Totò Riina primo della classe

10. Rivelazioni dal carcere di Turi, dove il re di Cosa nostra frequentò le elementari: allievo modello Telò Riinq, primo della classe Sulla pagella del boss 9 in educazione morale BARI NOSTRO SERVIZIO Sette in religione e in italiano, 8 in aritmetica e geometria. Un cattivo? Un mostro? Totò Riina era uno scolaro modello che conquistò addirittura un 9 in pagella. Materia: educazione morale. Uno splendido curriculum per il boss di Cosa Nostra che, rinchiuso negli Anni 50 nel carcere di Turi, trenta chilometri da Bari, fu un allievo modello e frequentò con profitto le lezioni di terza elementare. Venne promosso a pieni voti, era il primo della classe. Le sue inedite performance scolastiche sono state rese note ieri dal quotidiano barese «La Gazzetta del Mezzogiorno», che ha svelato un brandello di vita di Totò Riina dopo che le vicende degli ultimi giorni hanno ridato notorietà al carcere di Turi, nel quale Antonio Gramsci scrisse i «Quaderni», dove fu rinchiuso Sandro Pertini e le cui celle ospitano oggi Ferdinando Pinto e Vittorio Ghidella: il primo accusato di aver fatto incendiare il teatro Petruzzelli; il secondo, ex amministratore della Fiat Auto, per truffa ai danni dello Stato. Qui, a Turi, fu ospite anche il boss dei boss. Ci arrivò il 15 aprile del 1952 dal carcere di Casale Monferrato, per scontare una condanna della corte d'appello di Palermo, 16 anni e 5 mesi, pena poi ridotta a 12 anni e 4 mesi, per omicidio preterintenzionale e rapina, reati commessi nel maggio del '49 a Corleone. Ventiduenne, Riina entrò nella prigione di Turi con un titolo di studio un po' traballante, avendo frequentato solo la seconda elementare. Ma decise di rimediare. Studiò e frequentò le lezioni tenute in carcere dai maestri Vito Spinelli e Giovanni Cozzolongo. Nel suo fascicolo personale, oltre ai dati personali (matricola 0671, contadino, nullatenente, religione cattolica, celibe - non era ancora sposato con Antonietta Bagarella), sono rimaste le tracce della sua voglia di imparare. Riina non riuscì a superare la quarta classe perché il 23 aprile del '54, prima che si concludesse l'anno scolastico, venne trasferito nel carcere di Termini Imerese. Ma in terza elementare era imbattibile: 7 in religione, italiano, scienze ed igiene; 8 in aritmetica e geometria, disegno e bella scrittura, storia e geografia. E un bel 9 in educazione morale. Figlioccio del boss di Corleone, don Michele Navarro, e destinato a prendere le redini di Cosa Nostra, Riina superò l'esame di terza con un dettato, un tema («Scrivete una lettera a una persona cara esprimendole un vostro desiderio») e risolvendo questo problema: «Un negoziante vende 8 tegami per lire 985. Quanto ricavò per ogni tegame? Se a lui costarono lire 654, quanto guadagnò?». Durante l'anno, quando il maestro chiese se il perdono è segno di viltà o manifesta forza d'animo, il boss rispose: «Il dovere del cristiano è quello di perdonare, per amore di Dio». Sandro Tarantino E al maestro diceva «Il perdono è dovere per ogni cristiano» A fianco il superboss Totò Riina, sopra la pagella con ottimi voti che gli fu data nel carcere di Turi Il narcotrafficante Pablo Escobar

Luoghi citati: Bari, Casale Monferrato, Corleone, Termini Imerese