Una Disneyland per Al Capone di Franco Pantarelli

Chicago, rabbia fra gli italiani per un nuovo parco divertimenti USA Chicago, rabbia fra gli italiani per un nuovo parco divertimenti Una Disneyland per Al Capone Si può stringere la mano al boss e rivivere il massacro di San Valentino La città protesta: basta con la vecchia immagine di capitale dei gangster NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Si chiama «Capone's Chicago», la Chicago di Al Capone, e qualcuno l'ha paragonata a una Disneyland dei gangster. Gli italoamericani, naturalmente, si sono arrabbiati. Tempo fa si sono battuti perché la casa di Al Capone non fosse dichiarata monumento nazionale, come alcuni consiglieri comunali avevano proposto, figuriamoci se potevano accettare una «tourist attraction» in cui lo si vede in carne e ossa (no, in plastica e rotelle, visto che si tratta di un robot a dimensioni naturali) accogliere i visitatori («Gli amici mi chiamano Snorky», dice presentandosi) e in cui vengono venduti adesivi con scritto «Non sparate, non siamo contrabbandieri di alcol» e magliette con l'insegna «Chicago Penitentiary». Questa città, dice Fred Randazzo, leader dell'Italian-American Civic Committe, «è stata associata al nome di Al Capone per troppo tempo. E' ora di finirla». Di andare à vedere l'esposizione, Randazzo se ne guarda bene, ma Michael Graham, che di questa iniziativa è il grande patron (ha messo insieme milioni di dollari per avviarla e conta di recuperarli molto rapidamente), dice che tutti i visitatori, anche quelli di origine italiana, se ne vanno soddisfatti. Lo scopo, spiega, è semplicemente commerciale. Poiché quella del Proibizionismo (19191933) è stata un'epoca «romanticizzata da Hollywood», lui ha voluto fornire alla gente, nella cui memoria sono depositate per l'appunto le tante scene viste al cinema, un po' di ricordi «veri». Di oggetti appartenuti ai gangster ne ha messi insieme 4000: pistole, mitra, cravatte e cappelli «tipici», anelli preziosi che i gangster usavano portare, i regali altrettanto preziosi che facevano alle loro donne, eccetera. Ma il pezzo forte è sicuramente un filmato di 30 minuti in cui si racconta tutta l'ascesa di Al Capone ai vertici dell'organizzazione criminale. Niente a che fare con i prodotti di Hollywood, però. Qui, dice Graham, «c'è molto meno sensazionalismo». Perfino il modo in cui viene presentato il massacro di San Valentino, quello in cui gli uomini di Al Capone fecero fuori la banda di Bugs Moran (sette morti), colpevole di intercettare le «consegne» di alcol, se paragonato alle scene supertruculente di tanti film odierni appare gentilissimo. La cosa più emozionante, dicono i visitatori, è l'isterico abbaiare di «Highball», il cane di Moran che fu l'unico sopravvissuto al massacro di San Valentino e che pochi giorni dopo, diventato folle per il «trauma», fu abbattuto. Insomma, l'iniziativa è commerciale ma il «rispetto per la storia» è consistente. Però Dorothy Coyle, dell'ufficio del turismo, dice che loro neanche la menzionano nei depliant. «Chicago è importante per la sua architettura e i suoi musei», dice con orgoglio. «Quella dei gangster è una vecchia immagine. Perché dovremmo promuoverla?». Franco Pantarelli

Luoghi citati: Chicago, Hollywood, New York