Cossiga torna all'attacco «Cordova è una minaccia» di Raffaello Masci

m Cossiga torna all'attacco «Cordova è una minaccia» ROMA. Il ciclone Cossiga infuria sul giudice Cordova, e proprio mentre il Consiglio superiore della magistratura dovrebbe affidare - con una decisione presa con un voto di maggioranza, secondo una indiscrezione trapelata ieri al magistrato la Procura di Napoli. Ieri l'ex capo dello Stato è tornato all'assalto: come si permette Cordova di indagare su di me e per giunta mentre ero Presidente della Repubblica? Il senatore Cossiga si sente minacciato da questo «attacco», al punto da richiedere la scorta che, con gesto da Cincinnato, aveva rimesso al ministero dell'Interno appena uscito dal Quirinale. Anche il giudice Cordova ha paura di questa situazione, è in gioco la sua carriera, e ricorda bene che già una volta fu «trombato» da un importante incarico (la direzione antimafia) per intervento di Cossiga. Non vuole certo il bis. Le sue dichiarazioni sono dunque assai com¬ poste. Ieri ha replicato che lui non ha svolto alcuna indagine sull'illustre inquilino del Quirinale ma si è limitato a riportare quanto sul suo conto risultava da carte inerenti altri personaggi connessi alla sua indagine sulla massoneria. Tesi inviperita, accusatoria, aggressiva, quella di Cossiga, che si sente vittima di una «lesa maestà». Antitesi chiarificatoria, difensiva, intimidita, quella del magistrato calabrese. Il tutto a suon di comunicati. Comincia Cossiga con un intervento «aulico» fatto a Sassari: «Il dottor Cordova dovrà spiegare nelle sedi competenti a quale titolo e in base a quali poteri egli abbia aperto una inchiesta sull'ex Capo dello Stato, in relazione ai fatti a lui attribuibili durante il periodo in cui ricopriva l'ufficio di Presidente della Repubblica». Risposta, altrettanto formale, di Cordova: «Comunicherò oggi stesso ufficialmente agli organi interessati che quanto è oggetto delle dichiarazioni prima e dell'interrogazione dopo del senatore Cossiga è molto lontano dalla realtà dei fatti». Il secondo round - sempre a suon di comunicati - si apre di nuovo con una dichiarazione di Cossiga. «Quello che avrò da aggiungere lo dirò in Parlamento, illustrando la mia interpellanza al presidente del Consiglio o, se saranno attivate, nelle sedi giudiziarie opportune». Replica di Cordova: «Non farò il botta e risposta con Cossiga, non farò il loro gio- co. Su questa vicenda invierò domani (ndr, oggi per chi legge) una comunicazione al Csm». Ma che vuole, insomma, Cossiga? «E' chiaro - dice Giacomo Mancini, ex leader del psi - vuole la testa del dottor Cordova, e a dire la verità non è il solo. L'ex Presidente ha presentato al Senato una interrogazione fulminante, ma la sua è un'accusa inverosimile. Cordova non è né un principiante né un destabilizzatore». Entrando nel merito delle indagini di Cordova, Paolo Cabras, vicepresidente dell'Antimafia, dice: «L'inchiesta non riguarda assolutamente la libera e regolare attività della massoneria, ma le deviazioni che si possono annidare nell'attività associativa, come dimostra l'intera vicenda della P2, che dovrebbe essere ricordata da chi solleva ingiustificato clamore intorno alla benemerita iniziativa di Cordova». Più esplicito Carmine Mancuso: «Ormai l'hanno capito tutti: Cossiga entra in fibrillazione non appena si parla di Gladio e di massoneria, motivi per i quali è sceso ferocemente in campo prima contro il giudice Casson e ora contro il procuratore Cordova. Il fatto è che per questi due magistrati l'attacco sferrato dall'ex Presidente è proprio la migliore garanzia della loro fedeltà alle istituzioni. Benché il giudizio di critica sia legittimo, Cossiga annaspa per non annegare». Raffaello Masci Il procuratore: ho riportato quanto risultava dalle carte sulla Massoneria L'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga «Quello che avrò da aggiungere su Cordova lo dirò in Parlamento illustrando la mia interpellanza al presidente del Consiglio»

Luoghi citati: Roma, Sassari