Manette al «re delle poste» di Susanna Marzolla

Manette al «re delle poste» Manette al «re delle poste» Arresti domiciliari a Defendini L'accusa: 2 miliardi a Padella MELANO. Il signore delle poste (private) è stato arrestato per aver dato due miliardi a un altro signore delle poste (pubbliche). Franco Defendini, 48 anni, torinese si trova da ieri agli arresti domiciliari, accusato di corruzione. Avrebbe consegnato i due miliardi a Giuseppe Parrella, ex direttore generale dei telefoni di Stato, nonché gran collettore di tangenti per tutto il settore telefonia e poste. I soldi, a quanto si è appreso, sarebbero serviti a far sì che Parrella non ostacolasse l'accordo raggiunto tra il ministero e le agenzie di recapito private, raggruppate nel consorzio «Send Italia». E che, in generale, si muovesse nell'ottica di favorire i progetti di privatizzazione dei j servizi postali. Franco Defendini, sposato, padre di due figli, è il titolare , dell'omonima azienda di recapito postale, una delle più antiche d'Italia, fondata da suo nonno nel 1926. Ha 200 dipendenti, mentre 2500 (con un fatturato di 215 miliardi) occupa la «Send Italia», costituita da 67 agenzie private, e di cui Defendini è il presidente. Nel '90 la «Send Italia» firmò un accordo con le poste per la consegna degli espressi nelle dodici più importanti città italiane, l'anno seguente l'accordo fu esteso anche ai telegrammi. Defendini è stato arrestato ieri mattina e subito portato a Milano. Ma ha evitato di entrare a San Vittore: interrogato prima in procura e poi dal gip Italo Ghitti «ha chiarito la sua posizione» e gli sono stati subito concessi gli arresti domiciliari. Stesso trattamento per Massimo Pancera, ex vicepresidente di Farmindustria, arrestato nell'ambito del filone-sanità. Pancera, secondo l'accusa, aveva raccolto 250 milioni tra gli industriali farmaceutici e li aveva passati al suo presidente, Claudio Cavazza: destinatario finale Giovanni Marone, segretario dell'ex ministro Francesco De Lorenzo. Intanto si allunga la lista dei latitanti: è infatti all'estero, ricercato, Ferdinando Mach di Palmstein, 46 anni, finanziere «assai vicino» ai partito socialista. E' accusato di concorso in concussione per aver costretto a pagare una tangente Giovanni Cherubini, dirigente dell'Olivetti a Roma. Per la verità Mach di Palmstein è latitante da tre mesi: esattamente dal 14 aprile, quando cioè la magistratura romana ha emesso contro di lui un mandato di cattura, sempre per concussione. Il finanziere era accusato di aver intascato tangenti per forniture di materiali destinati al Senegal e all'Argentina. Mach di Palmstein era stato tirato in ballo dall'ambasciatore Giuseppe Santoro, ex direttore generale della cooperazione e fi gura centrale dell'inchiesta sugli aiuti al Terzo Mondo (e sulle relative tangenti). Ma, prima ancora delle sue dichiarazioni, gli inquirenti avevano perquisito casa e ufficio di Mach di Palm Stein, sequestrando parecchi documenti. Uomo di area socialista, legato a Bettino Craxi, era da anni sospettato per aver gestito affari e finanziamenti illeciti del parti to, ma prima dell'«incidente» della cooperazione era sempre uscito indenne dalle inchieste Quella sul traffico d'armi condotta da Carlo Palermo, ad esempio: caso archiviato; o quella sui «fondi neri» dell'Ili assolto in Cassazione. E ancora quella sull'imprenditore torme se Gianfranco Maiocco e quella di Firenze su alcune società di un esponente psi. Tanti sospetti, ma nessuna condanna. Poi è arrivata l'inchiesta di Roma, adesso Milano: se non riescono a prenderlo, difficile pensare che Mach di Palmstein torni in Italia volentieri. Susanna Marzolla Da sinistra, Raul Gardini e Carlo Sama