a Chisimaio Sbarcano in segreto i messaggeri di Clinton. Per Loi consulto di guerra a Chisimaio Missione Usa per trattare con Aidid ^ ■ Ultalia alVOnu: dovete avvisarci prima dei blitz TRA LE ROVINE m MOGADISCIO MOGADISCIO DAL NOSTRO INVIATO Sette funzionari dal Dipartimento di Stato americano sono a Mogadiscio per trattare con Unosom sulle scelte strategiche da adottare nella lotta con il generale Aidid. Il loro arrivo doveva, probabilmente, restare segreto ma alla nostra intelligence non è sfuggito il volo da Nairobi che ha portato in Somalia la delegazione. Gli americani sono arrivati martedì pomeriggio e nella serata di ieri hanno incontrato l'ammiraglio Jonathan Howe. Fra oggi e domani prenderanno contatti con emissari di Ali Madhi e di Aidid. Quale sia la reale finalità di questa missione è comunque un mistero anche se appare improbabile un radicale mutamento di rotta americano. La presenza della delegazione ha comunque avuto un positivo effetto immediato: ieri, per la prima volta da molti giorni a questa parte, non sono state segnalate aggressioni a soldati Usa. E' probabile che Aidid con questo atteggiamento voglia mostrare una tacita disponibilità ad una trattativa. Ma nella notte la capitale è stata scossa da cannonate, provenienti dalla zona tra il viale 21 ottobre e il mercato Baraka. L'attacco è stato sferrato contro un checkpoint presidiato da Caschi blu pachistani nella zona dell'ex hotel Olympic. Mentre arrivano altri 250 Caschi blu tedeschi, accolti da una manifestazione di protesta, sul fronte italiano ieri è stata giornata di calma. L'ambasciatore Maurizio Moreno è rimasto a Mogadiscio, a preparare una serie di richieste da inoltrare al governo italiano per potenziare i centri di assistenza dell'interno. Il generale Loi è stato invece a Chisimaio, il secondo centro della Somalia. Qui si è combattuto aspramente sino alla tarda primavera, poi l'intervento di un contingente belga (850 uomini) ha riportato la calma. L'occasione della trasferta di Loi è venuta dalle celebrazioni per la festa nazionale belga avvenute sul molo con una parata militare. Loi a Chisimaio si è incontrato con l'ammiraglio Howe e con il comandante delle forze americane, generale Montgomery. Fra i tre c'è stato anche un breve colloquio, ma è difficile che siano state affrontate questione delicate, visto il clima disimpegnato. Il comandante della Folgore ha anche parlato con Omar Mohallin, 66 anni, una delle «emi- nenze grigie» della vecchia politica estera somala. Mohallin è stato ambasciatore a Washington durante le presidenze Kennedy e Johnson. Poi è tornato in Somalia dove è stato incarcerato per 6 anni da Siad Barre, infine si è imposto 13 anni di esilio volontario negli Usa. Ora è vicino a Ali Madhi. Dice: «I Paesi che do¬ vevano darci una mano non l'hanno fatto, così Aidid ha preso sempre più potere; sfruttando il clima di impunità che si è instaurato nel Paese». Sull'Italia traccia un giudizio severo: «Siamo amareggiati con il vostro Paese, la cui politica nel Corno d'Africa non riflette i sentimenti dei somali e forse nemmeno de¬ gli italiani. Non bisogna poi dimenticare che l'Italia è l'unico Paese occidentale ad intrattenere rapporti con Aidid». Ha parole di apprezzamento per l'impegno dell'Orni: «L'intervento dei Caschi blu era indispensabile. Le direttive Onu sono ora molto ferme perché Aidid sta strangolando la Somalia». Sulla situa¬ zione a Chisimaio spiega che «un minimo potenziale economico ha consentito a questa zona di riprendersi. La prossima settimana si pensa di arrivare ad una specie di tregua ufficiale in tutta la valle del Giuba. Resta il grave problema del banditismo che ogni notte fa dei morti per le strade». Chisimaio dispone di un ospedale, in drammatiche condizioni igieniche e strutturali, gestito dall'organizzazione francese Medicine sans frontières: vi operano nove medici europai, fra cui un russo, Boris Dimitriev, che è stato in quasi tutti i punti caldi del mondo: «Qui in Somalia si spara di meno e quasi sempre con armi leggere, ma si spara quando meno te lo aspetti. Anche a tradimento». A Chisimaio c'erano due realtà italiane. Don Pietro, 48 anni, era parroco in uno dei sobborghi della cittadina. Due anni fa una decina di berretti rossi, la famigerata guardia di Siad Barre, in fase di ripiegamento dalla capitale, si sono presentati nella misera sacrestia chiedendo denaro. Don Pietro ha spiegato loro di non averne e la reazione è stata spietata: gli hanno tagliato la gola. Il solo italiano che vive oggi a Chisimaio è Enrico Franco, 51 anni, genovese, in Somalia da 35 anni. Sino al marzo scorso gestiva il ristorante Italia, che poi è stato saccheggiato: «A quel punto ho deciso di chiudere, perché era diventato troppo rischioso». Non pensa di tornare in Italia: «A ben vedere non c'è nulla che mi lega alla Somalia, ma qui sono convinto ci sia ancora moltissimo da fare. In Italia tornerò, ma più avanti, fra qualche anno, per morire». Angelo Conti Un ufficiale tedesco con la bandiera nazionale sbarca a Mogadiscio [foto ansa]