Jarni il difensore che sogna i gol

Jarni, il difensore che sogna i gol Jarni, il difensore che sogna i gol «Epotete dire all'Avvocato che adesso sono qui» TORINO. Jarni ride, adesso. «Non mi aspettavo più di venire in una squadra che conta, in una società che lotta in Europa. A lungo ho pensato di andare alla Sampdoria, poi ho sentito qualcosa di Toro ma quando leggevo di Gullit mi dicevo: Robert, ti va male un'altra volta. E ho telefonato a Materazzi per accordarmi sul precampionato del Bari...». La svolta, giovedì scorso: «Alle 17 mi ha chiamato Pedo Racki, il manager che mi segue da due anni. E' fatta, sei granata. Sono qui, a sognare». Per una volta, Platt gli ha fatto da sponsor. Jarni non lo dice, ma è stato l'inglese la scorsa estate a chiudergli la strada della Juventus. Trapattoni voleva il croato a tutti i costi, come fluidificante di sinistra ma David l'ha anticipato. Stavolta, forse, Platt gli ha tolto il posto alla Samp aprendogli la via granata. Robert arrossisce alla battuta maliziosa di Racki il procuratore: «Potete dire all'Avvocato che adesso siamo qui, Jarni ha trovato persino casa in collina, non troppo lontano...». Non è un mistero che a Giovanni Agnelli piaceva Platt. Ma Jarni non vuole tornare sul passato se non con un'ammissione scontata: «E' normale dire che sarei andato volentieris$imo alla Juve, dopo un anno al Bari: sono venuto in Italia sognando una grande squadra. Il colpo è arrivato. Ho giocato con Fortunato, conoscevo già Venturin e Annoni». Gli dicono che uno del Toro non andrà mai alla Juve. E lui, calmo: «Nel calcio accade di tutto, ma ora conta solo il granata. Cosa faremo? Mi hanno già fregato a Bari, trasformando una mia battuta ottimistica in un sogno di scudetto. Di questo Toro parlerò solo a metà campionato. Adesso penso solo a Mondonico, spero che il mister mi faccia giocare dove mi piace. Da centravanti...». Scherza, ma neppure tanto: «Da ragazzo ero attaccante. Ma quando a diciassette anni l'Hajduk mi ha lanciato, davanti c'erano due assi come Zoran Vujovic e Deveric. L'allenatore mi ha portato in un ruolo di spinta, alla sinistra. Il fluidificante ora è il mio posto. Ma mi piace lanciarmi in avanti». Sa che in Italia bisogna anche difendere. «L'ho imparato, i compagni non abbiano paura, so rientrare e coprire». Gli ricordano che al Delle Alpi stracciò Martin Vazquez. «Fu una delle mie migliori partite e proprio qui. Chissà non sia stato il mio biglietto da visita». Nell'elenco ufficiale del Toro, Jarni è fra i centrocampisti. «Ho persino giocato da mezza punta a fianco di Boksic, ma è stata solo una perentesi». Nel Toro, Robert cerca anche una rivincita personale sulla sfortuna: «Nel novembre '92 sono finito ko per una botta di Stringara, mi ha spezzato il perone. Sono stato tre mesi fermo, un inferno. La ripresa è stata dura, ma ora sto benissimo. E' meglio una frattura di un guaio alla caviglia, a un ginocchio». Robert Jarni, 25 anni il prossimo 26 ottobre, ha i toni di chi è convinto di iniziare solo ora la vera carriera italiana. E' sposato con Sandra, la piccola Grazia ha solo sedici mesi. «Mia moglie è croata come me, da noi i nomi italiani sono comunissimi». La tragedia jugoslava lo angoscia: «E' un po' di tempo che non vedo Jugovic, potevamo diventare compagni... Lui è serbo, la guerra divide. La mia terra è serena, adesso, la Croazia si è armata e saprebbe difendersi. La grande Serbia vuole uno sbocco al mare ma quella è terra nostra. Mi sconvolge l'indecisione dell'Europa che avrebbe il dovere civile di chiudere il massacro. A Sarajevo i bambini muoiono di fame. Sono un fortunato, ma se la Croazia avesse bisogno, farei la mia parte. Lasciando i miei qui, al sicuro». Bruno Perucca