Prima donna pilota in Sicilia
Circoscrizione 3 E' morta a 80 anni all'Eremo di Pecetto l'aviatrice che nel 1938 fece scandalo indossando casco e pantaloni Prima donna pilota in Sicilia Aveva ereditato la passione del volo dallo zio Una donna aviatrice? Se oggi è raro, nel 1938 era quasi uno scandalo. Ma Angiolina Ravetto, classe 1912, non si fermava davanti a nulla. Voleva diventare pilota, e ci riuscì: indossò i pantaloni e il casco, inforcò gli occhialoni e si alzò in volo, prima donna a pilotare da sola un monomotore nei cieli della Sicilia. Per farsi accettare dai colleghi, imparò persino a fumare sigarette, aggiungendo scandalo a scandalo: una donna rispettabile, negli Anni Trenta, non fumava, vestiva la sottana e non guidava neppure l'automobile. E' stata una delle prime aviatrici d'Italia: è morta l'altra mattina all'Eremo di Pecetto, stroncata da un'embolia polmonare, a 80 anni. Il figlioccio, Manlio Collura, dirigente in pensione di 57 anni, apre la porta dell'appartamento della zia, in via Borgone 9, mostrando il libretto di volo rilasciato ad Angiolina dal ministero dell'Aeronautica il 12 gennaio 1938: «La nostra famiglia è torinese, ma da ragazza Angiolina si era trasferita a Palermo per lavorare con lo zio Clemente Ravetto, pioniere dell'aeronautica da cui aveva ereditato la passione del volo». Allo zio, Clemente Ravetto, il Comune di Grugliasco ha dedicato un monumento: «Lui pilotò il primo aereo, un Bleriot, che sorvolò la Sicilia all'inizio del secolo. Poi aiutò Angiolina a diventare pilota di primo grado, quando lei aveva 26 anni. I figli dello zio Clemente non condividevano la sua passione, mentre Angiolina impazziva all'idea di volare». Il libretto di volo registra il primo decollo della donna: dieci minuti di volo su un monomotore a elica, il 27 febbraio 1938. «I piloti maschi la guardavano con diffidenza: a Palermo non c'erano donne che sa¬ pessero guidare l'automobile, meno che mai un aereo. Per farsi accettare, ha imparato a fumare sigarette: dopo il primo pacchetto l'hanno finalmente considerata una di loro. Ha smesso di fumare poco dopo». Quel suo primo decollo, Angiolina Ravetto non l'ha scordato più: «Mi sentivo tra gli angeli» ripeterà per tutta la vita ai parenti. Nel corso del 1938, il libretto di Angiolina annota altri voli: il più lungo è durato mezz'ora. Poi si è innamorata di un torinese, Francesco Olearo. L'ha sposato, è tornata con lui a vivere a Torino ed è stata costretta a riporre in soffitta casco, occhialoni e tuta da volo. «Volare costava troppo - spiega il nipote - erano cifre da capogiro. E poi, mesi dopo è arrivata la guerra: c'era altro a cui pensare». E' stata sempre casalinga, Angiolina; non ha avuto figli. Su una console, nell'ingresso del suo appartamento, c'è ancora una coppa-trofeo, ormai resa opaca dal tempo, che le era stata consegnata dopo il primo decollo. In un cassetto sono rimasti il libretto di volo e il brevetto da pilota di primo grado: «Da quando era tornata a Torino non aveva più pilotato, era diventata una gran giocatrice di carte. Ma era fiera di quanto era riuscita a fare, lei donna, in anni così difficili». Ricoverata alla casa di cura San Luca all'Eremo di Pecetto per un problema circolatorio agli arti, Angiolina Ravetto Oleari è morta per un'embolia. I funerali si svolgeranno stamane, partendo dalla clinica. I nipoti hanno scelto una fotografia scattata a Palermo nel 1938, che la ritrae appoggiata a un monomotore, in tuta da volo bianca: sarà questo il suo ricordo sulla lapide, sulla quale saranno incisi nome, date e una scritta: «Aviatrice». [g. fav.] Angiolina Ravetto in tuta bianca appoggiata al suo monomotore nella foto scattata a Palermo nel 1938
Persone citate: Angiolina Ravetto, Bleriot, Francesco Olearo, Manlio Collura, Ravetto
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