L'allarme-lebbra accende le polemiche di Flavia Amabile

La Lega Nord accusa: «Avevamo denunciato il pericolo di infezioni già nell'ottobre '92» La Lega Nord accusa: «Avevamo denunciato il pericolo di infezioni già nell'ottobre '92» L'allarme-lebbra accende le polemiche Ma la Caritas corregge: solo 2 casi ROMA. Alla Lega non pareva vero ieri vedersi presentare un boccone così ghiotto. La Caritas che lancia l'allarme-lebbra tra gli extracomunitari: come lasciarsi sfuggire quest'occasione? Così non ha perso tempo ed ha innescato immediatamente la polemica. La Caritas, invece, ha fatto una leggera marcia indietro rispetto alle dichiarazioni di due giorni fa e i lebbrosi, alla fine, non erano più venti, diffusi tra gli extracomunitari romani, ma, due, «negli ultimi anni». Basterà la marcia indietro della Caritas a fermare la Lega? Pare proprio di no. Mario Borghezio, torinese, onorevole, ha chiarito che da tre anni i fedeli di Bossi consideravano questo come uno dei tanti aspetti inquietanti della presenza di extracomunitari in Italia e insistevano nel denunciare il pericolo. Prima a livello locale, poi nazionale con interrogazioni parlamentari Borghezio aveva effettivamente affrontato il tema, ponendolo all'attenzione del presidente del Consiglio, del ministro della Sanità e del ministro dell'Interno, chiedendo ragguagli sui rischi di una diffusione della lebbra in Italia. «La denuncia del direttore della Caritas di Roma, monsignor Di Liegro - ha spiegato Borghezio sancisce da fonte insospettabile la fondatezza e la serietà dei precedenti interventi della Lega Nord che aveva sollevato il problema della diffusione nel medesimo ambito di infezioni tubercolari attive». Borghezio ha rivolto interro- gazioni sul «presumibile aumento di casi di lebbra sul territorio nazionale a causa del flusso migratorio spesso incontrollato e complicato dalle condizioni di gravi carenze alimentari, igieniche e socioambientali in cui sono costretti a vivere molti extracomunitari e a causa del numero sempre maggiore di turisti italiani che si muovono in direzione di aree ad alta endemia hanse maria». Nella prima parte delle interrogazioni che risale al 10 ottobre 1992 e che non ha mai ricevuto risposta, Borghezio faceva riferimento ad «un articolato esposto al ministro della Sanità della commissione socio-sanitaria della società italiana di Hanseologia a firma del presidente, professor Carlo Travaglino, che conteneva l'invito al ministro stesso a mettere in atto in tempi brevi "un efficiente progetto di prevenzione, di ricerca e di controllo del morbo di Hansen nei suoi vari aspetti"». «Niente allarmismi», è stato l'appello lanciato invece ieri da monsignor Di Liegro, presidente della Caritas diocesana di Roma, spaventato dal polverone sollevato due giorni fa. «E' stata una denuncia che aveva l'obiettivo di chiedere la garanzia per tutti, anche per quelli che in Italia vivono clandestinamente, del diritto alla salute. Ogni individuo presente sul territorio nazionale deve poter essere garantito dallo Stato in prima persona». Poi, la rettifica, alla «ventina di casi», denunciati. «I nostri ambulatori hanno registrato in questi anni solo due casi di lebbra, entrambi seguiti successivamente dai medici dell'ospedale specializzato San Gallicano». Una risposta da Di Liegro anche alle polemiche scatenate dalla sua richiesta di istituire un lebbrosario a Roma. «Una casa-famiglia, non un ghetto», aveva precisato due giorni fa. E ieri, invece: «Non voghamo aprire un lebbrosario a Roma, né ho intenzione di sostituirmi con il mio lavoro a quello che deve essere, per forza di cose, un compito dello Stato». A correggere il tiro di giovedì sera, è intervenuto poi anche Salvatore Ceraci, responsabile dei servizi sanitari della Caritas, «in realtà don Di Liegro si riferiva alla nostra intenzione di dare vita ad un centro di ascolto, un punto di riferimento specializzato cui potrebbero rivolgersi, per poi esse¬ re indirizzati nelle strutture più idonee, sia i malati che non possono usufruire del servizio sanitario nazionale, sia coloro che per vergogna o paura di perdere il lavoro non hanno avuto Ò coraggio di farsi visitare in un ospedale». Sulla possibilità che venga creato un lebbrosario a Roma è intervenuto ieri anche Elio Guzzanti, direttore dell'ospedale Bambino Gesù e esperto di programmazione sanitaria, chiarendo che non esistono i fondi per una struttura del genere. «Non saprei proprio dove potrebbero essere trovati. Non esistono previsioni in merito. La sanità non se ne occupa. Credo che don Di Liegro volesse soprattutto sollevare il problema della solidarietà nei confronti degli extracomunitari. Tuttavia, non possiamo nasconde¬ re, al di là delle esigenze di giustizia, che abbiamo interesse che la salute degli extracomunitari venga curata, in modo da prevenire complicazioni e diffusione di malattie». Né la Caritas, nonostante le precisazioni, nasconde che il problema comunque esiste e che non va sottovalutato. L'associazione conclude, infatti, la propria rettifica ponendo l'accento sulla «preoccupazione dettata dalla percezione avuta da tanti volontari impegnati nei ghetti dove gli immigrati vivono, che i casi accertati siano la punta di un iceberg di una malattia che affonda le sue radici spesso nella povertà e nell'esclusione sociale». Flavia Amabile «Esiste il timore che gli episodi accertati siano soltanto la punta di un iceberg» A sinistra, il professor Elio Guzzanti, direttore dell'ospedale Bambino Gesù, esperto di programmi sanitari. A destra, monsignor Di Liegro, direttore della Caritas di Roma