Polemica

Polemica Polemica BAR1CCO, GODITI IL SUCCESSO NON SCASSARE wl L sucesso dà I alla testa. 1 Lo so per I i 1 o so per I sentito dire, *] intendiamoci. Ho letto su Tuttolibri i ritratti dei finalisti dello Strega fumati da Baricco, poi l'intervista rilasciata al Corriere sempre da Baricco, reduce dal trionfo al Viareggio. Ho spalancato gli occhi e mi sono chiesto: ma è proprio la stessa persona? E' lo stesso articolista «perbenino» capace di scrivere a proposito della Marami: ((Niente sembra stanarla da quel suo apparente guscio di serena modestia. E anche quando arrischia parole grosse, è sottovoce che le pronuncia» (sic): e della Ombres: «Mi aveva colpito quel suo arrivare allo Strega senza l'appoggio del suo editore... Leggevo di questa sua curiosa impresa e pensavo ai cavalli che, al Palio, scaricano il fantino e se ne vanno al traguardo da soli»? E' davvero sempre Baricco quello che dopo avere scritto tutto questo, nello stesso giorno - ah, il destino - può dichiarare al Corriere: «I cinque finalisti dello Strega - tra cui evidentemente la dolce serenamente modesta Dacia Marami, e la cavalla «scossa» Ombres - paragonati a Beimi, sembrano dei pitocchi». Sì, è proprio lui. E' lo stesso che dice ancora: la critica in Italia si è ridotta a stilare protocolli, «non si capisce mai se un libro è beÙo o brutto». Sarà anche vero, ma chi ha capito dai suoi pezzi come sono i libri della Marami e della Ombres alzi la mano. E non è finita. Se le cose nell'Italia dei libri vanno male, la colpa, per il novello enfant terrible, è solo del sonnecchiamento generale che ammortizza le novità. Nell'Italia letteraria è infatti scomparso ogni regime, non c'è nessuna «lobby che regna sovrana». Ma allora per quale motivo uscirsene poi con la solita vecchia menata: sì, va beh, amo il fantastico, ma è perché solo attraverso il fantastico, l'epico si riesce a cogliere l'oggi. Castelli di rabbia l'ho letto. Sarò anche poco sofisticato, ma di riferimenti alla realtà, se si escludono quelli alla vita del musicista assicuratore Charles Ives, non ne ho trovati. E' «solo» un romanzo fantastico, può anche piacere. D'altra parte tu, o Baricco, scrittore di storie fantastiche, che bisogno avresti di «cogliere l'oggi», se non per compiacere una lobby precisa, la stessa che ritiene immorale scrivere storie per il puro piacere di narrarle, la stessa che va matta per le parabolette di Benni, la stessa che come unico contributo alla conoscenza della nuova letteratura italiana, non ha fatto, in questi anni, che parlare di «scrittura visiva» - più o meno come fai tu quando elogi la Tamaro per il suo «stile da reportage televisivo»: e con Hemingway che scriveva quello che scriveva senza che ancora neanche l'avessero inventata la televisione, come la mettiamo? Ma tu, o Baricco, vai anche oltre. Non hai tema di pontificare: «Se devi raccontare un fatto, non puoi catturarlo avvicinandoti ad esso, ma correndo lontano, verso altre strade. Così, se vuoi parlare del presente, non puoi farlo se non parlando d'altro». E da quando? Mai sentito parlare della ((bestia da un miliardo di piedi»?, di Tom Wolfe e di tutti quelli che, come lui, non si stancano di darle la caccia, non smettono, poverini, di credere nella vitalità del romanzo realistico. Ancora, te la prendi - e anche questo fa parte della prassi di una certa lobby - con i giovani scrittori: che palle. ((Non osano scrivere grandi libri, si fermano a metà, senza rischiare niente». Ma che ne sai? Dopotutto tu, che da come parli sembri essere uno dei pochi valorosi a rischiare, piaci a destra e a manca piaci pure a Pampaloni -, vinci premi e vendi benino, e questo nonostante l'immobilismo della società letteraria da te fieramente denunciato, nonostante la «simultaneità di diversi universi linguistici» della tua scrittura. Come mai? Fossi in te, qualche dubbio ce l'avrei. Quindi, o Baricco, goditi il tuo successo e non ci scassare. Gaetano Cappelli

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