Quel che la scuola non deve fare e quel che l' America non può darci

polemica. Carmen Covito attacca la critica Grazia Cherchi: «Premia chi usa ciliegine lessicali» LETTERE AL GIORNALE Quel che la scuola non devefare e quel che l'America non può darci Rispettiamo la vita in Somalia Sulla Stampa del 6 luglio, a pagina 4, si legge: «Abbandonata la linea morbida, si colpiranno donne e bimbi che coprono gli assalitori. Somali attenti, adesso spariamo». Sono un combattente dell'ultimo conflitto mondiale: alla lettura di questi odiosi messaggi ho provato un senso di oltraggio al buon gusto. Ci rendiamo conto che siamo in casa d'altri, dove possiamo essere ospiti più o meno graditi e pertanto dobbiamo perseguire la linea morbida per raggiungere i migliori accordi fra le parti, mettendo al bando la prepotente violenza delle armi, che in definitiva fa perdere vinti e vincitori, riservando solamente promozioni o ricordi alla memoria? Colpire questo o quel capoclan e relativi seguaci nel loro fanatismo è opera improba e di difficile soluzione. Diamo valore alla vita nel rispetto di tutte le sue regole, pagando, magari anche con la vita, cancellando il rimorso di avere usato le armi contro il prossimo. Renzo Grasso, Moretta (Cn) Come aiutare Margherita Margherita è stata bocciata in prima elementare perché non ha saputo adattarsi alla scuola, perché parla il dialetto e ha manifestato difficoltà con la lingua scritta e con la matematica. Nell'articolo comparso su «La Stampa» si legge anche che l'Ussl ha segnalato il caso al tribunale per i minori e che è possibile che la bimba venga allontanata dalla famiglia. Margherita ed i suoi genitori avevano in primo luogo il diritto di essere aiutati, dalla scuola che dovrebbe accogliere la diversità come una risorsa, dai servizi sociali di territorio a cui compete in modo primario l'attività di prevenzione e di soste¬ gno concreto al nucleo famigliare che presenta carenze economiche, sociali o educative. I divari culturali e linguistici possono essere compensati con adeguati interventi educativi e sociali che si realizzano in tempi distesi e non si concludono con una bocciatura alla fine della prima elementare. I bambini sono uno diverso dall'altro, hanno competenze diverse, alcuni parlano il dialetto, altri provengono da Paesi lontani con cultura e lingue differenti dalla nostra, c'è chi è aiutato da una famiglia adeguata e chi ha genitori in difficoltà, qualcuno ha disabilità fisiche o psichiche ma tutti hanno il diritto di essere accolti nella scuola pubblica che non può pretendere che siano loro, i minori, ad adattarsi ai programmi, ai metodi, ai tempi di insegnamento. «E' dovere della scuola elementare evitare, per quanto possibile, che le diversità si trasformino in difficoltà di apprendimento e di comportamento». Così indicano i programmi ministeriali che invitano anche ad un'azione concorde con i servizi socio-sanitari di territorio. Sorge il dubbio che nel caso della bambina di Leinì questo non sia accaduto. Parrebbe dunque più opportuno far scendere la famiglia dal banco degli imputati e chiamare a difendersi le istituzioni che sembrano capaci di punire ma non di aiutare. Marisa Faloppa, Torino Insegnanti severi non crudeli Tutti gli anni lo stesso problema, storie che si somigliano, ma anche gli articoli di illustri insegnanti si somigliano. Quelli che si tolgono la vita sappiamo quanti sono, ma non sapremo mai quanti, in seguito ad una bocciatura, prendono comunque decisioni sbagliate. E' ora di smetterla di protestare o continuare ad analizzare il fenomeno come si fa adesso, perché una tale analisi mira soltanto a giustificare gli insegnanti, che poverini, non avendo nessuna esperienza didattico pedagogica sono tuttavia sovrani occulti, immuni nello spezzare vite di giovani ragazzi che non sono dei delinquenti. Controsenso dei controsensi tutto questo avviene in una nazione antiabortista, contraria alla pena di morte, ecc. ecc. A mio parere bisogna fare un lavoro di prevenzione e per prevenire attimi fatali occorre dare speranza ai ragazzi e ai genitori. Io sono del parere che il ragaz¬ zo bocciato, che non ha studiato, sa di non meritare nulla, perciò anche se protesta in fondo non si aspetta nulla. Sono le bocciature che non convincono, che possono creare drammi sconvolgendo la mente del ragazzo e gettare angoscia nei genitori. Allora, a mio parere bisogna istituire presso il Provveditore una specie di Tar scolastico, che composto da ispettori qualificati e da uno psicologo in tempi brevi, cioè prima dell'inizio del nuovo anno scolastico, esamini il caso e prenda decisioni più giuste e adeguate. Tutti i genitori vogliono una scuola severa, ma nessun genitore vuole una scuola crudele. Nunzio De Micheli Il Rottweiler come la Ferrari A proposito delle aggressioni da parte di rottweiler nei confronti di bambini, avvenute nei giorni scorsi, intendo far rilevare alcune considerazioni maturate allevando questo cane e cercando di conoscerlo in ogni suo aspetto. Innanzi tutto il rottweiler non è un assassino e tantomeno un mostro. Così definendolo non si fa altro che alimentare ingiustificate paure e pregiudizi nei confronti di questa magnifica e antichissima razza. Razza che per il particolare equilibrio è stata adottata, tra l'altro, dalla polizia svedese e dall'esercito svizzero. Di certo non è un cane da «salotto». Ha un carattere fiero, forte e un elevatissimo istinto a difendere il proprio padrone e il proprio territorio. E' stato definito «la Ferrari dei cani». Ma così come una Ferrari non va affidata ad autisti inesperti o, peggio, incoscienti, così il rottweiler non può essere affidato a tutti. E' necessario per lui un padrone equilibrato, responsabile e cosciente della forza e del potenziale di questo cane eccezionale. Si smetta, quindi, di esaltare episodi negativi a dispetto di quelli, ben più numerosi, positivi. Si colga l'occasione, piuttosto, per insegnare a tutti, genitori e bambini, che fuggire urlando alla vista di un cane o avvicinarsi cercando di accarezzargli la testa sono atteggiamenti che quasi sicuramente scateneranno l'istinto predatorio o di difesa. Enzo Lupo, Savigliano (Cn) Nessuna speranza da Clinton Scrivo sulla situazione interna degli Stati Uniti dopo la vittoria di Clinton che tante spe ranze aveva suscitato in Ame rica e nel mondo. Si deve constatare purtroppo che queste speranze si stanno pian piano spegnendo. Il problema del ri sanamento del bilancio non viene affrontato in modo se rio. Occorrerebbe una drastica riduzione delle spese militari, una politica fiscale per colpire i redditi medio alti, un new deal insomma. Il problema dei diritti civili e della sanità è destinato a restare solo un sogno Il problema della disuguaglianza tra cittadini resta molto serio. Gli indiani dopo il cai vario della persecuzione pio nieristica sono ormai emargi nati nelle riserve senza alcuna speranza; i negri vengono di scriminati nella società e per fino di fronte alla legge; la gente di colore vive in condì zioni disumane, cresce la disoccupazione in mancanza di una politica sociale. Cosa ha fatto Clinton per risolvere questi problemi? Quasi nulla. Anche se c'è da dire a sua scusante di essere pressato dalle potenti forze dell'apparato militare industriale e della conservazione. Il fatto è però che il partito democratico non rappresenta adeguatamente i lavoratori, i poveri e gli emarginati che popolano i quartieri degradati delle metropoli e della campagna e del Sud in genere. Quel che manca in America sono i valori del socialismo. La base sociale certamente non manca. Ci sono intellettuali, progressisti, operai che vedono il posto di lavoro in pericolo, c'è tanta gente esclusa dal potere e dal benessere. E' necessario fare una scelta di campo. I ricchi coi ricchi e i poveri coi poveri. P. F, Catone, Roma

Luoghi citati: America, Roma, Somalia, Stati Uniti, Torino