Somalia l'Europa si schiera con Roma

A Mogadiscio l'inviato di Ghali torna a criticare la Folgore ma poi attenua: un equivoco A Mogadiscio l'inviato di Ghali torna a criticare la Folgore ma poi attenua: un equivoco Somalia, PEuropa si schiera con Roma «L'Orni non può cacciare Loi» BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La polemica da un lato all'altro dell'Atlantico non accenna a placarsi. L'ultima accusa alla nostra presenza in Somalia, quella di aver salvato Aidid avvertendolo di un prossimo bombardamento americano, pesa come un insulto. Ma nel «fronte dei muscoli» comincia ad apparire qualche crepa, e l'Italia ha incassato ieri il prezioso appoggio della Cee. Su precisa sollecitazione italiana i ministri degli Esteri dei Dodici, riuniti ieri a Bruxelles, hanno infatti deciso di inviare un segnale chiarissimo alle Nazioni Unite. La presidenza della Cee, ha detto il ministro spagnolo Solana, «prenderà contatto con il Segretario generale dell'Onu, affinché la missione in Somalia riprenda gli obiettivi originali». E' una vittoria importante per la diplomazia italiana, che ha dimostrato non solo di non essere isolata nella difesa di una linea «morbida», ma che forse gli equilibri potrebbero presto pendere a suo favore. Nella dichiarazione diffusa al termine della riunione i toni erano ovviamente attenuati dal gergo diplomatico. Ma nel discorso pronunciato durante il pranzo ufficiale, il ministro Beniamino Andreatta ha lasciato poco spazio ai dubbi: «La situazione si è deteriorata», ha detto, «esiste il rischio che sfugga di mano e richieda nuove azioni militari a carattere punitivo, con conseguente spargimento di sangue e reazioni a catena». Se questo dovesse avvenire, il fallimento della prima missione Onu di «imposizione della pace» spargerebbe per tutto il Terzo Mondo le onde lunghe della reazione anti-occidentale. E' quindi necessario, ha detto Andreatta, «sottolineare anche nei fatti l'obiettivo fissato dal Consiglio di sicurezza, cioè la pacificazione tra le fazioni ed i clan, la ricostruzione dello Stato e il consolidamento della società. Deve essere chiaro che le eventuali e necessarie azioni militari devono essere finalizzate a questi obiettivi e proporzionate». Niente «rambismi», dunque, che non solo non risolvono i problemi, ma rischiano di peggiorarli, e di precipitare le forze Onu in una situazione simile a quella vissuta dal contingente internazionale in Libano negli Anni Ottanta: americani e francesi si schierarono con una fazione, quella maronita, criminalizzando gli sciiti. Il risultato fu una serie di auto-bombe lanciate contro le caserme di marines e legionari, che patirono centinaia di vittime, e il conseguente, rapido ritiro delle truppe. Andreatta ha preferito non reagire alle accuse lanciate da «Newsweek» contro l'Italia: aver salvato la vita al capo-clan Aidid. Ma su un punto ha voluto riprendere la polemica con il segretario generale delle Nazioni Unite, Boutros Ghali: «Ho avuto una serie di incontri diplomatici, da cui è emerso che il Consiglio di sicu¬ rezza non ha mai dato mandato al Segretario generale di fare questione di persone per quanto riguarda i comandi sul campo, o di misure da prendere nei loro confronti». Traduzione: Ghali non ha alcun diritto di chiedere la sostituzione del generale Loi. Secondo un alto diplomatico, sono stati i rappresentanti di Francia e Gran Bretagna (due dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu), e della Spagna (attualmente membro temporaneo), a riferire la cosa agli uomini di Andreatta. Il particolare è importante soprattutto perché dimostra che nel Consiglio di sicurezza le posizioni sono tutt'altro che omogenee sulla linea da seguire in Somalia. «Le stesse Nazioni Unite sembrano peraltro avviarsi a New York ad una revisione della loro strategia - ha detto Andreatta - ed anche all'interno della rappresentanza politica del Segretario generale a Mogadiscio si percepisce chiaramente ormai l'esigenza di una tale revisione». Fabio Squillante Andreatta a Bruxelles «La situazione si è deteriorata Bisogna ridefìnire la politica comune» Nella foto grande, somali infuriati cercano di forzare un posto di controllo tenuto dagli italiani a Mogadiscio. Qui accanto un blindato dei caschi blu pattuglia una strada sulla «Linea verde». [FOTO ANSA E REUTER]