Il Cagliari m'ha salvato da Cecchi Gori
Gigi Radice, assemblando la nuova squadra, rievoca il maledetto inverno a Firenze Gigi Radice, assemblando la nuova squadra, rievoca il maledetto inverno a Firenze Il Cagliari m'ha salvato da Cecchi Gori «Era condizionato da una città troppo pettegola Qui non farò rivoluzioni, solo qualche ritocco» UN TECNICO CHE SOGNA LA RIVINCITA OVIPITENO GGI Vittorio Cecchi Gori mette in piazza le verità sulla stagione più disgraziata della Fiorentina. «Chissà che cosa tirerà fuori?» si domanda, sprofondato su una poltrona di un albergo ai confini con l'Austria uri signore vicino alla sessantina. Ha la coscienza a posto Gigi Radice, uno che non ha mai apprezzato -i confessionali televisivi né capito i processi pubblici. Ne ha viste di tutti i colori quest'uomo apparentemente tranquillo. Era tra i più giovani allenatori di A quando nel '74-75 guidò per la prima volta il Cagliari. Il destino gli ha riservato di nuovo questa panchina e un posto in Uefa, quello che Vittorio Cecchi Gori (cacciandolo frettolosamente) ha forse tolto ai viola facendoli precipitare in B. Decano dei tecnici in attività e alla guida di una squadra ricca di giovani talenti, Radice sorride al pensiero di quel brutto inverno viola. E' stata un'avventura incredibile: «Avevamo consensi non solo tra i nostri tifosi ma da tutta Italia. E' bastata una sconfitta a capovolgere tutto. Non so che cosa gli sia capitato (Vittorio Cecchi Gori, ndr) quel giorno. Non si era reso conto che nello spogliatoio si erano cementati alcuni valori. Forse è stato consigliato male, altrimenti non avrebbe disfatto così il lavoro di mesi, cominciato la stagione prima. E la Fiorentina non era an- cora retrocessa quando dissi che aveva danneggiato se stesso e la squadra più che me. Perché io, da quando sono andato via da Firenze, non ho fatto altro che raccogliere consensi». Radice non vuole calcare la mano. «Potrei dire le mie verità anticipando le sue (Cecchi Gori jr, ndr), ma non mi piace parlare per interposta persona, non sono il tipo che risolve le cose parlando in piazza. Dico che forse la città, amante dei pettegolezzi, ha contribuito a influenzare il suo atteggiamento nei miei confronti. Ma mi ridurrei a piccinerie che non mi piacciono. Preferisco pensare che il suo errore sia stato quello di non saper per¬ dere una partita. E dire che avevamo dimostrato, dopo una goleada subita dal Milan, di poter e saper vincere la partita successiva. Bastava aver pazienza. Chissà se quel signore ha capito che se la Fiorentina, senza di me, si fosse per caso risollevata fino a raggiungere la zona Uefa (cosa comunque improbabile: eravamo terzi ma non poteva durare a lungo), chissà, dicevo, se quel signore si è reso conto che oggi sarei distrutto come uomo e come tecnico». Questa dell'immagine che poteva annientarlo è il cruccio. Ma il destino era segnato, invece: Radice non era da buttare fra i rifiuti. L'ha capito Cellino, presi- dente del Cagliari, che aveva già fatto tutto prima di invitarlo al Sant'Elia per l'ultima di campionato, quando i sardi, battendo il Pescara, conquistavano un posto in Uefa. «Ero sicuro che avrei allenato il Cagliari. Ma non ho mai tifato così in vita mia. Sì, essere in A, per di più potendo giocare in Europa è una soddisfazione che cancella Firenze e tutto quanto è accaduto». Forte dell'esperienza vissuta (non si finisce di imparare nemmeno alla sua età), Radice mette le mani avanti: «La campagna acquisti e cessioni era già stata decisa, salvo l'arrivo di Allegri. Per questo non so come schiererò il Cagliari anche se non ci saranno rivoluzioni. Fiori sostituirà Ielpo, Villa, Bellucci e Veronese si contenderanno la maglia di Festa, Valdes prenderà il posto di Francescoli. Una cosa posso dire: non sarà facile ripetere il piazzamento dell'anno scorso. Juve e Parma contenderanno lo scudetto a Inter e Milan. E ho fiducia nel lavoro di Bianchi al Napoli. Per le altre non resta molto spazio tenendo conto che Zeman potrebbe compiere l'ennesimo miracolo». La Coppa Uefa («Attenti alla Dinamo Bucarest, i romeni hanno sempre rappresentato una scuola difficile per noi») potrebbe distogliere il Cagliari dalle cose di casa nostra. Anche questo Radice l'ha già toccato con mano (con il Bologna) perciò evita facili entusiasmi attorno a una squadra forse più bella di-quella di Mazzone ma tutta da amalgamare. L'assemblatore Radice, però, non si tira indietro. Franco Battolato Per Radice Cagliari non è una novità
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