Roscioli lunga fuga per la vittoria

Al Tour l'impresa dell'italiano che trionfa a Marsiglia dopo 183 km di corsa solitaria Al Tour l'impresa dell'italiano che trionfa a Marsiglia dopo 183 km di corsa solitaria Roscioli, lunga fuga per la vittoria Caso Bugno: bufera nella squadra ALLA RIBALTA UN GREGARIO DI CHIAPPUCCI MARSIGLIA DAL NOSTRO INVIATO La storia ciclistica di Fabio Roscioli, vincitore solitario della Isola 2000-Marsiglia, era una lunga pagina bianca con in mezzo un puntino: il 2° posto nel 1990 al GP di Herelbeke, una cugina belga della Coppa Bernocchi. Accanto a quell'esiguo sue-cesso, Roscioli ha messo ieri il racconto, anzi il romanzo, d'una fuga in proprio di 183 chilometri. Roscioli, gregario di Chiappucci, domani ha 28 anni. E' di Grottammare, Ascoli Piceno. Che cosa si sa di lui? Quando la Tirreno-Adriatico passa dalle sue parti s'accende, va in testa alla corsa, ci resta sino a che Grottammare sparisce. Il Tour lo ha estratto dal gruppo assegnandogli una non lieve e meritata fortuna. Il 2° posto di Ghirotto, a 7'14" agghinda la giornata italiana. Il corteo della maglia gialla arriva dopo oltre venti minuti. Roscioli è un disincantato narratore: «Sbaglierò, ma dietro non gliene importava niente a nessuno. Ho moglie e due bambini, un maschio e una femmina, abito sul mare e in vacanza andrò in montagna». Si toglie gli occhiali da vista, è miope, li pulisce e se li rimette. «Stavo davanti in un mucchietto. Ho tagliato la corda prima che ci riprendessero. Così, senza un perché. Il distacco aumentava, aumentava. Dovevo tornare indietro? Dieci minuti, quindici, venti, ero epico. Dall'ammiraglia, mi gridavano: sei epico. Ho continuato. Si erano dimenticati di me». Le squadre dei velocisti non tiravano per scarsezza di velocisti: le Alpi hanno cancellato Cipollini, Nelissen e Capiot. I combattenti del Galibier e del Restefond comprensibilmente dormivano. Nella quiete della Provenza, Roscioli consumava in pace la sua fatica. Al termine d'una discesa in prossimità del traguardo, Rominger è caduto. Indurain è di colpo balzato dal letto. Conseguenze, zero. Lunghissima fuga. C'è tutto il tempo per dare un'occhiata al caso Bugno. Bisbigliate confidenze, che potrebbero non corrispondere alla realtà, ma che po- trebberò anche centrarla, informano che al campione del mondo accade, durante la prima tappa alpina, quanto segue. E' in crisi. L'auto ammiraglia lo affianca. Lo stratega della Gatorade, Stanga, gli rifila un incoraggiante: «Sei un morto». E' necessario dilungarsi sull'effetto di quella frase che cade sulla già gonfia zavorra del campione? Lo stratega Stanga scompare dalla scena, non lo si vede al seguito della seconda tappa di montagna. Alle domande che piovono su Bugno ieri mattina prima del via («Come ti senti, che ti succede, com'è possibile, e adesso?»), lui risponde: «Sono un morto, no? Come deve sentirsi, cosa deve fare un morto?». • Fignon si toglie di mezzo, ha chiuso; Zanatta vuol andarsene; Cabestany che non è al Tour ma che fa parte della squadra, s'è stufato. L'aria della Gatorade non è delle più fini. E lì respira il più prezioso corridore in bicicletta italiano. Ancora il più prezioso? Il et azzurro Martini, insiste: «E' un brutto momento, ma Gianni si riprende, il campione che è in lui rispunterà». Gimondi: «E' dal Giro d'Italia che Bugno non regge le salite, ma aspetterei a definirlo un ex, ha doti grandissime. Una brutta stagione non cancella un atleta del suo calibro». Impressioni. Bugno non aiuta a comprendere, offre chiarimenti che non chiariscono: «A Villani de Lans avevamo deciso di attaccare, siamo stati noi a dare battaglia. Stavo bene. Poi addio, la botta». Bugno vince nel 1990 il Giro d'Italia. In assenza di stelle, batte Mottet e Giovannètti. Da quel baleno, comincia l'attesa, sempre delusa, di una conferma nelle corse a tappe. E' primo due volte all'Alpe d'Huez, Tour '90 e '91. Ma nel '90 Indurain non duella per il giallo e nel '91 è alle sue spalle, annuncio di un procedimento che abbiamo imparato a memoria. Le vicende bugnesche del '92 e di oggi sono note. Fu un caso il Giro del '90 o sono un caso i successivi fallimenti? La risposta più agevole è che Bugno è un fuoriclasse nelle gare in linea, non lo è nelle gare a tappe. Obiezione: e i nobili piazzamenti, e le presenze sul podio dei Campi Elisi dove li mettiamo? Guardate i distacchi: dai 3'36" del 1991 (secondo posto) ai 10'49" del '92 (terzo posto). I distacchi. Contano i distacchi. Il guaio di Bugno è stato e rimane questo: la condanna a dover superare Miguel Indurain, a dover compiere un'impresa che non è nelle sue corde. Conclusione: Bugno ha 29 anni, se riuscisse in futuro a prendersi il Tour, non accoglieremmo il trionfo come l'ovvia conseguenza delle sue capacità, ma come una clamorosa sorpresa. Oggi da Marsiglia a Montpellier, 182 chilometri. L'uzbeko Abdujaparov cerca avversari. Gianni Ranieri Roscioli, primo successo in carriera

Luoghi citati: Ascoli Piceno, Grottammare, Italia, Marsiglia, Montpellier, Provenza