Gonnella sfugge alle manette

Gonnella sfugge alle manette Gonnella sfugge alle manette Tangentopoli, anche un Rendo latitante PI [ PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Tangentopoli senza fine. Altri nomi illustri spuntano nella tormentata vicenda dell'intreccio tra affari e politica. E questa volta l'inchiesta chiama in causa potenti siciliani. Le accuse sono le solite: corruzione e finanziamento illecito ai partiti. Il giudice per le indagini preliminari di Palermo Sergio La Commare ha firmato ordini di custodia cautelare per l'ex ministro ed ex leader del partito repubblicano in Sicilia Aristide Gunnella; l'ex presidente dell'Eas, Ente Acquedotti Siciliani, avvocato Antonino Aricò; il costruttore edile di Catania Mario Rendo e suo nipote Luigi. C'è un quinto imputato: Enrico Lodigiani, fratello di Mario e cugino di Vincenzo, pure loro inquisiti per Tangentopoli. E c'è anche l'ennesimo avviso di garanzia al senatore Severino Citaristi nella sua qualità di segretario amministrativo de. L'inchiesta si basa sulla concessione di contributi elettorali che, secondo l'accusa, potrebbero anche essere stati vere e proprie mazzette. In tutto venticinque milioni. La notizia era nell'aria da alcuni giorni. Gunnella, Aricò e Luigi Rendo sono irreperibili, ma gli investigatori sono convinti che nel loro stesso interesse finiranno per costituirsi al più presto. Mario Rendo, che ha 71 anni, ha ottenuto gli arresti domiciliari ed è stato fatto sapere che il nipote, figlio di Ugo, il fondatore del gruppo che da dieci anni ha assunto il nome di Italimprese, rientrerà sollecitamente dalle vacanze che sta trascorrendo all'estero con i familiari. Quando è stato bussato nell'elegante villa di Gunnella e, poco dopo, nel suo studio, non ne è stata trovata traccia. Lo stesso per Aricò, la cui moglie Mariella ha detto che il marito è impegnato fuori Sicilia in un processo. Una scusa giudicata poco plausibile dagli inquirenti che hanno chiesto invano notizie più dettagliate. Titolare di una delle più affermate boutiques di Palermo, Mariella Aricò proprio l'altro giorno è stata rinviata a giudizio con un'altra quarantina di commercianti palermitani per non aver denunciato il taì glieggiamento subito dai ma¬ fiosi del racket delle estorsioni. «Che potevamo fare? Rischiare la pelle?», hanno replicato molti di loro ai magistrati che li accusano. I due Rendo e Lodigiani il mese scorso avrebbero ammesso di aver dato a Gunnella, allora ancora repubblicano, e ad Aricò 25 milioni in occasione delle elezioni regionali del 1991. Un «finanziamento» a quanto sembra dato su «pressante richiesta» dei due uomini politici. La modesta entità della somma non la dice tutta sull'effettivo rilievo del «caso». Gli inquirenti infatti sospettano che quella dei Rendo e di Lodigiani sia soltanto una prima mezza ammissione. E perché? Sullo sfondo della vicenda si staglia la mole della diga sul fiume Ancipa sui monti Nebrodi fra le province di Enna e Messina. Una zona fra le più belle d'Italia con boschi incontaminati, paesaggi verdi impensabili nella Sicilia «africana» arsa dal sole. Ebbene l'appalto fu vinto dalla Cogei dell'Italimprese e dalla Lodigiani. Tra la diga e le opere di canalizzazione, un affare da centinaia di miliardi, avversato con grande determinazione dagli ambientalisti che con le loro denunce hanno ottenuto tempo fa una quindicina di incriminazioni di imprenditori, amministratori e funzionari dell'Eas. La Cassazione ora sta vagliando i ricorsi presentati dagli imputati contro gli arresti. L'avvocato Delfino Siracusano, legale dei Rendo, si è detto sorpreso per gli ordini di custodia cautelare e ha fatto presente che l'interrogatorio di Mario Rendo, un mese fa, il 15 giugno, era stato sospeso per l'ora tarda e che, nonostante le sue ripetute richieste, non è più ripreso. E Siracusano ha aggiunto di aver presentato al gip una dettagliata memoria cinque giorni fa, ha negato che i suoi clienti possano in alcun modo inquinare le prove e ha precisato che essi hanno offerto piena disponibilità a collaborare. Antonio Ravidà Deputato per sei legislature, ministro e vicesegretario nazionale del pri in forza dell'apparato siciliano, Aristide Gunnella (nella foto) è nei guai per una mazzetta di 25 milioni

Luoghi citati: Catania, Enna, Italia, Messina, Palermo, Sicilia