II peggio del passato nel peggio del presente

II peggio del passato nel peggio del presente LETTERE AL GIORNALE: IL LUNEDI' DI O.d.l II peggio del passato nel peggio del presente Un augurio di cuore Doverosa avvertenza: la lettera scritta a questo giornale dal celebre fotografo Oliviero Toscani, a proposito delle polemiche suscitate tra gli animalisti e anche tra una parte dei comuni spettatori dall'ultimo disastroso Palio di Siena (vedi La Stampa del 7 luglio), aveva la singolarità di figurare scritta in prima persona da un cavallo. Attraverso questa finzione Toscani esponeva le proprie ragioni a favore della continuazione del Palio, pretendendo che anche i cavalli si sentano impazienti e onorati di rischiar la vita in un grande spettacolo come quello di Siena. Come sempre succede con le iniziative di Toscani, la trovata della prima persona animale è stata ripresa da più di un lettore e lettrice a proposito dello stesso argomento o d'altro. Pubblico qui una delle tante lettere sul Palio. lo.d.b.] Caro Del Buono, chiedo spazio per avere un tuo parere sulle affermazioni di un cavallo (Oliviero Toscani) sul Palio di Siena. Devi sapere che questo collega cavallo si compiace, a dire del suo interprete, di poter gareggiare al Palio e di concorrere, lusingato, alla gloria degli umani. Un cavallo del genere sarebbe, per la sua originalità, perlomeno da ascoltare di persona. Ho il dubbio, infatti, che chi fotografa per mestiere, già difficilmente disponibile ad ascoltare i suoi modelli, che pure parlano, abbia molto mal compreso chi solitamente ha la bocca impedita da un morso. Posso purtroppo affermare con tutta tranquillità, appartenendo anch'io al genere equino, che non siamo interessati alle fiere folkloristiche umane, ai conseguenti ritorni economici e alle riprese tv, mentre sappiamo benissimo cosa vuol dire rimanere azzoppati e poi, di li a poco, soppressi per garantire questo umano divertimento che è il Palio. Se poi, alle volte, ci vedete correre, persino senza fantino, dovete sapere che corriamo sì per naturale disposizione, ma per lo stesso motivo per cui corrono gli umani sotto il fuoco dei cecchini, cioè per paura. Provate, voi umani, a trovarvi sudati, frustati, in mezzo a un mare di gente urlante e vedrete se non vi verrà «naturale» proteggervi scappando. Gira inoltre la voce, tramandata dai no¬ stri antenati, che ben altri robusti e più adatti cavalli in passato venivano utilizzati per il Palio e che dunque questa corsa, con l'uso odierno dei purosangue, nemmeno più corretta dal punto di vista storico la si possa definire. In particolare questi miei poveri fratelli purosangue, già mortificati e resi fragili da modifiche genetiche volute dall'uomo per farli correre di più, mi invitano a richiedere, visto il maggiore spettacolo che garantiscono, come i piloti di Formula I, una modifica del tracciato che permetta loro di correre questo benedetto e storico Palio, se l'interesse è la gara, in un sicuro ippodromo, in modo da rischiare assai meno. Oltretutto, in tal modo si accontenterebbe chi vuole che le piazze tornino luogo di scontro e incontro tra umani per dispute più umane (costo del lavoro ecc.). Vuoi vedere invece che, pur essendo così amati a parole, la loro vita non varrà quanto lo spettacolo, gli interessi economici e il consenso a livello locale? Quante volte l'essere umano dovrà sancire la sua stupidità con l'irrinunciabilità ai riti cruenti per gli animali? Finisco con l'augurio di rincontrarlo, il cavallo, con altri della mandria al prossimo spettacolo di soli umani gladiatori e schiavi, magari rincorsi dai no¬ stri cugini leoni: è tradizione anche questa, per noi, da salvaguardare, no? Un cavallo (Valeria Perazzì), Torino Gentile cavallo(a) Perazzi, non ho opinioni diverse dalle sue. Credo che si possa legittimamente insistere sulla questione della fragilità dei purosangue, come letto nei commenti a caldo. Sarebbe già un progresso. Tuttavia, è chiaro che il fascino (per chi lo sente, c'è anche gente che, addirittura, trova bella la guerra) deriva soprattutto dal tasso di rischio e dalla promessa di crudeltà che sta nello spet Secolo. A ogni modo, non ci si può rassegnare alla cultura che tende a tenerci prigionieri di superstizioni e riti più o meno magici, quasi fosse ammissibile conservare il peggio del passato nel peggio del presente. [o.d.b.] Lo scandalo del necrologio Un'altra lettera in prima persona da parte di un uomo che preferisce esprimersi a nome degli animali. Non è la prima volta che il signor Pino Cola di Lanzo ci scrive, ma le volte precedenti, se non sbaglio, sosteneva i diritti degli uccelli. Scriveva su una carta da lettere speciale con un bel disegno di pennuti colorati. Questa volta, invece, parla più genericamente di «noi animali» per affrontare un tema senz'altro delicato: l'apparizione fuori posto del necrologio di un cane e lo scandalo derivatone. [o.d.b.] Preg.mo Del Buono, a proposito di defunti presunti «oltraggiati» a Rivarolo, desidererei riportare brevemente alcune disquisizioni spontanee tra noi animali. Innanzitutto la vicenda ha dimostrato, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che il cane è il migliore amico dell'uomo, ma pochi uomini sono veramente amici dei cani. Uno tra questi pochi, Lord Byron, in un'analoga occasione, lasciò quest'epigrafe per un quadrupede: «Qui riposano i resti di una creatura che fu bella senza vanità, forte senza insolenza, coraggiosa senza ferocia ed ebbe tutte le virtù dell'uomo senza averne i difetti». Chissà se il sindaco di Rivarolo definisce anche questo accomunare animali diversi «di pessimo gusto». Senz'altro di pessimo gusto invece si è rivelato il permettere una mostra come «Cucciolo mio» (guarda caso da queste parti solo a Rivarolo), un lager che ha raccolto la disapprovazione generale. Oltre che sensibilità e cultura, è mancata alle autorità anche la memoria, vista la triste esperienza di Torino e di altre città finita in tv da Librano. «Quell'annuncio era collocato negli spazi dedicati alle persone», afferma il primo cittadino, portavoce, dice, di numerose proteste. Ma, d'altra parte, il dolore profondo e composto del sig. Olivet¬ to non poteva certo finire tra le offerte della Crai e gli annunci dei balli paesani. Nella mia filosofia di vita e di morte sono fermamente convinto che i diretti interessati per i quali come cristiano nutro massimo rispetto non si rivoltino nelle tombe nel vedere il necrologio di un cane vicino, che, magari con pelo e nome diversi, ha tenuto compagnia in vita come Titta al suo padrone. Ma cosa farebbero i protestatari in mala fede se trovassero il loro necrologio tra quello di Tota Riina o del generale Aidid con un sindaco a corto di motivi legali o di coraggio per farli staccare? Qua la zampa, famiglia Olivetto. Paolo Cola, Lanzo Torinese Gentile signor Cola e altri animali, l'argomento è difficile, e può turbare qualcuno, ma non chi abbia imparato ad amare gli animali, anzi a rispettarli, prima di amarli, come autentiche persone. Mi pare che non sia scandaloso riconoscere pubblicamente un lungo legame, non certo mancando di rispetto ai morti umani, ma promuovendo alla solidarietà nella morte un essere che l'ha meritata con la sua estrema dedizione. [o.d.b.]

Luoghi citati: Lanzo, Rivarolo, Siena, Torino