Anche Bossi torchia il mattone

Anche Bossi torchia il mattone Anche Bossi torchia il mattone In 7 Comuni leghisti aliquote lei «robuste» LE TASSE SALATE « » 'ITA non facile per gli amministratori leghisti al governo in decine di città del Nord. Il lider maxima minaccia lo sciopero fiscale, fa la voce grossa contro le gabelle dello Stato, ma chi deve far quadrare i bilanci comunali si ritrova negli ingrati panni di riscuotere le vituperate tasse, tra cui la non troppo popolare lei. E si scopre che non tutti i sindaci seguaci di Bossi hanno avuto la mano fiscale leggera. Su 74 Comuni guidati da un sindaco leghista, in sette casi spunta l'aliquota più pesante del sei per mille, come succede a Monza (ma pure a Diano Marina, Bussoleno, Broni, Cambiago, Piancogno, Rottofreno). E, comunque, nella maggioranza dei casi si è preferita quella mediana del 5 per mille (come nella Milano di Formentini), mentre solo in 18 città (generalmente piccoli Comuni) i sindaci leghisti si sono mostrati meno esosi applicando l'aliquota minima del 4 per mille. Comunque, sembra più facile parlare che fare. Ha un bel dire il numero due della Lega e capogruppo alla Camera Alberto Maroni che il futuro sarà più roseo, promettendo un 4 per mille in tutte le città. Ma, ora, come si giustificano le numerose «incoerenze fiscali» leghiste? La patata bollente viene elegantemente scaricata, nel caso di Monza, sul commissario, prefettizio e all'impossibilità tecnica per il sindaco della Lega di portare una successiva modifica. Più fortunati i cittadini della piemontese Acqui Terme: l'aliquota del 6 per mille decisa nel novembre scorso dal commissario prefettizio è scesa al 5 nel febbraio grazie alla nuova giunta guidata dal leghista Dino Bosio. Perché non essere ancor più generosi con un 4 per mille? «Perché in bilancio mancherebbero un miliardo e 200 milioni. Non potevamo certo permettercelo, con gli interessi passivi di due miliardi e i tagli pesanti a cui già siamo costretti», spiega Bosio. Enologo, lo troviamo al lavoro nel suo negozio. Confessi Bosio: di fronte alla dura realtà anche un sindaco leghista non può fare molto diversamente dai colleghi di altri partiti se vuole far quadrare i conti... Ammette candidamente: «Nessuno di noi aveva mai amministrato una città e gli inizi non sono stati facili. Ma di fronte ai problemi, abbiamo scelto la strada di spiegare le difficoltà finanziarie ai cittadini in incontri pubblici». E questo basta a rassicurarli? A pagare senza brontolare il 5 per mille? «Ma il 4 per mille va tutto allo Stato e sembra pure che l'eventuale evasione venga accollata al Comune: non è ben chiaro. Il problema vero però è che ci troviamo con 189 tipi di tasse e solo 5-6 sono logiche: qui ci vuole in fretta la riforma fiscale». Usa termini pacati il sindaco di Acqui Terme, ma nella sede della Lega Nord di Gorizia s'impreca contro quel 6 per mille imposto dal Comune a guida de contro cui nulla può fare la presidente leghista della provincia. E così si va giù pesante: «Comune mangiatutto: ci stanno spennando e poi tutto finisce nelle tasche di quei ladroni di Roma». Andrea Guglieri, sindaco di Diano Marina, bella cittadina ligure da cui ha cacciato i «vu' cumprà», è volato a Roma, chissà, forse a chiedere aiuti finanziari, visto che i Comuni con bilanci in attivo, con gli ultimi provvedimenti pare ricevano meno fondi dallo Stato. «Non siamo in rosso grazie al 6 per mille dell'Ici: e così siamo puniti», polemizza l'assessore al Bilancio Elio Novara. Perché allora l'aliquota più alta? «L'avremmo cambiata molto volentieri, ma non c'è stato il tempo; ormai era in pagamento, ma nel '94 la porteremo al 5 per mille». Tutto qui il vostro «alleggerimento fiscale»? «No, abbiamo altre idee per spremere meno i nostri cittadini». E i conti chi li paga? «Recupereremo i soldi facendo pagare i parcheggi, un problema annoso per Diano». Cittadini più contenti? Chissà. Stefanella Campana In alto Umberto Bossi Accanto da sinistra Marco Formentini e Alberto Maroni