Una mafia distrugge le piramidi

Uno mafia distrugge le piromidi «Intascano i fondi dei restauri e tengono nascosti i guasti del tempo» Uno mafia distrugge le piromidi Drammatica denuncia dell'archeologo di Stato LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' forse un caso di «uva acerba», di una maligna frecciata contro chi l'ha deposto; ma le accuse dell'uomo che fino a tre settimane fa era responsabile del vasto impero archeologico egiziano stanno scuotendo anche il governo del Cairo. Ibrahim Bakr parla senza esitazione di una «mafia delle piramidi», a cui attribuisce lo sfacelo del patrimonio che costituisce forse la maggior ricchezza del Paese. Una «mafia», ha fatto capire, con potenti appoggi: tali da provocare il suo siluramento quando propose una denuncia. Da vent'anni, dice, quella mafia controlla l'altipiano di Giza, dove ci sono stati ripetuti furti di oggetti antichi e dove si verificano sotto la luce del sole gli illeciti più vergognosi. Bakr, un esperto stimato nella comunità egittologica, non nasconde di avere avuto contrasti con il ministro della Cultura, Farouk Hosni. E' lo stesso ministro che cinque anni fa aveva licenziato il predecessore di Bakr dopo che una pietra di 300 chili era caduta dalla spalla della Sfinge. «Io volevo fare una denuncia alle autorità giudiziarie - afferma l'ex direttore dell'ente per le antichità in un'intervista al quotidiano cairota Al Ahram - ma la mia richiesta è stata respinta». In un recente dibattito parlamentare, l'indipendente Galal Gharib aveva pronunciato analoghe accuse. Aveva affermato che molti fondi per il restauro delle piramidi erano stati malamente ridistribuiti e aveva ammonito il ministro Hosni che di questo passo «la Sfinge è destinata a cadere nei prossimi cinquant'anni». [f. gal.l

Persone citate: Bakr, Farouk Hosni, Gharib, Ibrahim Bakr

Luoghi citati: Londra