Morte presunta la polizza si tinge di giallo di Giuseppe Alberti

Morte presunta, la palina si tinge di giallo ASSICURAZIONI Nel periodo delle ferie crescono gli episodi di misteriose sparizioni denunciate dai beneficiari Morte presunta, la palina si tinge di giallo In alcuni casi c'è la truffa e il «defunto» vive sotto falso nome Qualche volta succede che, dopo le vacanze estive, alla compagnia di assicurazioni giunga notizia di «morte presunta» di un assicurato. La denuncia viene presentata, di solito, da un familiare, convivente, amico o conoscente, in taluni casi anche dall'amica (o amico) del cuore. Le polizze sulla vita, infatti, stando anche a quanto previsto dal codice civile, valgono, tenuto conto di ciò che è previsto dalle leggi, anche quando esiste, appunto, sentenza di «morte presunta». La regola può anche valere per quanto riguarda le assicurazioni contro gli infortuni. Per questo ultimo tipo di polizza, è curioso il meccanismo che in genere la regola. Vediamo una delle clausole inserite in un contratto: «Se a seguito di infortunio risarcibile a termini di polizza, il corpo dell'assicurato non venga ritrovato, e si presuma sia avve¬ nuta la morte, la compagnia risarcirà agli aventi diritto indicati in polizza la somma assicurata prevista per il caso di morte. La liquidazione non avverrà prima che siano trascorsi 6 mesi dalla presentazione dell'istanza per la dichiarazione di morte presunta a sensi degli artt. 60 e 62 del C.C.». Se dopo che ha pagato l'indennità alla società risulterà che l'assicurato è vivo, l'impresa avrà diritto alla restituzione della cifra pagata. A restituzione avvenuta, l'assicurato potrà far valere i propri diritti per l'eventuale invalidità permanente riportata. Non vi sono statistiche su quanti siano i casi di «morte presunta» fasulla, cioè che la scomparsa sia fittizia al solo scopo di incassare l'ammontare dei capitali assicurati, ma fatti del genere non sono rari. Solo quando i «massimali» previsti sono modesti, la com¬ pagnia finisce per pagare, ma quando l'ammontare di essi sono consistenti, le indagini che si fanno non si contano. «Qualche anno ha - confida un broker milanese - un mio cliente, in vacanza sulle coste di un paese africano, è scomparso. La sera prima aveva manifestato ad alcuni amici l'indecisione se puntare per una battuta di pesca in mare, oppure se fare un'escursione ai margini del deserto. Sta di fatto che da quel momento più nessuno ha visto il personaggio. «In seguito chi doveva beneficiare delle somme assicurate si prodigò non poco per il disbrigo delle pratiche: solo che l'assicurato, alla vigilia del pagamento, fu rintracciato da un ispettore di Scotland Yard in pensione: il "defunto", sotto false generalità, si interessava di affari in un Paese dell'America del Sud, in attesa che la complice incassasse il capitale stabilito nella polizza: 750 mila sterline, cioè circa un miliardo 750 milioni di lire». Coloro che conoscono a menadito le regole che possono consentire truffe del genere, sanno benissimo che ^investimento» anche se è destinato a «fruttare» dopo alcuni anni, non è elevato quando si tratta di polizze infortuni: il «premio» richiesto, se il rischio riguarda soltanto i periodi del tempo libero, vale a dire fuori dal campo del lavoro, è assai modesto. Infatti, può toccare le 500 lire per ogni milione assicurato. Quindi, la spesa di un milione di lire circa può «fruttare», appunto, oltre un miliardo e mezzo di lire. Per giunta, chi li incassa, almeno per la legge italiana, non paga una lira di tasse. Giuseppe Alberti

Luoghi citati: America Del Sud