«Non mi lascerai» le spara con la fiocina
La famiglia di lei lo respingeva Bologna, il giovane non le perdonava un aborto: è fuggito a Napoli poi si è consegnato «Non mi lascerai» % le spara con la fiocina La famiglia di lei lo respingeva BOLOGNA DAL NOSTRO INVIATO La casa colonica è al n. 1717 di via San Salvatore, strada tra i campi di Villafontana di Medicina, una trentina di chilometri a Nord-Est di Bologna. Persiane verdi, grande aia, stalla, dietro la stalla il fienile. La Golf carta da zucchero di Michele l'hanno trovata lì, chiusa a chiave, accanto al trattore. Erano le 5,45, ieri mattina. Sul sedile del passeggero, reclinato, attraverso i finestrini Barbara sembrava dormire. Uscendo per andare al lavoro il padre di Michele si è domandato come fosse possibile, ha cercato intorno con lo sguardo una spiegazione, ha guardato meglio. Non voleva crederci. Ha dovuto, quando i carabinieri sono arrivati e hanno aperto la portiera: un arpione da pesca subacquea era conficcato nella testa di Barbara sotto l'orecchio sinistro, un collant di nylon le stringeva il collo. Quattro biglietti lasciati sul cruscotto spiegavano tutto, almeno dal punto di vista della cronaca dei fatti. Alle 10 di ieri mattina Michele si è costituito nel paese dov'è nato, Torre Annunziata, dopo una notte in autostrada con la macchina rubata al padre. L'ha uccisa, ha detto, perché sentiva piangere quel bambino che due anni fa lei aveva scelto di non fare nascere. Lo avrebbe chiamato Michele junior, ha spiegato al giudice napoletano durante l'interrogatorio: erano giorni che Michele junior piangeva e piangeva perché mamma Barbara se ne voleva andare. Barbara Silvagni aveva compiuto 18 anni nel gennaio scorso. Era una bella ragazza, sottile, castana, occhi azzurri profondi. In quarta liceo scientifico, al Copernico di Bologna, era stata promossa con tutti sette e otto. Abitava a Bagnarola di Budrio, Barbara, frazione poco lontano dalla casa colonica dove il suo corpo è stato trovato. Viveva con il padre, Silvano, 39 anni, fruttivendolo a Bologna, la madre, Silvana Alvisi, 37 anni, infermiera all'Inail di Vigorso di Bagnarola, e il fratello Stefano. Michele De Caro l'aveva conosciuto all'inizio del 1989. Erano «fidanzati in casa», racconta la gente di queste campagne che pare conoscersi tutta. Un bell'amore: che lui, con i suoi 28 anni, fosse «tanto più vecchio» non aveva poi troppa importanza. «Bravo ragazzo», venuto qui nel Bolognese da Torre Annunziata alla fine degli Anni Sessanta con i genitori e due fratelli. Famiglia di lavoratori. Anche Michele. E' operaio addetto alle presse alle Trafilerie Emiliane di Fossatore di Medicina. Il ten. Guido Ruggeri, che ieri ha aperto e chiuso il caso «più spa ventoso» della sua giovane carrie ra, alla caserma di Medicina spie ga che «la storia con Barbara era filata sempre liscia, fino a quando lei, una ventina di giorni fa, gli ha comunicato che anche quest'estate sarebbe andata a lavorare». Quattro ore tutte le sere alla gela teria di Granarolo, a pochi chilometri da casa, giusto per non chie dere sempre denaro a papà e mamma. Michele, spiega il tenen te, non era d'accordo: geloso, qua- si morboso, non voleva vederla dietro un banco, a parlare e scherzare con la gente, magari anche con i ragazzi. Le ha fatto una scenata, una specie di ricatto: scegliesse, la gelateria o lui. E Barbara ha scelto. «Così si sono lasciati, ma in questo mese Michele De Caro ha continuato a cercarla, a seguirla, a telefonarle ogni ora del giorno e della notte». L'ha cercata anche domenica. Quando l'ha trovata a casa a mezzanotte e venticinque, di ritorno dalla gelateria, il piano di Michele era già pronto nei dettagli. Omicidio premeditato, dice il tenente. E racconta che sabato, a Bologna, Michele De Caro ha comprato il fucile subacqueo «Mares», modello «Miniministen», caricato a molla, 40 centimetri d'arpione. Sulla Golf, con il fucile è stato trovato anche lo scontrino. Dopo l'acquisto, Michele è tornato a casa e s'è messo alla macchina per scrivere: un foglio pieno, spazio uno, per spiegare il suo gesto e che cosa lo dettava. Poi ha aspettato che Barbara uscisse dal lavoro e s'è trovato a Budrio in tempo per vederla tornare, accompagnata dalla madre. «Barbara, vorrei che restassimo amici. Parto per il Sud martedì prossimo. Ti prego, salutiamoci per bene. Ho comprato il vino che ti piace, beviamo qualcosa e*i riporto a casa subito», l'ha implorata. Silvana Silvagni Alvisi ora si dispera di non essere stata più severa con la figlia: «Le avevo detto "non ci andare, lo saluti qui e basta". Poi ho lasciato correre, e li ho guardati andare via. Sa Dio cos'è successo». Lo ha raccontato Michele ieri mattina dopo essersi costituito. Si è diretto verso i campi. Ha parcheggiato su una strada sterrata e ha aperto la bottiglia di rosso frizzante. Hanno brindato all'amicizia, chiacchierato. E durante quella chiacchierata, senza che lei se ne accorgesse, ha preso 0 «Mares» dal sedile posteriore. Quando le ha appoggiato la punta dell'arpione sotto l'orecchio sinistro, la ragazza non deve aver avuto il tempo di reagire. Il ferro le è entrato nella testa per sedici centimetri. Barbara era già morta quando Michele - «per sicurezza», ha confessato - le ha stretto intorno al collo il collant di nailon. Sarà stata l'una e mezza della notte. Con il corpo di Barbara accanto, Michele De Caro ha portato l'auto sull'aia, ha parcheggiato, reclinato il sedile del passeggero «perché lei stesse più comoda» e chiuso a chiave le portiere. Poi è salito sulla macchina del padre ed è andato ad imboc¬ care l'autostrada. A Torre Annunziata è arrivato verso le sette, ieri mattina. E' passato a casa di una sorella a salutare, e a dire di dare un bacio ai genitori. Poi è uscito ed è andato a costituirsi. Sulla Golf carta da zucchero di Michele, accanto a Barbara che sembrava dormire, i carabinieri hanno trovato un pupazzetto verde col muso da topo e un nome scritto a pennarello sulla pancia: Michele junior. «Era lui che piangeva e mi diceva di uccidere la mamma» ha spiegato Michele De Caro. Eva Ferrerò Hanno brindato all'amicizia Poi lui ha colpito Michele De Caro, 29 anni, ha ucciso la fidanzata Barbara Silvagni (sotto), 18 anni, che voleva lasciarlo. A sinistra, la ragazza tra la madre e la nonna (a destra)
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