Vandea malattia mortale d'Europa

A 200 anni dalla pagina più nera della Rivoluzione francese: un aiuto per capire il presente A 200 anni dalla pagina più nera della Rivoluzione francese: un aiuto per capire il presente Vandea, malattia mortale d'Europa Periferìe in guerra contro il centro che le divora PER capire quel che sta succedendo in Europa non è inutile ricordare cosa fu la rivolta della 1 Vandea, duecento anni fa, e come nacque la terribile guerra delle periferie contro la Rivoluzione Francese. «Lugubre malinteso», così Victor Hugo chiama l'insurrezione, nel romanzo Novantatré: «Lunga resistenza incaponita e superba, guerra dell'oceano contro la terra, dello spirito locale contro 10 spirito centrale. Tumulto colossale - sordità terribile». Eccidio smisurato, ma anche smisurato suicidio di una popolazione. Parricidio, e al tempo stesso rivoluzione che divora i figli. Sensibilità spinta fino all'estremo, e al tempo stesso incapacità di usare i sensi, per guardarsi a vicenda. Lugubre malinteso, veramente. Gli inglesi non soccorreranno la Vandea, come gli insorti avevano sempre sperato, lo sguardo fisso sul mare di Quiberon e di Granville. I rivoluzionari che volevano sollevare l'umanità non vedranno gli uomini che la compongono. I deputati giacobini che decretano la distruzione della Vandea, il 1° agosto 1793, non conoscono quel che vogliono distruggere, e su cui fantasticano astrattamente. Sanno solo che vogliono annientare la più irriducibile delle periferie, e l'idea stessa di una periferia della rivoluzione. Sanno solo che esistono periferie opache, non traversate dalla luce rivoluzionaria, e precisamente questa opacità hanno in odio. «Inesplicabile Vanda», così il deputato Barare spiega alla Convenzione 11 piano di sterminio, e la Vandea sarà sterminata appunto perché inesplicabile. Le truppe blu piegheranno l'esercito bianco, nell'ottobre 1793, Parigi vince la Francia e tuttavia proprio allora comincerà il vero sterminio: nell'inverno '93-'94, le «colonne1 infernali» di Turreau uccideranno con accanimento speciale decine di migliaia di uomini, non importa se repubblicani o antirivoluzionari purché la Vandea scompaia, sia «rigenerata», e diventi nome maledetto. Lo diverrà: ancor oggi evoca la controrivoluzione, l'anti-progresso. «Nome illustre e nero la Vandea», scrive Hugo. Sono rasi al suolo i villaggi, sono uccise soprattutto le donne gravide nell'eccidio, perché la stirpe non si prolunghi. Il suolo stesso è dichiarato infame. «Trasformeremo la Vandea in deserto e la chiameremo Vengée, Vendicata». L'ordine della Convenzione sarà eseguito con furore, e la guerra sfocia in pulizia etnica. Babeuf, dopo la caduta di Robespierre, denuncerà il «popolocidio». Ricordare la Vandea serve forse a capire quando la periferia diventa opaca al centro, e il centro incomprensibile alle periferie. Serve a capire il lugubre malinteso della guerra in Bosnia, e l'ossessione del sangue puro che domina così ineluttabilmente le rivoluzioni guerriere. Tutto l'anno della Vandea è lugubre. E' epoca delle sensibilità scatenate, come osserve- ranno gli storici Taine e Michelet. Sono passati quattro anni dalla presa della Bastiglia e la rivoluzione è sempre quella, come se il tempo non fosse passato: è volontà di potenza e distruzione allo stato puro. E' energia fine a se stessa, come nelle prime ore, e permanente stato di agitazione, suscettibilità estrema e estrema spietatezza: due sentimenti che spesso vanno bene insieme. «La sensibilità diventa preziosa come a suo tempo furono preziose le virtù. I nervi hanno quasi preso il posto del cuore», aveva detto Barnave, ghigliottinato nel '93, sui benefici dello spirito rivoluzionario. Nel '93 è ancora così: ogni minuto la rivoluzione perde i nervi, e perdendo i nervi ricomincia da capo. Non che manchino le minacce: gli inglesi preparano davvero la controffensiva, e ormai si moltiplicano le ostilità interne, in quasi tutte le città portuali e a Lione, in Bretagna e Vandea. Ma la malattia mortale non è nelle periferie: non è nell'autonomismo girondino di Bordeaux, Tolone, Marsiglia; non è nella rivolta monarchica di Lione e neppure nella solidarietà disperata della Vandea contadina con i suoi campanili, i suoi preti refrattari. La malattia mortale è nel centro, è nella rivoluzione stessa, che non riesce a uscire dallo stadio dell'agitazione e a divenire esperienza, attitudine a governare. Che quasi compulsivamente ripete i gesti dell'inizio: i gesti inaugurali della volontà assoluta. Lo stesso giorno in cui la Convenzione decreta il massacro in Vandea, Danton sale alla tribuna e azzarda quasi un'autocritica: «E' necessario un governo», invoca. La Vandea ha colto di sorpresa gli intellettuali della rivoluzione, perché gli intellettuali hanno dimenticato che il Paese andava guardato, e poi governato. Le periferie in origine non sono periferiche. Lo diventano perché il centro continua a chiamarle, e a trattarle come tali. Lo diventano quando il centro, nella sua potenza-impotenza, diventa «inesplicabile». Questo è successo nell'insurrezione della Vandea. Nell'89, la regione non è contro la rivoluzione. Nelle lettere di protesta inviate agli Stati Generali (i cahiers de doléance) i contadini della Vandea si lamentano dei privilegi e poi festeggeranno l'abolizione dei diritti feudali. E' piuttosto l'organizzazione del Nuovo che man mano li spaventa, è l'anticristianesimo ra¬ dicale che crea i sacerdoti, e i contadini refrattari. Non c'è stata insurrezione quando il re è stato ghigliottinato, non c'è stata neppure quando i giacobini hanno imposto al clero la sottomissione al potere civile. La rivolta è divenuta armata quando Parigi ha deciso di arruolare forzatamente 300 mila uomini per l'esercito, reclutandoli soprattutto nelle zone contadine: proprio come accadeva nel vecchio regime, che era indifferente e sprezzante nei confronti delle classi rurali. E' a questo punto che i contadini, protetti come sono sempre stati dai propri sacerdoti, si rivolgono ai nobili per chiedere armi e capi militari. La Vandea è anche rivolta contro una borghesia che si comporta allo stesso modo della vecchia nobiltà, e forse più sprezzantemente ancora. Che confisca i beni degli emigrati politici non per distribuirli ai Municipi, ma per arricchire l'amministrazione parigina, prepotente da ormai un secolo. La Vandea è reazione violenta a una rivoluzione che secondo Tocqueville è già avvenuta prima dell'89: che già prima ha «calpestato le libertà locali», «divorato le province», premiato «l'assenteismo del cuore» di chi governava le campagne e le periferie. La Bretagna, la Vandea, la Linguadoca erano regioni che facevano eccezione, dove ancora esisteva un equilibrio fra popolo, borghesia, nobiltà, clero. Non è per il Vecchio Regime che si combatte in Vandea, ma per la Vecchia Società, per proteggerne i delicati equilibri. Nella rivolta dello spirito locale, i rivoluzionari hanno visto una guerra di retrogradi. Anche Michelet e Victor Hugo parlano di barbarie contro civilizzazione. I paesaggi stessi della Vandea fanno venire in mente idee simili: il dedalo di siepi che cir¬ conda i campi di stoppie, le boscaglie dietro le quali si immagina un popolo provinciale, chiuso, abbarbicato ai propri campanili, alle proprie radici. «Il bosco è il contrario della montagna. Il bosco è barbaro, è imboscata», scrive Hugo, per cui la Vandea tutta è «sorda provocazione della natura». Ma si dimentica presto che la Vandea è anche quella società fondata su un forte equilibrio sociale. Che è anche attrazione infinita per il mare, e il mare non è mai provinciale, è sempre scoperta dell'altro, è commercio e avventura. Il mare è l'Inghilterra commerciale e marittima, e non a caso tutte le periferie girondine cercheranno il contatto con le navi britanniche, da Tolone a Marsiglia a Bordeaux. Victor Hugo lo fa capire. I guerriglieri sono «oscuri ascoltatori del mare». La Breta¬ gna è atlantica, da sempre: «Fermati! Gridava l'oceano alla terra, e la barbarie alla civiltà». Alla fine del romanzo Gavain, giacobino pentito, s'accorge della grandezza del mare: «Cos'è l'Oceano? Un'enorme forza perduta. Com'è stupida la terra, a non impiegare l'Oceano!». I veri terrigni, i continentali, erano piuttosto a Parigi, dentro la Montagna della rivoluzione. E' quest'ultima che ha l'ossessione del sangue impuro, e che comporrà su tale ossessione l'inno della Marsigliese. Maria Antonietta fu sempre chiamata con disprezzo «l'austriaca», e la monarchia era odiata anche per le sue genealogie cosmopolite, sparse in tutta Europa. Nata per servire l'umanità, la rivoluzione rattrappirà negli anni del Terrore. Anche gli ebrei, emancipati grazie alla presa della Bastiglia, finiranno con l'aderire alle rivolte girondine del SudEst. La rivoluzione promette la fraternità oltre all'eguaglianza e alla libertà, ma la fraternità diventa presto una gabbia: una famiglia chiusa, che non esce di casa. I giacobini coltivavano tutti i segni familiari: il bacio della fraternità, il tu dato a tutti. Anche in questo la loro sensibilità era estrema: «In un popolo libero non ci possono essere persone neutrali. Non ci sono che fratelli, o nemici». Neppure l'amicizia è del tutto innocente, in rivoluzione. La rivoluzione comincia col proclamare la liberazione del genere umano, per poi sognare fusioni totali, e esclusive d'ogni dissidenza. Dovremmo pensarci, ogni volta che ascoltiamo l'Inno della Gioia di Beethoven, che fu scritto negli anni di Robespierre e che oggi è l'inno dell'Europa della Comunità europea. Dovremmo pensare a cosa portò tutta quella grande sensibilità affettiva e fraterna e tutti quegli inni, duecento anni fa. Porta alla formula centrale dei giacobini: Fraternité ou la mort, Fraternità o la morte. Barbara Spinelli La rivolta dei contadini non per l'Ancien Regime ma per proteggere i vecchi equilibri na più nera della Rivoluzione francese: un aiuto per capire il presente Nell'incisione, l'esercito «bianco» della Vandea oltrepassa la Loira, nel momento della sua effimera fase vincente. A destra Jean-Baptiste Carrier, esponente della Convenzione, responsabile degli annegamenti di Nantes, ghigliottinato nel 1794 Nell'incisione, l'esercito «bianco» della Vandea oltrepassa la Loira, nel momento della sua effimera fase vincente. A destra Jean-Baptiste Carrier, esponente della Convenzione, responsabile degli annegamenti di Nantes, ghigliottinato nel 1794 L'esercito dei vandeani in battaglia. L'insurrezione scoppiò nel 1793, quando il governo rivoluzionario dichiarò guerra agli inglesi, decretando ' la leva di 300 mila uomini, in gran parte contadini del|a Vandea