«Penso a una Rai come Bankitalia» di Maria Grazia Bruzzone
Claudio Demattè nominato presidente: il nostro compito è delottizzare Claudio Demattè nominato presidente: il nostro compito è delottizzare «Penso u una Rai come Banlcitalia» «Bisogna non solo guarirla, ma ridisegnarla e ripensarla» «Nessuna resa dei conti. Tutti lavoreranno in libertà» ROMA. Alla fine è stato scelto proprio lui, il bocconiano, il professore di economia aziendale, il candidato che alla vigilia sembrava incarnare più degli altri il profilo del presidente-manager, in grado di tenere testa all'altro manager che sarà il direttore generale Rai, nominato probabilmente venerdì 23. E Claudio Demattè, 51 anni, due figli, asciutto e abbronzato dietro gli occhialini senza montatura, una sfilza di specializzazioni in Svizzera e Stati Uniti, già consigliere di amministrazione di svariate aziende fra cui Laterza, Chase Gemina e Fondazione Cariplo, votato all'unanimità (una sola scheda bianca, la sua), come aveva annunciato, non si è tirato indietro. Anzi. Alla conferenza stampa che ha seguito la nomina, si è presentato con un piglio da dirigente superefficiente portando, col suo accento milanese e il suo linguaggio senza fronzoli da economista poco aduso ai palazzi romani, un'aria nuova a viale Mazzini 14. «Pensavamo di scegliere il decano, invece abbiamo scelto il più giovane», ha spiegato laconica e ironica Elvira Sellerio, compresa e quasi turbata dalla responsabilità e dalla mole di lavoro che aspetta comunque non solo il presidente ma tutti e cinque i neoconsiglieri. Demattè è stato molto più esplicito. «L'informazione è una merce preziosa e un bene comune come la moneta - ha detto al culmine del discorso, con una metafora che suonava come un prò- gramma -. Bisogna far diventare la Rai-tv ciò che è la Banca d'Italia per la moneta: un organismo con un'alta autonomia e un corretto rapporto rispetto al potere politico, ma con più responsabilità e rispetto verso i cittadini». In che modo? «La Rai è un'azienda ricca di storia e di talenti, ma è malata da un punto di vista economico, basta dare uno sguardo ai conti - aveva esordito il neopresidente -. Bisogna non solo guarirla, ma ridisegnarla e ripensarla. Bisogna ragionare su come rendere una struttura che è stata per molti anni un'appendice della struttura statale, una vera e propria impresa. Bisogna, noi e coloro che nella Rai lavorano, riscoprire il senso vero del servizio pubblico: la Rai deve diventare un'azienda che si differenzia per la sua missione rispetto alle emittenti private, mettendo al centro gli interessi dei cittadini che pagano il canone». Non basta. Insiste Demattè: «Nostro compito è de-lottizzare, che vuol dire collocare il rapporto tra politica e azienda ai punti giusti: la'convenzione, la nuova legge. E ehminare qualsiasi interferenza sul prodotto». In concreto? «La de-lottizzazione potrà avvenire per rimozione organica dei dirigenti oppure attraverso il cambiamento dei comportamenti delle persone», risponde il professore, pur mostrando di credere di più alla seconda strada. «Il vero cambiamento - spiega - al di là delle operazioni di ingegneria istituzionale, avverrà attraverso i comportamenti di tutti quelli che nell'azienda lavorano. La Rai ottiene un canone e deve dare qualcosa di diverso che è da valutare con attenzione. Questa valutazione la faremo insieme a tutti quelli che alla Rai lavorano. Non ci saranno "rese dei conti". Io sono contrario. Credo che le professionalità che sono nella Rai saranno ben contente di lavorare in libertà». Sarà sufficiente a tranquillizzare dirigenti e funzionari? Il sindacato dei giornalisti aveva chiesto una Conferenza di produzione entro 90 giorni. Ma a Demattè, che parla di azienda televisiva in termini di creative industry e di prodotti da vendere sul mercato, sia pure particolare, la parola non piace, non la capisce e gli pare «vecchia». «Se la richie¬ sta è quella di riportare le energie nel servizio pubblico, troveremo il modo di farlo col direttore generale». Il direttore generale, che il consiglio dovrà nominare d'intesa con l'azionista, è il primo vero nodo. Il consiglio ha scelto l'assemblea «totalitaria», con tutti gli azionisti (Iri e Siae) e i sindaci, che permette tempi rapidi. Demattè accenna al metodo. «Come sempre in questi casi, faremo prima un'analisi seria e approfondita della dinamica esterna e dei problemi interni. Questo esame potrà portare sia a un'indicazione interna che a una esterna». Un manager? «Credo di sì, ma un manager di questo tipo di impresa». Maria Grazia Bruzzone Venerdì 23 il direttore «Sarà un manager ma di questo tipo d'impresa» A sinistra il nuovo presidente Rai il professor Claudio Demattè In alto Elvira Sellerio consigliere d'amministrazione
Persone citate: Chase Gemina, Claudio Demattè, Demattè, Elvira Sellerio
Luoghi citati: Roma, Stati Uniti, Svizzera
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