Bugno e Chiappucci ombre tra i monti

Indurain domina sul mitico Galibier e si rafforza al vertice: il Tour è proprio nelle sue mani Indurain domina sul mitico Galibier e si rafforza al vertice: il Tour è proprio nelle sue mani Bugno e Chiapputa, ombre tra i monti La tappa a Rominger, i due italiani perdono 8 minuti Gianni: al diavolo la corsa; Claudio: non valgo niente SERRE CHEVALIER DAL NOSTRO INVIATO I buoni propositi della vigilia, le frasi degli sconfitti che volevano sconfiggere il navarro sulle montagne, se li ammulina il vento disperdendoli. Rammentate? «Attacchiamolo e scoppierà», «Che cosa sono due minuti presi a cronometro? In pochi chilometri di salita se ne perdono molti di più». E' vero, è vero, molti di più. Quanti ne ha persi Bugno e quanti Chiappucci! Il Galibier infinito, li ha disossati. Transitano sotto il traguardo le loro pelli svuotate: il campione del mondo a sette minuti e quarantadue secondi, il guerriero a otto e qurantanove. A Serre Chevalier abbiamo, dunque, uno dei massimi ammainabandiera italiani. Le lacere truppe del Tour si inchinano a Miguel Indurain, a Toni Rominger, un campione bravo e sfortunato messo alle corde dalla cronometro a squadre, ad Alvaro Mejia, colombiano, una pelle di carruba, occhi neri come vetro nero, volontà di roccia, 25 anni (l'avevamo detto, tenete a mente il suo nome). Pedalando verso il col del Télégraph, scavalcato il Giandon, Laurent Fignon ritiene che sia giunto il momento di smerigliare le gambe del navarro. Fignon rappresenta, qui, il passato remoto del ciclismo, la sua mente è fervida, sono le gambe che non gli funzionano. Si augura, però, che funzionino quelle del compagno Bugno, il presente del ciclismo: ti apro la strada, campione del mondo, vai. Ma Bugno non va. Al suo posto vanno Rominger, il polacco Jaskula, il chiappucciano Roche, l'americano Hampsten e il colombiano Rincon. L'olandese Breukink s'aggancia e molla, si riaggancia e rimolla, su e giù. E' da sempre un indeciso, Breukjnk. Il momento di' chiarire il concetto è scoccato. Indurain innesta la sua micidiale corrente e uno per uno li riprende tutti. Chi resiste alla ruota del navarro, chi regge il suo ritmo (ci risiamo: il suo ritmo, l'imposizione del suo ritmo)? Con la maglia gialla rimangono Rominger, Jaskula e il gentile, delicato Hampsten non più pesante d'una coscia di Miguel. A tre chilometri dalla vetta, Mejia, che se ne stava a fianco di Bugno, capisce che quella non è la più incoraggiante delle compagnie: mi dispiace, addio, ci rivedremo, forse, allo striscione. I quattro di testa diventano cinque: il piccolo colombiano ce l'ha fatta. Il Galibier. E', questa montagna che sta fiera nella storia del Tour, un enorme panettone alpino. Ti inganna: dai, ora finisco. E ricomincia. Coraggio, ora mi intenerisco. E gonfia i muscoli. La folla assedia la strada, segue, carica di eccitazione e stupore, la tartassata processione dei penitenti. Una dura nebbia, è certo, vela l'animo ferito di Chiappucci: in che nero sconforto Claudio spinge se stesso. Bugno consuma le ultime energie per accodarsi a ima pattuglia di retroguardia nella quale sconta il suo peccato originale Fignon: è lui che ha attizzato la lotta. Non trova altre forze, il campione del mondo, il Galibier lo condanna ad essere una vana propaggine di Gianni Bugno. Indurain accelera in vista della cima. L'ammiraglia della Banesto lo consiglia alla prudenza: tranquillo, li hai in pugno. Jaskula e Hampsten si schiodano. Dietro, a oltre due minuti, Breukink è in caccia assieme a Rincon. Lo svizzero Zulle è a quasi sei minuti. Bugno e Chiappucci sono ridotti a una lisca. La discesa. Rominger è uscito dal territorio che gli è maggiormente propizio, si è preparato, allenato per le salite, ha studiato il Tour frugandolo in ogni suo monte, adesso non punta a piantare Miguel, non può, punta alla vittoria di tappa. Mejia punta a non cadere, i colombiani amano le discese come Cipollini ama le scalate. Indurain non rischia, lascia che i suoi antagonisti si divertano allo sprint, tanto è finita la pacchia degli abbuoni. Rominger è primo e sale al quinto posto in classifica, a 5'44" da Miguel. Mejia era a 3'08" e a 3'08" rimane. Bugno è a 10'14". Chiappucci a 13'56". Oggi, da Serre Chevalier a Isola 2000,180 chilometri con il Restefond e l'arrampicata conclusiva. Chi vuol sognare, sogni. Poche desolate parole di Bugno: «Non so che cosa mi succede, stavo bene, mi sento bene e poi mi blocco, mi anniento. Al diavolo questa corsa. Ciao Tour, chiuso per me, chiuso per tutti». Poche desolate parole di Chiappucci: «Macché crisi di sole, di pioggia, di montagna. Crisi di niente. Non valgo niente, io». «Sono così stanco che non riesco a parlare. Rominger m'ha fatto impazzire e sul Restefond chissà cosa mi combina». Il navarro veste la maglia gialla di bucato, felice, sorridente. Che strana stanchezza la sua: lo fa somigliare, pari pari, a Miguel Indurain prima di sorbirsi con la cannuccia una cronometro. Gianni Ranieri Indurain all'attacco dei monti: lo spagnolo nel finale ha lasciato via libera a Rominger e Mejia

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