«Ho visto gli assi solo sull'album di mio figlio»

Francesco Guidolin: dal Ravenna in serie C al timone dell'Atalanta con l'etichetta di «nuovo Sacchi» IL PERSONAGGIO m Francesco Guidolin: dal Ravenna in serie C al timone dell'Atalanta con l'etichetta di «nuovo Sacchi» «Ho visto gli assi solo sull'album di mio figlio» Ama il bel gioco ma bada a far punti BERGAMO DAL NOSTRO INVIATO Ieri, poco dopo le 17, Francesco Guidolin è entrato sul palcoscenico della serie A lanciando il pallone ai suoi nuovi ragazzi. Ha lasciato quelli del Ravenna dopo averli portati in B e dopo aver lavorato con Giorgione e Treviso in C2, Fano, Empoli e appunto Ravenna in CI. Approda nel grande calcio con l'Atalanta, questo naif di 37 anni con un passato di calciatore che ha offerto le cose migliori a Verona. Guidolin è un tecnico abbastanza sconosciuto al grande pubblico, con appiccicata addosso l'etichetta di «sacchiano» e la patente firmata da Bagnoli, che lo stima. Ma a lui il «mi manda Sacchi» non garba. «Il fatto che mi sia piaciuto il suo Milan è tutto. Non andiamo oltre. Mi piace anche il Trap, ad esempio, che ora fa la zona ed altre volte la marcatura a uomo e la zona mista». E' vero che all'Atalanta farà il liceo, in attesa di iscriversi all'università alla Juven- tus con Trapattoni direttore generale? «Calma, il liceo l'ho già fatto a Ravenna. La mia università è qui». Un tipo tosto, simpatico, senza giri di parole. «Nel rispetto delle tradizioni vorrei portare qualcosa di diverso nel modo di interpretare il football». Un presuntuoso? Sembra di no, perché spiega: «Vorrei che si parlasse dell'Atalanta come del Foggia, ovvero di una squadra che offre spettacolo assieme ai risultati, che in Italia sono sempre il metro di pa¬ ragone». E ancora, sulla sua visione del lavoro: «Staremo molto sul campo, ma non solo a faticare. Anche a parlare, la squadra si crea soltanto con la reciproca collaborazione e la compresione degli schemi». Cosa promette? «Un periodo di assestamento, per il quale chiedo pazienza ai tifosi. Fatemi conoscere a fondo i giocatori che ho visto solo in televisione o nelle figurine raccolte da mio figlio». Orrico, Maifredi, la zona ha già fatto molte vittime... «E' vero, ricordo certi fallimenti. Ma la zona non è un credo unico, ci sono varianti utilissime. Certo, se pensassi solo agli esempi di Orrico e Maifredi avrei potuto starmene a casa. Dei giocatori non sarò né fratello né amico. Soltanto il loro allenatore». Ha firmato un contratto per due anni, quando l'Atalanta non è mai andata oltre uno. Presidente Percassi, come mai ha cancellato la tradizione? «Perché credo in lui, sono andato a vedere il Ravenna e mi ha convinto. Ci siamo visti a Leffe, un caffè, una stretta di mano e via. Con Guidolin andiamo sino in fondo di sicuro». Grosso impegno per un presidente che guida una squadra di provincia (Bergamo ha 121 mila abitanti, ma un hinterland operoso di mezzo milione di persone) nella sua 41a stagione in serie A. Una società che sta abbassando i prezzi dei biglietti, portando giovani e donne allo stadio come antidoto alla violenza, che ha prestato in giro 8 giocatori della Primavera campioni d'Italia perché facciano esperienza prima di tornare a casa. Un presidente che ha presentato la squadra in anticipo sulla chiusura del mercato. L'Atalanta parte con queste speranze, con un allenatore che fa il gran salto ma non sogna soltanto: «Le mie idee adesso le conoscete, ma sappiate pure che non sono un incosciente. Se faremo molto gioco e pochi punti io avrò vita breve». Bruno Perucca Guidolin, 37 anni, si ispira al Foggia-spettacolo di Zeman