Conso manda un ispettore a Milano di Fabio Martini
Il ministro Guardasigilli subito alla Camera per rispondere alle interrogazioni su Cagliari Il ministro Guardasigilli subito alla Camera per rispondere alle interrogazioni su Cagliari Conso monda un ispettore a Milano Inchiesta sull'esercizio dei poteri discrezionali ROMA. Parla il Guardasigilli Giovanni Conso, nell'aula di Montecitorio c'è un nervosismo terribile e c'è tanta di quella tensione che passa quasi inosservato l'annuncio, per nulla scontato, del ministro di Grazia e Giustizia: «Sulla vicenda-Cagliari ho affidato all'ispettore capo del ministero Dinacci un'indagine presso l'ufficio giudiziario di Milano per verificare la rispondenza alle norme e all'esercizio dei poteri discrezionali». Dunque, il pool di Mani pulite è, per la prima volta, sotto i fari di un'inchiesta amministrativa; in particolare il pubblico ministero De Pasquale, che già un mese fa aveva dovuto subire la «censura» della Camera. In quella occasione, nel respingere le richieste di autorizzazione a procedere nei confronti di Del Pennino, Pellicano (pri) e Altissimo e Sterpa (pli) sui fondi Assolombarda l'aula di Montecitorio aveva ravvisato «un notevole intento persecutorio», tanto che il relatore, Correnti, pds, aveva definito «paradossali» le argomentazioni del giudice milanese. Una decisione, quella di Conso, assunta dopo aver sentito i partner di governo, in particolare la de, il partito che ha più spinto sull'acceleratore. E' il principio di una svolta, di •un'inversione di tendenza? Che il vento possa girare, che l'atmosfera sull'inchiesta di Tangentopoli possa d'improvviso mutare, lo dimostrano tanti altri sintomi che hanno segnato l'ennesima giornata di angoscia vissuta dal Palazzo. C'è la dichiarazione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il prudentissimo Antonio Maccanico, che dice: «Occorre riflettere molto seriamente sull'istituto della custodia cautelare». C'è l'intervento in aula del capogruppo del pds Massimo D'Alema, che ha sì ricordato i grandi meriti dell'inchiesta Mani pulite («un bisturi nella cancrena»), ma ha anche per la prima volta accennato alla possibilità di «interventi disciplinari» nei confronti di magistrati troppo disinvolti e «ad un'azione parlamentare» per la revisione sulle norme della carcerazione preventiva «che consenta di intervenire in modo meditato». E soprattutto ci sono i grandi applausi che hanno accompagnato l'intervento ' del verde Marco Boato, un uomo di sinistra, un garantista di vecchia data, ma che ha trovato le parole giuste per infiammare i cuori dei parlamentari del vecchio pentapartito: «C'è un uso sempre più inaccettabile della custodia cautelare», ha gridato Boato tra gli scrosci di tre quarti della Camera. E che le norme sulla carcerazione siano da rivedere alla fine lo hanno detto tutti. In modo problematico il segretario della de Martinazzoli («questo fatto drammatico dovrebbe consentire la riproposizione del tema»), il vecchio leader comunista Ingrao («questa morte solleva problemi che bisogna guardare in faccia: i confini dell'azione dei giudici, che spesso hanno avuto caratteri giacobini»); il segretario liberale Costa («una revisione è sempre più urgente»); Marco Pannella («servono nuove regole»); i senatori del psi. Dunque un coro contro il carcere facile, anche se proprio ieri si è consumato uno strappo, una polemica aspra tra de e pds proprio su questo tema. Nella commissione Giustizia di Montecitorio era in discussione proprio la modifica delle norme sulla carcerazione. Mentre i membri del pds erano assenti, la maggioranza della commissione (de e psi) ha approvato alcune modifiche: l'arresto, oltreché in caso di inquinamento delle prove o di pericolo di fuga, sarà possibile se la persona interessata è stata già condannata per lo stesso reato. La terza ipotesi che «giustifica» attualmente l'arresto (cioè la possibilità di una reiterazione del reato) non viene più agganciata a reati gravi, ma solo ad un giudizio di «pericolosità sociale», suffragato da una precedente condanna per il medesimo reato. Un addolcimento che ha mandato su tutte le furie il capogruppo del pds in commissione, Colaianni, che ha accusato il presidente, il de Gargara, di «metodi da magliaro», visto che al momento della votazione i pidiessini erano assenti. Ma il testo che è passato ieri in commissione potrebbe essere modificato in aula, visto che anche il sottosegretario alla Giustizia, il de Binetti, dice che «il governo preferisce un provvedimento più organico e ponderato». Ma oramai il tema è sul tappeto e lo stesso Conso, rispondendo ieri sera alle interpellanze urgenti sulla morte di Cagliari, ha detto che «il governo mediterà attentamente per adottare iniziative, anche alla luce di quanto risulterà nelle prossime ore dalle indagini». Fabio Martini D'Alema (pds) possibilista su «interventi disciplinari» per magistrati troppo disinvolti A destra Giovanni Conso ministro di Grazia e Giustizia Foto sopra: Marco Pannella promotore degli «Incontri delle 7» per i parlamentari
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