«Tu devi morire perché hai ucciso nostro figlio»
In quattro foglietti scritti a macchina le ragioni del delitto «Tu devi morire perché hai ucciso nostro figlio» I MOVENTI OMICIDI y BOLOGNA. Npupazzo verde accanto al cadavere di Barbara Silvagni, e quattro biglietti lasciati sul cruscotto della Golf. Uno è scritto a macchina, gli altri tre a mano, in stampatello, su fogli di un blocco pubblicitario a quadretti rossi. Secondo i carabinieri, il primo era pronto da sabato pomeriggio, gli altri tre Michele De Caro li ha buttati giù in fretta, subito prima di uccidere Barbara. Sui foglietti, sotto la data «medicine, 18 luglio, ore 23,10», le frasi sembrano sconnesse, Michele sembra rivivere qualcosa che nella realtà ancora non è accaduto: «Sono pazzo, pazzo, pazzo, pazzo. Sono già pentito di quello che ho fatto. Quello che ho fatto è tremendo, sì, sì, me ne sono già pentito». Ancora: «Qui con me adesso c'è Michele junior. E' triste perché la mamma se ne voleva andare. Michele junior piange, mi dice che devo ucciderla. Il bambino mi ha detto di ucciderla perché non se ne andasse». Un terzo foglio a quadretti è indirizzato ai genitori di Barbara Salvagni. Dice: «Siete stati crudeli quando mi chiamavate zingaro, e siete stati crudeli quando avete ucciso il mio bambino». Anche qui, torna a parlare del pupazzo di peluche: «E' Michele junior, quel bambino morto due anni fa prima di nascere, stroncato nella vita. Non ho un cimitero dove andare a piangerlo perché nemmeno è venuto al mondo. Mi ha chiesto lui di farlo perché la mamma era andata via». Adesso, la famiglia di Barbara cerca di dominare l'angoscia e di capire. Spiega il non¬ no materno della ragazza, Silvio, che nessuno di loro era intervenuto in quella scelta: Barbara non aveva avuto il coraggio di diventare madre a se dici anni, e alla quinta settimana di gravidanza aveva abortito. Le compagne di scuola, al liceo Copernico di Bologna, aggiungono che quell'«episodio triste» di due anni fa sembrava superato. Raccontano: «Era stato difficile farlo accettare a Michele, ma alla fine anche lun sembrava essersi convinto. Noi però lo dicevamo a Barbara, che stesse attenta. Ci pareva un ragazzo violento, troppo geloso». Alle Trafilerie Emiliane, gli operai delle presse colleghi di Michele vogliono parlare soltanto del «bel carattere di quel ragazzo». Raccontano della sua passione per il tennis e per il calcio, del torneo di calcetto che si è appena concluso in cui Michele De Caro ha spopolato: «Un assassino lui? Vogliamo vedere la condanna per crederci. Sarà geloso, sì, ma chi non lo sarebbe di una bella ragazza come Barbara? E poi. Michele è uomo del Sud, nelle sue tradizioni la donna va venerata in casa, non la si manda a lavorare in un bar. Geloso e possessivo forse, ma a fin di bene». A Bologna, al liceo Copernico, è una delle amiche più care di Barbara a raccontare la sua ultima giornata: «Domenica siamo andate insieme al circuito del Mugello, a vedere una gara di moto. Ci siamo andate con la Aprilia 125 di Barbara: era appassionata di moto, guidava bene. Di Michele De Caro da un pezzo non parlavamo più. Lei voleva dimenticarselo. Ma era buona, disponibile, non lo amava più ma gli voleva bene. Per questo ha accettato di parlargli, domenica sera». Lo dice Michele, sul quarto foglio lasciato sul cruscotto della Golf e scritto sabato pomeriggio, dopo aver comprato il fucile subacqueo con cui avrebbe ucciso Barbara. Il messaggio sembra indirizzato ai genitori: «Io sono l'assassino di Barbara. Ora non ci vedremo per un bel po' di tempo, credo. Sto per dirle che devo partire, altrimenti lei non vorrebbe vedermi. Così accetterà, perché in fondo mi vuole bene». [e. fer.] In quattro foglietti scritti a macchina le ragioni del delitto L'auto su cui Michele De Caro ha ucciso con una fiocina la fidanzata Barbara Silvagni
Persone citate: Copernico, Di Michele De Caro, Michele De Caro, Salvagni, Silvagni
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