Anche le armi parlano

Alcuni «gialli» risolti con nuove sofisticate apparecchiature Alcuni «gialli» risolti con nuove sofisticate apparecchiature Anche le armi padano / segreti della scientifica Lo hanno fermato due sere fa in corso Cairoli gli agenti della squadra mobile. Erano le 22,30. Hassan Belgasale ha 29 anni: è nato a Casablanca, in Marocco. Stava litigando con un connazionale. In tasca aveva un sacchettino di plastica con pochi grammi di polvere. «E' farina sporca, serve per una pozione magica». Una bugia. Mezz'ora dopo il contenuto di quella bustina non aveva segreti per la polizia. Conteneva 0,98 grammi di eroina. Tagliata con lidocaina, un anestetico. Nella sostanza erano presenti, nella percentuale dello 0,5 per cento, due sottoprodotti ottenuti dalla lavorazione della morfina: l'acetilcodeina e il monoacetilmorfina. Quei valori, quelle cifre, sono diventate la carta d'identità della droga sequestrata ad Hassan. Grazie ad una nuova e sofisticata apparecchiatura che l'ufficio torinese della polizia scientifica ha da pochi giorni: un «gascromatografo» che viene usato per l'analisi qualitativa e quantitativa di sostanze stupefacenti. I risultati si ottengono in tempi brevissimi. Il lavoro degli uomini della polizia scientifica si svolge nella penombra di laboratori, in stanze climatizzate. E rappresenta uno dei segreti che stanno dietro a molte indagini su omicidi, rapine, sequestri di persona, traffico di droga. Il dottor Fulvio Castiglione, dirigente delll'ufficio interregionale, parla di 1600 persone fotosegnalate lo scorso anno (il 50 per cento stranieri, i più extracomunitari), 20 le indagini balistiche (su armi usate per omicidi o sequestrate in casa di pregiudicati), più di mille le «uscite» delle squadre per furti, rapine, omicidi. Sono 250 mila i cartellini segnaletici catalogati: foto e impronte digitali di altrettante persone fermate o arrestate in tutto il Piemonte. I risultati delle indagini svolte dalla scientifica sono conosciuti spesso solo dai magistrati e affiorano poi nelle aule giudiziarie. Alcune di queste «storie segrete» meritano di essere raccontate. Dicembre '77. Sono giorni di paura, il terrorismo semina sangue in tutta Italia. Un incendio distrugge un capannone della Mirafiori: corto circuito o sabotaggio? Gli uomini della scientifica lavorano per giorni. Qualcosa affiora tra le macerie. Tracce di un atto doloso. Si scopre il timer usato dai terroristi. Gennaio '82. Una donna è aggredita in casa da due giovani. Avevano suonato, «dobbiamo consegnare dei fiori». La legano, la rapinano. Uno beve un bicchiere di vino bianco, escono sghignazzando. La scientifica rileva le impronte digitali sul bicchiere. Passano tre anni, viene arrestato un giovane di 28 anni, Salvatore Granducato. Sta rubando un'auto. Sono sue le impronte lasciate sul bicchiere. Novembre '86, un ragazzo di 14 anni, Gian Luigi Mula, è ferito a colpi di pistola mentre gioca nei giardinetti di corso Regina Margherita. Viene arrestato per tentato omicidio Remo Losana, 54 anni. Urla: «Sono innocente». Ma lo accusano vittima e due testimoni. Il giudice Oggè ordina il «guanto di paraffina». E la scientifica dice: «Non ha mai sparato». Si è evitato un clamoroso errore giudiziario: ferito e amici confesseranno poi di aver mentito, per coprire il vero aggressore. Anche le armi «parlano» ai tecnici della scientifica. Novembre '75. La famiglia Graneris è nel tinello di casa, a Vercelli. Padre, madre, nonno, nonna e il fi¬ glio più piccolo dei Graneri sono uccisi a colpi di pistola. Gli agenti della scientifica recuperano un bossolo che porta gli inquirenti alla pistola della strage. Due gli assassini, uno è la figlia dei Graneris. Ed è ancora un'impronta a far scoprire i rapitori di Carla Ovazza. Novembre '75. Dopo trentasei giorni di prigionia e sofferenze, la Ovazza venne liberata la notte di San Silvetro. Ma da venti giorni gli uomini di Giuseppe Montesano (mitico dirigente della Mobile poi della Criminalpol) avevano già identificato uno dei rapitori. A dicembre era infatti arrivata alla famiglia una lettera, c'era l'impronta di uno dei malviventi, Luigi Chiarello. Seguendo lui si arriva alla banda. Sette i rapitori: traditi da una impronta lasciata sulla lettera con la richiesta del riscatto: «Pagate, altrimenti la uccidiamo». Ezio Mascarino li dott. Fulvio Castiglione dirigente della polizia scientifica che dispone da pochi giorni di un gascromatografo L'apparecchio viene usato per l'analisi qualitativa delle sostanze stupefacenti

Luoghi citati: Italia, Marocco, Piemonte, Vercelli