«Ho visto rapire mia moglie Sono svenuto mentre trattavo»

«Ho visto rapire mia moglie Sono svenuto mentre trattavo» Olbia, parla il marito della donna in mano ai banditi: hanno chiesto 2 miliardi «Ho visto rapire mia moglie Sono svenuto mentre trattavo» olbia DAL NOSTRO INVIATO «Me l'hanno portata via. Li guardavo mentre me la rubavano, e non potevo fare niente». Non dorme da due notti e ha gli occhi prosciugati il notaio Gianfranco Giuliani, l'uomo più ricco di Olbia per il fisco, il più disperato da quando, giovedì alle 13,30, un commando di almeno cinque banditi gli ha sequestrato la moglie, Miria Furlanetto, 52 anni. Attraverso un amico aggiunge soltanto: «Ho due messaggi, uno per Miria, l'altro per i suoi rapitori. A lei dico di stare tranquilla, che io sto bene. A loro una supplica: non trattatela male, ha molti problemi di salute». Poi la porta della palazzina marrone chiaro si chiude e le siepi di bougainville e gli oleandri tornano a nascondere il dolore di una famiglia. E' stato clamoroso il blitz di giovedì. Solo adesso, e non ancora tutti, se ne conoscono i particolari. Momenti terribili, in cui il notaio più famoso della Barbagia (uno studio con venti dipendenti) è stato colto da collasso mentre discuteva con i banditi, e loro hanno atteso che si riprendesse per dargli le ultime indicazioni. Per questo ora Giuliani vorrebbe tranquillizzare la moglie, forse l'ultima volta che lei l'ha visto lui era addirittura semicosciente. I ritmi della famiglia, sino a giovedì, erano sempre gli stessi: marito e moglie da mattina a sera nello studio notarile al Centro Martini; la figlia Alessandra (27 anni), neolaureata in legge, al tribunale di Tempio Pausania; l'altro figlio, Andrea, 25 anni, all'Università a Milano. Così anche nell'ultimo giorno di serenità, che finisce alle 12,20. A quell'ora due uomini in divisa, con uniformi molto simili a quelle dei carabinieri ma non identiche, suonano al villino di via delle Terme. «Carabinieri», e la domestica Pina Flore apre, e come tante altre volte chiama la signora. «Dite pure a me, mio marito rientrerà più tardi», ma loro non hanno nulla da dire. Pistola in pugno, costringono le due donne a sedersi sul divano, immobilizzate mani e piedi con nastro adesivo, uno straccio in bocca. Stessa sorte tocca ad Alessandra Giuliani, pochi attimi dopo, appena scende dalla camera per il pranzo. Per un'ora in via delle Terme la scena non cambia. Fuori dal villino ci sono altri due banditi che con il walkie-talkie comunicano con i complici all'interno. Cento metri più sotto, il quinto complice, che coordina l'operazione. Venti metri più avanti decine di turisti e, davanti alla casa dei Giuliani, un viavai continuo d'auto. Ma nessuno s'accorge di niente. Fino alle 13,30 quando rientra il notaio. Stavolta non gli andranno incontro i due pastori tedeschi, ma uno dei finti carabinieri, che lo immobilizza come le tre donne, gli mette un cappuccio in testa e gli ordina, perentorio e con lieve accento sardo: «Se ci dai due miliardi subito, ce ne andiamo, altrimenti portiamo con noi tua moglie». E il notaio, tutto d'un fiato: «Ma dove li trovo quei soldi? Non li ho, datemi tempo...». Il commando però di tempo ne ha già speso troppo. Spingono tutti verso la cantina, nel seminterrato, ma Gianfranco Giuliani si sente male. Gli manca il respiro, quasi sviene. «Non sapevo cosa fare, mi cedevano le forze - dirà poi ai carabinieri -, e così ho tentato di prendere tempo, nella speranza che accadesse qualcosa». Ma non succede niente. Davanti alla casa c'è un manovale che continua il suo lavoro, anzi è tranquillizzato dalla presenza dei carabinieri. Padre, figlia e domestica, legati e imbavagliati, vengono distesi pancia in giù in cantina, mentre i banditi dettano gli ultimi ordini: «Porteremo via alcuni oggetti di poco valore dal salotto, e ve li faremo avere per provare che è con noi che state trattando in futuro. Non chiameremo qui, ci faremo sentire con vostri amici fidati, e saranno loro ad indicare chi dobbiamo contattare». Poi uno spruzzo di cloroformio. Miria Furlanetto perde coscienza e viene caricata nel baule dell'auto, davanti al garage. Da quel momento più nessuna notizia. Passano dieci minuti, e il notaio riesce a slegarsi. Intontito, sotto choc, non telefona ai carabinieri, ma al dirimpettaio, Augusto Lombardo, titolare del Cinema Olbia. «Balbettava, continuava a ripetere che era accaduta una cosa tremenda - ricorda ma non diceva cosa. Poi ho capito e ho chiamato polizia e carabinieri». Sette minuti: tanto impiegano le volanti a bloccare le tre strade d'accesso a Olbia. Ma forse era già tardi, anche perché, essendo quasi le 2, il commando ha trovato le strade sgombre, nonostante abbia dovuto attraversare tutto il centro del paese, dal Comune alla caserma della Finanza, forse superando anche un posto di blocco della polizia. Le indagini? Al punto di partenza. Non è stata ritrovata l'auto, né le uniformi dei banditi. Non solo: c'è chi azzarda anche una rocambolesca fuga del commando via acqua. Basta una barca un po' veloce ormeggiata a Porto Romano, e da lì in un'ora e mezzo di mare si arriva a Orosei, nel cuore della Barbagia, a due passi dai boschi del Supramonte. Solo fantasia? Due parole con un'amica di Miria Furlanetto, la signora Mara, e si torna alla realtà: «Il suo fisico non reggerebbe ad una lunga prigionia. Un mese fa è stata operata alla gamba sinistra, le hanno tolto una vena. E' cardiopatica ed ha bisogno ogni giorno di medicine; è miope, ci vede molto poco, e gli occhiali li ha lasciati a casa». Ma se è vero che di indizi non ce n'è neppure uno, il tam tam degli amici di casa Giuliani fa sapere che la trattativa con i banditi è in corso, iniziata subito. Anzi, forse si sta già cercando un emissario per tenere i contatti con la banda. E mentre dal villino nel quartiere Vecchio si attendono segnali positivi, tutta Olbia scende in piazza. La giunta ha deciso di proclamare uno sciopero generale per metà settimana: «Una mobilitazione di massa - dice il sindaco, Giampiero Scanu, de - per isolare i banditi nel momento in cui la loro audacia si fa davvero impressionante. Sono stati i padroni del cuore della città per due ore. No, nessuno può pensare che sia opera dei soliti banditi sardi». E indirettamente in Comune si conferma che mafia siciliana e banditismo sardo potrebbero aver raggiunto un pericoloso accordo di spartizione della mala dell'isola. E il primo indizio potrebbe essere il fresco sequestro di un intero villaggio turistico alle Saline, su cui pende il sospetto di riciclaggio di denaro di Cosa Nostra. Il secondo è più allarmante: giovedì pomeriggio, dopo il rapimento, pare che i carabinieri abbiano effettuato controlli a tappeto fra i sospetti fiancheggiatori dell'Anonima Gallurese: tutti avrebbero avuto un alibi di ferro per l'arco di tempo che va da mezzogiorno alle 2. Ma chi c'è davvero dietro al più anomalo fra i sequestri di persona mai avvenuto in Sardegna? Forse non solo i «figli» di Graziano Mesina. Flavio Corazza Il commando sarebbe fuggito via mare attraversando prima in auto tutta la città «A lei dico di stare tranquilla ai sequestratori chiedo di averne cura, è malata» ."ii ,1 i A destra il notaio Gianfranco Giuliani, il marito della donna rapita, assieme al vicequestore di Olbia. Sotto Miria Furlanetto Il capo della polizia, Vincenzo Parisi ha partecipato ieri mattina ad un vertice assieme al procuratore antimafia Siclari. Nella cartina la zona dove è stata rapita Miria Furlanetto

Luoghi citati: Milano, Olbia, Orosei, Sardegna, Tempio Pausania