Rai via al taglio delle teste di Alberto La Volpe

Il presidente Demattè: «I direttori farebbero bene a rimettere il mandato» Il presidente Demattè: «I direttori farebbero bene a rimettere il mandato» Rai, via al taglio delle leste Si dimette Longhi (Tgl), non Curzi e La Volpe ROMA. Alla Rai comincia il taglio delle teste. E tra i condannati c'è chi decide di mozzarsela da solo, chi aspetta che la ghigliottina cali e chi batte i piedi e scalpita, e pretende di essere trascinato in ceppi al patibolo di fronte a tutti. Il neopresidente Claudio Demattè ha tenuto fede alla fama di di bocconiano di ferro e, senza aspettare la nomina del direttore, ha subito convocato, l'uno dopo l'altro, i vertici dell'azienda cominciando dai vicedirettori generali, dai «vecchi» consiglieri di amministrazione, dai direttori di rete e testata che vedrà tra lunedì e martedì prossimo. Ma intanto, quasi a non voler perdere tempo prezioso, ha annunciato in un'intervista a Repubblica che i grandi capi di tg e gr «farebbero bene» a rimettere il loro mandato. Un gesto formale dovuto a ben vedere, a un cambio di editore così vistoso, se per editore non si considera la proprietà formale, cioè 11ri, ma i partiti, come disse una volta Bruno Vespa suscitando molto scandalo. Tanto dovuto che già tre mesi fa, Longhi, La Volpe e Curzi lo avevano detto davanti alla Commissione Parlamentare di Vigilanza: che appena insediato il nuovo consiglio non avrebbero esitato a presentare le loro dimissioni. Ma Demattè che, con uno degli anglicismi che ama, si è definito un civil servant, un funzionario dello Stato (lo diceva anche Guido Carli: e il professore prestato alla Rai non aveva già paragonato l'azienda televisiva pubblica alla Banca d'Italia?), Demattè preciso e zelante, senza peli sulla lingua ha aggiunto: «Può darsi che i direttori delle testate radiotelevi sive possano partecipare alla rico struzione della Rai. Ma non c'è dubbio che il. cambiamento debba incominciare dal vertice». Una notazione che suona come un grido di battaglia. E proprio questo deve aver fatto saltare la mosca al naso ad alcuni: Albino Longhi, «nuovo» direttore del Tgl subentrato a Vespa dopo l'avvicendamento di Martinazzoli a Forlani, non ha aspettato un'ora a dimettersi, con una lettera al presidente dell'azienda. Partendo nello stesso giorno per un lungo week-end di ferie. «Le mie dimissioni sono coerenti con l'impegno che avevo assunto davanti alla Commissione di Vigilanza», ha fatto sapere laconico. Più prudente il direttore del Tg2 Alberto La Volpe che, dopo aver resistito alla bufera del dopo Craxi, pure la sua volontà di lasciare subito il posto l'aveva espressa anche qualche tempo fa al congresso dei giornalisti televisivi a Bari. «Il direttore generale sarà nominato il 23 prossimo? E io mi dimetterò il 24 con una lettera a entrambi», annuncia tranquillo e rassegnato. «Nessuno è insostituibile. Ma non chiedetemi chi verrà dopo. Solo una zingara potrebbe saperlo». Chi non molla è invece Alessandro Curzi, il capo del Tg3. Per niente divertito dalle dichiarazioni del nuovo presidente. E soprattutto, niente affatto convinto di stare dalla parte del «vecchio». «La Commissione di Vigilanza? Io non ho mandato nessuna lettera- precisa-, E alle dimissioni preventive non credo, non mi sono mai dimesso in vita mia. A meno che non cambi la proprietà, e questo non mi pare il caso. Quanto al cambiamento, credo di rappresentarlo io stesso, avendo portato il Tg3 dal 2 al 20% di ascolto». Curzi non è ancora soddisfatto. «Dico anche che i pacchetti di nomine o di revoche mi ricordano i peggiori periodi della Rai occupata dai partiti. - aggiunge - Preferisco il metodo seguito normalmente dagli editori: valutazione di costi e ricavi, risultati ottenuti, linea politico- editoriale eccetera, e poi decidere. Lunedì devo incontrare il presidente, e poi, credo, sarò convocato dal futuro direttore generale». Livio Zanetti, che dirige il Grl, non crea problemi. «Quando cambia l'editore (in questo caso il consiglio) è consuetudine che i direttori rimettano il mandato». Prudente e diplomatico, il direttore del Gr2 Piervincenzo Porcacchia spiega: «Non vedo che bisogno ci sia di dimettersi. I nostri mandati sono tutti a disposizione del consiglio di amministrazione. Ritengo che Demattè, quando ci inconterà, ci chiarirà meglio il suo pensiero». Per il professore Numero Uno, che aveva annunciato di esser contrario alle rese dei conti, è solo un assaggio. In Rai troverà pane per i suoi denti. Maria Grazia Bruzzone Sopra il direttore del Tg3 Alessandro Curzi. Sotto il direttore del Tgl Albino Longhi Nella foto grande Claudio Demattè. Sopra Alberto La Volpe (Tg2)

Luoghi citati: Bari, Roma