Arrestato il banchiere Bongianino
Arrestato il banchiere Bongianino Arrestato il banchiere Bongianino MILANO. Con discrezione, come s'addice al banchiere della Popolare più grande d'Europa. Niente manette per Pietro Bongianino, amministratore delegato della Popolare di Novara. Ma pur sempre un ordine esplicito dai giudici di Milano: arresti domiciliari. L'accusa? Sempre la stessa: concorso in bancarotta fraudolenta. Quella che gli era già costata un avviso di garanzia, un paio di settimane fa, da parte del pubblico ministero milanese Luigi Orsi che sta indagando sul fallimento della Sasea di Florio Fiorini. Nessun fatto nuovo. Il giudice Orsi non lo dice ma nelle lunghe ore di interrogatorio, lunedì 5 luglio, Bongianino non l'aveva convinto. Non era stato in grado di spiegare il perché e il per come di quello strano giro dei 35 miliardi usciti il 13 settembre del '90 dalla filiale milanese della Popolare come finanziamento alla piccola società Imic (soli 200 milioni di capitale) poi passati alla First assicurazioni e da questa utilizzati (sempre il 13 settembre) per acquistare ob- bligazioni Sasea date in pegno alla Novara Suisse. Una spiegazione, secondo Orsi, c'era: il giro dei 35 miliardi usciti dalla Popolare filiale di Milano e rientrati alla Popolare filiale svizzera serviva per alleggerire l'esposizione da 400 miliardi della Novara Suisse nei confronti della Sasea. Una convinzione rimasta, nonostante i distinguo di Bongianino, che ha reso inevitabile il coinvolgimento nella bancarotta e la richiesta di arresti per impedire la reiterazione del reato e un sempre possibile inquinamento delle prove. Così, è successo. Ieri verso l'una, al primo piano di palazzo Bellini, sede storica della banca, il provvedimento firmato dal giudice per le indagi¬ ni preliminari Vincenzo Perozziello è stato consegnato nelle mani di un Bongianino pallido, stupito, quasi incredulo. Un piccolo sospiro di sollievo di fronte agli arresti domiciliari: niente tradotta a San Vittore, obbligo di restarsene in casa, 300 metri dall'ufficio, in Baluardo Partigiani. Niente carcere, ma lo choc è comunque grande. Per Bongianino, 68 anni, entrato alla Popolare a 14 anni come fattorino e da sette amministratore delegato, massima carica prima del ritorno al vertice - un paio di settimane fa dopo l'avviso di garanzia - dell'anziano Lino Venini che a 84 anni, per evitare contraccolpi ancor peggiori sull'istituto, ha ripreso in mano le redini come presidente operativo. Choc grande, c'è da prevedere, per Novara, città dove la Popolare non solo è la banca per eccellenza ma è l'istituzione che tutto vede e tutto provvede. E per la banca che in un comunicato del consiglio d'amministrazione, mentre la notizia esplodeva come bomba nel sistema creditizio, ha spiegato di con¬ fidare «nell'operato della giustizia e in un obiettivo esame del caso». Aggiungendo, per rassicurare i 15 mila azionisti e i chissà quanti correntisti, che per i buchi della Sasea non c'è nulla da temere: la Popolare, viene ribadito, ha già messo una pezza nel bilancio '92 tagliando di 216 miliardi l'utile e rimpolpando di quanto basta i fondi ammortamento, [a. z.] Pietro Bongianino
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