Ma la Rai mette al bando i registi?

Ma la Rai mette al bando i registi? Contrasto con la proclamata volontà di aiutare il cinema. Domani nuovo ciclo su Raiuno Ma la Rai mette al bando i registi? Ci sarebbe una «lista nera» dei nomi non graditi ROMA. Il contrasto è stridente. Da una parte la prima rete Rai che annuncia la programmazione, da domani, di un ciclo di 14 film con il marchio Raiuno. Dall'altra un quadro desolante, registi e produttori italiani che si lamentano della situazione di fermo totale in cui giace il nostro cinema: autori famosi e progetti importanti bloccati in un'attesa frustrante, sospesi ad aspettare fondi e sostegni; responsabili delle reti che dichiarano l'impossibilità, causa ristrettezze economiche, di sovvenzionare futuri progetti cinematografici. Ma allora come è possibile che il direttore di Raiuno decida di sottolineare «la grande tradizione d'impegno nella produzione di cinema» della prima rete? Semplice: componendo una lista in cui la pellicola più recente è datata '91 e in cui, accanto ai primi 5 titoli in prima visione tv («Una questione privata» di Alberto Negrin, «Un uomo di raz¬ za» di Bruno Rasia, «Riflessi di un cielo scuro» di Salvatore Maire, «Tracce di vita amorosa» di Peter del Monte, «Il nodo alla cravatta» di Alessandro Di Robilant), trovano posto anche «Ginger e Fred» di Federico Fellini, «Good morning Babilonia» dei Taviani, «La leggenda del santo bevitore» di Ermanno Olmi, «Oci Ciornie» di Nikita Michalkov. Film che non possono certo definirsi primizie. Spiega l'imperturbabile Fuscagni: «Tutte le estati presentiamo gruppi di film italiani ma quest'anno li collochiamo in prima serata. Quanto al problema della produzione, posso dire che la rete, in media, investe nel settore tra i 10 e 20 miliardi l'anno». E anche quest'anno Raiuno non si sarebbe tirata indietro: Liliana Cavani, Nanni Moretti, Giacomo Campiotti sono solo alcuni tra gb autori che hanno beneficiato del suo contributo economico. «In un momento in cui il palinsesto della tv pubblica e dei network - ha detto il capostruttura Ludovico Alessandrini - tende progressivamente ad "americanizzarsi", Raiuno richiama l'attenzione del pubblico sul cinema italiano». E che cosa ne dicono i capi della prima rete della storia delle «liste nere», gli elenchi che, secondo l'Anac (l'associazione degli autori italiani), conterrebbero nomi di registi «banditi» e accantonati perché non omogenei ai criteri della lottizzazione? «Il problema della scelta dei progetti si pone sempre - risponde Fuscagni - quando produciamo e quando compriamo. Siamo responsabili di quello che trasmettiamo». Insomma, meglio cambiare argomento. Come spiega Carlo Fuscagni la decisione di affidare la conduzione di «Domenica in» a Luca Giurato? «Finora, per la domenica pomeriggio, avevamo sperimentato la formula del villaggiovacanze; ora punteremo sui fatti della vita. L'idea base della trasmissione sarà quella di un grande aeroporto ideale: sogni, speranze, partenze, gente che va e gente che arriva». E che cosa pensa dell'esplodere del fenomeno dei giornalisti che diventano conduttori e viceversa? «La mescolanza dei generi è tipica di questi anni: non credo agli sbarramenti e alle contrapposizioni. La tv è viva se dentro c'è qualcosa che stimola l'attenzione del pubblico». [f. e] Il regista Nanni Moretti

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