leoncavallo, la lega frena

leoncavallo, la lega frena Il sindaco di Milano aveva promesso lo sfratto degli autonomi leoncavallo, la lega frena Formentini: ho bisogno di tempo PRIMI OSTACOLI PER I LUMBARD IMILANO L problema del Leoncavallo è per noi ben presente. Riteniamo che una situazione così non possa durare ulteriormente. Ma...». Marco Formentini, neo sindaco di Milano, fa una pausa, guarda i consiglieri e aggiunge: «Questo problema si trascina dal 18 ottobre 1975. Non potete pretendere che la Lega lo risolva in un batter d'occhio. Determinazione vuol anche dire ponderazione e prudenza». Eh sì, nicchia il Formentini, davanti al nodo del Leoncavallo. L'ala dura della Lega chiede un gesto «decisionista», contro gli autonomi. L'opposizione già strepita contro il governo del Carroccio e accusa, addirittura, complotti che mettono «in forse le regole democratiche» a Palazzo Marino. Perché regalare alla sinistra l'immagine dei martiri sfrattati da via Padova? Meglio trattare con prudenza e in silenzio anche perché, chiude Formentini, «io mi guardo bene dal mostrare le mie carte, quando gioco». E così quel primo pasticciaccio brutto dell'era leghista sembra lontano da una soluzione. La Lega ha promesso lo sfratto, in tempi rapidi, della sede del «centro sociale», gli autonomi rifiutano, per ora, nuove sistemazioni. E la commedia dal titolo «la nuova sede del Leoncavallo» è ancora alla ricerca di un finale. Riuscirà Carlo Cabassi, l'immobiliarista, a sgomberare i 3 mila metri quadri occupati 18 anni fa dai ragazzi, oggi un po' invecchiati, del centro sociale? Sembra semplice. Cabassi ha offerto un'altra area a Baggio, tra ex cave diventate laghetti artificiali. E si è impegnato a far costruire, a sue spese, un prefabbricato lassù, a un chilometro da Cusago tra zanzare d'estate e nebbie impenetrabili d'inverno. Ma non basta. Quelli del Leoncavallo hanno già detto che a Baggio non vogliono andare, che «le realtà sociali e di lotta non si possono traslocare». E quelli di Baggio, l'unico quartiere rimasto incerto fino all'ultimo tra Formentini e Dalla Chiesa, già hanno detto che loro i leoncavallini non li vogliono vedere neanche in cartolina. Eppure si tratta. Roba seria, da grande diplomazia. Quelli del centro non vogliono nemmeno vederli gli odiati emissari di Cabassi. E così, almeno per ora, si parlano in tre: comune, questura e Cabassi. E al neo sindaco Formentini non resta che dire che «l'amministrazione sollecita l'eliminazione di qualsiasi perturbativa all'ordine pubblico che interessi i cittadini del Leoncavallo, duramente provati da anni di angherie e di violenze». Intanto Elena Gazzola, leghista, consigliere con delega all'ordine pubblico, dice: «I cittadini di Baggio hanno ragione di protestare». De Corato, consigliere missino, è solo «parzialmente soddisfatto» della replica del sindaco e s'indigna: «Sgomberiamo e basta, altro che nuova area». Aldo Brandirali, ex '68 neo de, smorza: «Un posto bisognerà trovarlo». E il «movimento» che ne pensa? Molti storcono il naso e non vogliono «patteggiamenti con il nemico». Ma Primo Moroni, libraio della Calusca, tempio della controinfornazione, va in controtendenza: «Solo le identità deboli temono chissà quale contaminazione quando si confrontano con l'istituzione. Molti centri sociali, a Padova, Livorno, Torino, hanno sedi concesse dai Comuni. Non c'è nulla di male». Ma la questione Leoncavallo va al di là del confronto tra poteri e contropoteri. E' il banco di prova della maggioranza, l'esame per giudicare se i leghisti sanno rispettare le promesse elettorali o no. «Formentini - dice Umberto Gay di Rifondazione - per ora è stato sconfitto perchè il Leoncavallo vive pacificamente e fino a settembre resta così. Poi si vedrà». Il questore Achille Serra, che la sa lunga, intanto predica prudenza, di evitare martelli o fiamme ossidriche. Meglio trattare, cercare soluzioni alternative. E Cabassi spera. Aspetta da 18 anni. Prima l'occupazione, poi la delibera della giunta Tognoli che, in pratica, espropriava l'area (ex stabilimento farmaceutico) e la promuoveva a «preminente interesse sociale». Cabassi ha vinto quel che poteva in tribunale: cause civili, Coreco, Tar. Possiede le licenze edilizie, ha superato tutti gli esami e su quel terreno, in buona posizione, ci potrà mettere un bel po' di mattoni. Due terzi per l'edilizia privata, un terzo a uffici. Ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il Centro, con bandiere, concerti fino a tarda notte, bar, tipografia, tavolini, sedie e coillettivi. Un bel via vai di «antagonisti sociali»: fino a 3 mila persone il sabato sera, per la gioia (si fa per dire) della popolazione del quartiere. Quattro anni fa la polizia ha provato a chiudetre la partita. Assedio e assalto la mattina del 16 agosto. Milano era vuota, il Leoncavallo no. Scontri, arresti, ruspe. Tempo un giorno, la guerra è diventata pace, i ragazzi rientrati, ed è ripresa la festa. Almeno fino all'autunno. ... " Ip. .cor.] nuovo sindaco di Milano Marco Formentini A destra, il centro sociale «Leoncavallo» Da sinistra l'ex sindaco Carlo Tognoli e il questore di Milano Achille Serra

Luoghi citati: Cusago, Livorno, Milano, Padova, Torino