In Bosnia non c'è pietà neppure per gli handicappati

Abbandonati in 230 sotto le bombe in una città deserta I serbi a rullo su Sarajevo, 30 mila musulmani in fuga: «L'Onu ci aiuti, la capitale sta per cadere» In Bosnia non c'è pietà neppure per gli handicappati SPALATO NOSTRO SERVIZIO Duecentotrenta ammalati abbandonati a se stessi. Poveri esseri umani handicappati lasciati a morire in condizioni atroci. Quando sono entrati nell'istituto per ritardati mentali di Fojnica, gli osservatori dell'Onu non credevano ai loro occhi. I pazienti, tra cui un centinaio di bambini e cinque neonati in condizioni gravissime, erano ormai al limite della resistenza. Molti erano chiusi a chiave nelle stanze dell'istituto. Non avevano toccato né cibo né acqua da almeno tre giorni. Tutto il personale dell'istituto è stato costretto ad abbandonare la città per via dei feroci bombardamenti delle forze musulmane che, dopo essere entrate a Fojnica, hanno raso al suolo case, scuole e chiese. Tutta la parte mer^ionale di questa città a maggioranza croata della Bosnia centrale è stata distrutta. I Caschi blu non hanno trovato un solo essere vivente. Più di seimila profughi croati sono fuggiti da Fqjnica di fronte al terrore dei musulmani. Ma non è stato possibile assicurare l'evacuazione degli ammalati ricoverati nell'istituto. E allora li hanno lasciati, sotto le bombe. I soldati dell'Onu si sono adoperati per prestare loro le prime cure indispensabili. Ma contro di loro è stato aperto il fuoco. Oggi tenteranno di far venire a Fqjnica un minimo di cibo e di medicinali, ma la loro intenzione è quella di trasferire gli ammalati in un posto più sicuro. L'impresa per il momento risulta impossibile perché in tutta la Bosnia centrale continuano gli attacchi dei musulmani contro i croati bosniaci. Intanto le truppe serbe stanno stringendo la morsa intorno a Sarajevo. Dopo aver conquistato Trnovo, stanno avanzando dalla parte sudorientale della città, dalla direzione di Vojkovici verso Butmir. A NordOvest hanno preso i sobborghi di Vasin Han e di Grdonj. Violenti battaglie continuano sul monte Igman. «La situazione della capitale bosniaca diventa di ora in ora più drammatica», ha dichiarato il portavoce dell'Alto commissariato per i profughi, Peter Kessler. «Se le forze serbe continueranno ad avanzare, conquistando i sobborghi di Hrasnica e di Butmir, più di trentaduemila persone cercheranno di salvarsi scappando verso la città. Ma l'unica via per fuggire è quella attraverso la pista dell'aeroporto. Di certo i serbi spareranno per fermarli. Sarà un vero massacro. Ma anche se dovessero raggiungere il centro di Sarajevo sarebbe impossibile sfamarli. Nella città dove manca tutto si sono riversati migliaia di nuovi profughi e non c'è più cibo per nessuno». La gravità della situazione è stata confermata da Radio Sarajevo che ha annunciato la destituzione del comandante del 10 corpo dell'esercito bosniaco, Mustafa Hajrulahovic, che era alla testa della guarnigione che difende la capitale bosniaca. Secondo fonti vicine ai vertici militari, soltanto un immediato intervento della Nato o delle forze americane nell'ambito dell'Onu potrebbe salvare Sarajevo. Altrimenti nel giro di po- chi giorni la città cadrà nelle mani dei serbi. In vista dei prossimi negoziati a Ginevra, ieri si è nuovamente riunita la presidenza bosniaca. Ma fino a tarda sera dalla riunione a porte chiuse non è trapelato nulla. Intanto a Belgrado il presidente serbo Milosevic ha incontrato l'inviato speciale del presidente russo Eltsin, Vitali] Churkin. Nel comunicato emesso dall'ufficio di Milosevic in seguito all'incontro, viene sottolineato che non vi sono motivi per le sanzioni della Comunità internazionale contro Belgrado. Ma nelle sue dichiarazioni, Churkin non ha confermato questa posizione. Anzi, la Russia ha chiaramente fatto capire alla Serbia che non interverrà presso il Consiglio di sicurezza dell'Onu affinché le sanzioni vengano tolte finché non verranno raggiunte le condizioni necessarie. La delusione dei serbi è tanto più grande perché la Comunità europea ieri non ha tolto, su pressione della Germania, le sanzioni a Belgrado né ha annunciato quelle contro Zagabria che erano state richieste da Londra e Parigi. I serbi speravano che in questo modo avrebbe definitivamente vinto la tesi della guerra civile in Bosnia, che minimalizza il loro ruolo di aggressori. Ma Churkin si è detto soddisfatto degli incontri di Zagabria, Knin e Belgrado, e dell'accordo per l'apertura del ponte di Maslenica che è un passo importante nella normalizzazione dei rapporti tra serbi e croati. L'inviato russo ritiene inoltre che sia giunto il momento per terminare la guerra in Bosnia e che la cosa più importante sia che le tre parti riprendano al più presto i negoziati. Ingrid Badurina Abbandonati in 230 sotto le bombe in una città deserta Izetbegovic silura il capo dell'esercito «Si è ritirato» Miliziani serbi a Brcko A destra la bibloteca di Sarajevo distrutta In basso il presidente croato Tudjman [FOTO REI/TER]