Rai, polemica sui bilanci
E oggi il consiglio d'amministrazione sceglie il nuovo direttore E oggi il consiglio d'amministrazione sceglie il nuovo direttore Rai, polemica sui bilanci Attacco a Demattè: «Sponsor di Pillitteri» ROMA. Ancora polemiche alla Rai che si rinnova. Punto sul vivo dei conti economici, l'ex direttore generale Pasquarelli risponde al neopresidente Demattè che al «Radiocorriere» ha parlato di 220 miliardi di perdite «reali» nel bilancio del 1992. Sostenendo che metter sul conto le vendite dei palazzi è prassi usuale, in tempi di vacche magre. Intanto, sulle bacheche del Tg3 appare la fotocopia di un quotidiano dell'aprile scorso con un appello a votare Pillitteri sindaco. Dove, tra i firmatari, accanto ai Trussardi e ai Versace, oggi convertiti, ci sono Philippe Daverio e Franco Maria Ricci, passati dal psi alla Lega (Daverio è l'assessore alla Cultura di Formentini). E c'è il nome di Claudio Demattè. Il quale peraltro non ha mai negato di avere avuto nel passato idee socialiste, né di simpatizzare, a distanza, per la Lega del Bossi. Nondimeno la cosa ha fatto scalpore tra i giornalisti dell'Usigrai riuniti ieri. Alla fine l'assemblea ha votato un documento aperto ma duro, in cui si sfida la nuova direzione sul terreno delle riforme radicali promesse. E Giuseppe Giulietti calmava le acque dicendo che «le persone si giudicano dagli atti, e il primo atto sarà la nomina del direttore generale». Ma la voce era ormai corsa alimentando vecchie diffidenze e nuovi dubbi: «Non è che tanto "nuovo" in realtà nasconda il "vecchio" e che alla fine ci ritroviamo col solito presidente socialista affiancato dal solito direttore generale de?». Il direttore generale è ormai il banco di prova del nuovo consiglio di amministrazione. Che per ora non fa trapelare i nomi che ha consegnato all'Iri, ricevendone altri in cambio. Oggi alle 15,30 i consigli Rai e Iri si riuniranno, sciogliendo probabilmente la riserva un giorno prima della nomina formale, prevista domani. Il toto-direttore aggiunge oggi vari nomi nuovi come quello di Paolo Glisenti, oggi a capo della Rcs Video, dell'ingegner Ovi che all'Iri si occupa di nuove tecnologie e dirige la versione italiana della «Technology Revew», di Enrico Micheli che dell'Ili è uno dei direttori generali. Spunta Albino Longhi, attuale direttore del Tgl, risale l'ex consigliere cattolico Roberto Zaccaria, e resta in ottima posizione Emmanuele Milano, carriera alla Rai prima di diventare presidente di Tele- montecarlo. Chi appare in discesa, o praticamente azzerato, è Gianni Locatelli, il direttore del «Sole 240re», candidato forte della prima ora, buon amico di Prodi e di Martinazzoli. Fra l'altro, dopo Lega e pds ieri lo attaccavano indirettamente ma senza ombra di equivoci Rifondazione, Rete e Verdi e il vicepresidente della Commissione di Vigilanza Mauro Paissan, per il quale «al vertice della Rai non può essere nominato né un candidato di partito, né un esponente di quei poteri che sono dominanti nelle proprietà dei giornali, esponenti della vecchia logica». «E quale sarebbe la nuova logica?», si chiedeva il commissario de Franco Ciliberti. Polemiche con Demattè anche da parte leghista. «Se la Lega pensa a una rete da controllare dovrà passare sul mio corpo», aveva detto il neopresidente a proposito della Terza Rete a Milano. Risposta della Lega: «Demattè non faccia il Don Chisciotte e pensi piuttosto a informarsi meglio sulla situazione dalla Raitv». Incurante, il professore bocconiano ha scritto una lettera a tutti i dipendenti. Un gesto «di trasparenza» che intende far diventare un'abitudine, [m. g. b.] di dialoghi futuri. Programmi come «La Piovra» sono schiavi dell'audience (primo sassolino) e danneggiano il Paese (secondo sassolino)? Il mio convincimento è che alcuni programmi come «La Piovra» - in forma metaforica - o «Samarcanda» e «Mixer» - con linguaggio diretto - hanno collaborato a far emergere verità non meno vere di quelle poi ratificate dall'esplosione di Tangentopoli. E questi erano programmi di grande ascolto proprio perché erano programmi di forte impegno civile. E che cos'è la grande attenzione che gli italiani hanno per le vicende di Tangentopoli: è un tributo pagato alla Giustizia-Auditel o alla passione per la democrazia nel nostro Paese? Una programmazione di autentico respiro popolare, non ingabbiata in falsi problemi, solo pensosa dell'efficacia del proprio rapporto con il pubblico è anche l'unica che può risolvere, e agevolmente, la drammatica situazione dei conti aziendali (drammaticità che è tale non solo per i consiglieri, che ne esprimevano sul volto la consapevolezza e la preoccupazione, ma anche per tutti noi). Infatti è solo partendo da premesse molto concrete sulla natura del prodotto che è possibile concepire una riallocazione strategica delle risorse aziendali, senza gingillarsi neanche per un attimo con la ricerca di piccoli risparmi a carico del trantran quotidiano. I problemi sono di altra natura e derivano dall'esistenza di un sovrappiù di attività prive di utilità reale, dalla inadeguatezza dei contratti collettivi, dalla debolezza di una organizzazione che in questi decenni si è mossa sempre troppo lentamente verso il futuro senza mai liquidare il passato. Angelo Guglielmi Qui accanto l'ex direttore generale della Rai Gianni Pasquarelli A sinistra il neo-presidente Claudio Demattè
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