I serbi sparano ai bambini
w Nuovo episodio di atrocità a Sisak in Croazia, mentre non si sbloccano le trattative I serbi sparano ai bambini Giocavano in un fiume, una vittima ZAGABRIA. Una ragazzina è stata uccisa e due suoi coetanei sono stati feriti da raffiche di mitra mentre stavano nuotando in un fiume vicino alla città croata di Sisak (40 chilometri a Sud-Est di Zagabria). Secondo l'agenzia di stampa croata «Hina» (che ha diffuso la notizia) le raffiche di mitra sarebbero state sparate da «ribelli serbi» e il governo croato ha informato dell'attacco le forze di protezione dell'Onu. Non vi sono, per ora, conferme da fonti indipendenti dell'accaduto. Nella Bosnia si è combattuto anche ieri, mentre crescono le difficoltà per il trasporto degli aiuti umanitari. Un convoglio delle Nazioni Unite diretto a Gorazde è stato bloccato per la terza volta nella località di Medjedje, a circa 25 chilometri dalla martoriata enclave musulmana. Donne serbe hanno bloccato la strada, domandando il rilascio dei serbi ancora presenti a Gorazde. Il convoglio, otto camion con a bordo circa 75 tonnellate di aiuti alimentari inviati dalla Russia - in particolare farina -, ha dovuto far marcia indietro e tornare a Belgrado, secondo quanto ha detto la portavoce dell'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr), Lyndall Sachs. Altri due convogli, con aiuti danesi e svedesi diretti a Sarajevo, sono invece bloccati a Pale, la capitale dell'autoproclamata Repubblica dei serbi di Bosnia. Ieri il comandante dell'Unprofor Francis Briquemont ha scritto al leader serbo-bosniaco Radovan Karadzic per tentare di sbloccare la situazione degli aiuti e soprattutto quella degli approvvigionamenti di elettri- pezzi d'artiglieria e munizioni situato nella zona. Quella di Vogosca è considerata la più grande fabbrica del suo genere nei Balcani. Secondo Karadzic è fuori uso, ma Briquemont ha chiesto nella sua lettera di poter compiere un'ispezione. A quanto dicono fonti Onu, il leader serbo-bo- sniaco avrebbe detto di non opporsi all'ispezione, ma di dover prima consultare i suoi comandanti militari. Secondo l'agenzia Reuters, Sarajevo riceverebbe ora il 30 per cento dell'acqua necessaria, e la maggior parte delle abitazioni avrebbe di nuovo il gas. Intanto, il fuoco dell'artiglieria serba e croata si è abbattuto anche ieri su Maglaj, nella Bosnia centrale, dove le autorità locali hanno lanciato un appello affinché l'Unprofor porti aiuti ai 35.000 abitanti, che si trovano in condizioni difficilissime senza acqua, elettricità e carburante. Sporadici colpi d'artiglieria sono segnalati da Radio Sarajevo anche attorno a Gorazde. Violenti scontri sono invece avvenuti a Mostar, tra forze croate e l'esercito bosniaco, a maggioranza musulmana. A Sarajevo la presidenza collegiale della Bosnia-Erzegovina ha deciso ieri di partecipare alla nuova tornata di negoziati programmata per la settimana prossima a Ginevra. L'annun- ciò è stato diramato al termine di due giornate di discussioni, disertate da due componenti croati dell'organismo. Nel comunicato diramato ieri la presidenza collegiale subordina la partecipazione alle future trattative alla sospensione dell'offensiva serba e chiede garanzie per l'adempimento dei bisogni primari della popolazione. Quanto alla prospettata ripartizione della Bosnia-Erzegovina in tre Stati, a favore della quale si sono espressi ieri i presidenti della Serbia e della Croazia, Slobodan Milosevic e Franjo Tudjman, nel corso di un incontro a Ginevra, ancora una volta la risposta è stata «no». Pertanto, i dirigenti bosniaci andranno nella città elvetica col proposito di riaffermare il principio della integrità territoriale della Bosnia. Ieri il presidente serbo Slobodan Milosevic e quello croato Franjo Tudjman hanno firmato una dichiarazione in cui affermano che i loro Stati non intendono «spartirsi» la Bosnia ma nel contempo ribadiscono che l'unica via per la pace è costituita dalla ripartizione della martoriata Repubblica in tre Stati confederati. Nella dichiarazione, firmata al termine di un incontro svoltosi a Ginevra sotto gli auspici della Conferenza internazionale sulla ex Jugoslavia, i due presidenti affermano che «l'unica via per arrivare a una pace duratura in Bosnia consiste nel riconoscimento degli interessi delle tre nazionalità che la formano. La pace duratura dipende anche dal raggiungimento di un accordo per la creazione di tre Repubbliche in seno a una Confederazione». [e. st.] A Ginevra Milosevic e Tudjman assicurano «Non vogliamo spartirci la Bosnia» w ■ cita, acqua e carburante alla capitale. A Sarajevo, infatti, le forze governative continuano ad impedire ai tecnici Onu di riparare una linea elettrica che serve il sobborgo serbo di Vogosca. Secondo i musulmani, l'elettricità servirebbe a far funzionare lo stabilimento che produce Un gruppo di bambini bosniaci La violenza della guerra non si ferma neppure di fronte ai piccoli
Persone citate: Francis Briquemont, Franjo Tudjman, Ginevra Milosevic, Karadzic, Radovan Karadzic, Slobodan Milosevic, Tudjman
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