Canzoni d'estate che noiose rimacce
r I DISCHI Canzoni d'estate che noiose rimacce ON sono molti i motivi per stare allegri quest'anno, ma non si può sprecare un'estate mugugnando su tasse, malasorte e malapolitica. E i discografici si danno da fare proponendo un po' di umorismo, satira, allegre demenzialità. Dischi futili, musica leggera nel vero senso della parola. Ma a giudicare dalla nostalgia con cui molti ricordano i ritratti «noir» di Fred Buscaglione o i teatrini di Renato Carosone, c'è bisogno di canzoni-barzelletta. Il che non vuol dire stupide. Anzi ci vuole più abilità e intelligenza nell'arte del far ridere che inventarsi canzoni d'amore. Qualche disco è davvero futile, antologie come quelle del geniale protagonista di «Mai dire gol», il Felice CaccamoTeo Teocoli che ripresenta il suo tormentone di «Gira la palla» accanto a quella scemenza autentica di «Menealo» della procace ma incapace soubrette Pamela Prati. Per fortuna ci si può indirizzare verso altre proposte. Primo approdo: l'antologia di «Sanscemo '93» (Mercury, 1 Cd), con diciannove proposte al Festival della canzone demenziale di qualche mese fa. Che sortisca un effetto demenziale più questa rassegna che quella, supposta seria, di Sanremo è una partita tutta da giocare. Sottigliezza trascurabile, mentre non è secondario il fatto che Sanscemo '93 e meno divertente di Sanscemo '92. Sono rari i momenti divertenti, dove lo scatto della genialità o della semplice invenzione si attacca alla memoria dell'ascoltatore. Allusioni sessuali, ricorso ad immagini di escrementi, rimacce innestano spesso il tarlo della noia e del rifiuto. Due soli i momenti da salvare. Uno è una vecchia conoscenza del cabaret e delle librerie, Antonio Covatta. Insieme alle Giovani Marmotte propone un «Katalitiko blues» di buon livello musicale e con discrete invenzioni nel testo. L'altro è «Nani» di Gianna Culetto. Il testo non è proprio di eleganza anglosassone ma l'intrerpretazione della protagonista è degna di qualche incoraggiamento. Chi invece diverte sia sul piano musicale sia su quello dell'invenzione dei testi è l'Avanzi Sound Machine con il suo «Live» (Polydor, 1 Cd), ovvero registrazione dal vivo dello spettacolo tenuto alla fine di aprile al Teatro Tendastrisce di Roma. Diciassette canzoni in gran parte frutto dell'inventiva musicale di Daniele Marchitelli e letteraria di Corrado Guzzanti. E poi un buon gruppo ben sostiene il quartetto di voci soliste composto da Antonello Fassari, Corrado Guzzanti, Stefano Masciarelli e Pierfrancesco Loche. Dopo una presentazione con fanfare ed enfasi autoironica alla Blues Brothers, ecco una divertente riedizione di «La bomba atomica», vecchio suc- 1 diver 1 borni cesso dei Giganti, gruppo italiano Anni 60 appena ricostituitosi (vien da pensare al Gerovital di fronte ad operazioni del genere). Quindi due macchiette tipiche di Guzzanti, il «burino» romano e il rapper ecologista da circolo autogestito. Gran bella idea è l'incredibile esaltazione di «Maastricht». Ma esilarante è l'imitazione di Ugo Intini in «Non può crollare il sistema»: melodia romantica e parole caustiche come «Ricordi, era bella Milano.../ Berlusconi ci mangiava in mano/ e Bettino mi portava allo zoo. Di Pietro, non può dire "adesso no!"». Canzone impietosa, ma bella. Una versione di «Proud Mary» dei Creedence Clearwater Revival, qualche altro successo internazionale, un divertente «Laico reggae» e poi, a chiudere, l'inno della banda di Raitre «Sopravvoliamo». Lo spettacolo lascia soddisfatti. L'ironia e l'umorismo delle canzoni a volte non è dettato solo dai testi. Succede anche che, con parole non votate a situazioni comiche, siano le musiche a conferire all'insieme un'atmosfera divertente, irridente. E' il caso di Gaudi, giovane romagnolo che si ripropone sul mercato discografico con «Gaudium Magniun» (Mercury), un Cd con in copertina una originale rivisitazione della michelangiolesca «Creazione di Adamo», dove la mano del primo uomo si accinge ad incontrare quella di Dio, la quale però impugna una minacciosa pistola Magnum. Se nell'album di esordio interamente concepito in chiave reggamuffin, «Gaudium Magnum» spazia dal rocksteady al liscio romagnolo, dallo ska al calypso. Fisarmonica, fiati, chitarre e percussioni regalano efficacia ad un disco prevalentemente acustico. Tredici i brani proposti. La voce di Gaudi non è eccezionale, ma buona è la sua interpretazione: storie che raccontano di cleptomani, di un operaio ormai rassegnato, di mafia. Il brano più originale è «Avanzi di balera», ovvero il primo romagnamuffin della storia musicale. Ambientato nella Padania inferiore, il brano descrive le emozioni di una coppia di agricoltori che, dopo le fatiche giornaliere, va a divertirsi in balera. Alessandro Rosa >sa j
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