Chiappucci il dovere di provarci ancora
Tour, Indurain imbattibile anche sui Pirenei? Tour, Indurain imbattibile anche sui Pirenei? Chiappimi, il dovere eli provarci ancora ANDORRA DAL NOSTROINVIATO Il medico che al capezzale di Pinocchio, ospite della Fatina dai capelli turchini, diceva: «Quando il morto parla significa che è in via di guarigione», al seguito del Tour direbbe: «Se l'attaccante non attacca significa che è in via di tirare le cuoia». Qui al Tour il numero degli aspiranti all'attacco a Indurain (lo corteggia, lo vuole la ricca Festina) si sprecava alla vigilia, abbondava all'inizio, si è ridotto a qualche indefesso amante dell'impossibile adesso. Ma in verità, al di fuori di tiepidi zampilli, Miguel non lo prende di petto nessuno. Manca lo scalatore in contrapposizione al cronoman. Come scalatori, Rominger, Chiappucci, i colombiani e i venezuelani di giornata sono residui impagliati delle aquile del passato (un Bartali li avrebbe lasciati a Marsiglia, mentre lui era già ad Andorra). Oggi è di scena la seconda tappa pirenaica, la più dura del trittico: cinque colli da scalare, il Peyresourde nel finale, l'arrivo in salita. Quante possibilità restano di incendiare la corsa agli antagonisti di Miguel? Una. Che Miguel s'ammali, vada in crisi, di colpo si squagli. Il navarro tocca ferro, si guarda allo specchio e si congratula: caro, come stai bene. Bernard Hinault, ex grande di Francia, ha .una teoria edificante: «Nessuno, neppure Coppi e Merckx, è andato immune da giornate nere. Anche a Indurain come a me, come a tutti, prima o poi apparirà una strega. Il punto è: quando gli apparirà? Oggi, domani, tra un anno, tra due? Nell'attesa, non bisogna avvilirsi, arrendersi, occorre star pronti, costantemente pronti per afferrare l'occasione». «Oggi, domani, tra un anno, tra due. Questa teoria - dice Chiappucci - mi incoraggia come un calcio in uno stinco. Aspettare che Indurain non digerisca è come aspettare che a un elefante si stacchi la proboscide. E' inutile, è una perdita di tempo, è un'illusione. Ho comunque il dovere di tentare ancora, sia per guadagnare un minuto che per guadagnare un secondo. E' un fatto mio, di coscienza. E andrà come deve andare. Il Tour mi ha dato meno, troppo di meno di quanto immaginassi e le giornate di riposo non mi aiutano, aumentano il mio disagio». Bugno affronta gli ultimi giorni del Tour come si affronta un esame clinico: «Ogni tappa è un controllo, un'analisi. A Parigi leggerò la mia cartella clinica. Ci sarà scritto: il malato può guarire e tornare ad essere il corridore di prima; oppure: il signor Bugno si metta l'animo in pace, le corse a tappe non gli si addicono più. Cerco, insomma, di qui a Parigi, un'indicazione, un segnale, una spia». L'ovvio augurio è che il segnale sia buono. Dietro a Bugno e Chiappucci, il ciclismo italiano non ha che due o tre stelline in fasce tra le quali emette i migliori vagiti il cocco del citi azzurro, Rebellin. Oggi da Andorra a St. Lary Soulan, 230 km, Toni Rominger è tenuto a sparare i proiettili che ancora possiede, se li possiede. Ha un distacco da Indurain di 5'44" in classifica e l'aspetta una crono di 48 km alla penultima giornata. Nella crono di Lac de Madine (59 km) Rominger cedette a Indurain 2'42". Forò, ma forò anche Miguel. La maglia gialla ha dunque, in pratica, su Rominger un vantaggio di sette, otto minuti. Non basterà allo svizzero uno zompetto nel finale: ha l'obbligo di trasformarsi sul Portillon e sul Peyresourde in un Bahamontes, in un Gaul, e di reggere alla botta di congedo che il navarro ha in programma di affibbiare all'intera compagnia tra Bretigny e Montlhéry. Nei panni di Rominger ci preoccuperemmo di puntare al secondo posto sul podio e basta. Mirano a quell'onorevole seggio anche il colombiano Mejia, detto El Cometa, e il polacco Jaskula, detto II Cavallo. Un topo (Rominger), una cometa e un cavallo ingaggiano, alle spalle di un gigante navarro, il decisivo conflitto. Com'è buffo questo 80° Tour de France. Gianni Ranieri Q 1'CATEGORIA o © MAmORIA ANDORRA KM 230,5 SAINT-LAR Y-S 0U LAN
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