Papa dal Cadore conferma un viaggio-blitz a settembre
« « Presto benedirò ics Bosnia » // Papa dal Cadore conferma un viaggio-blitz a settembre LORENZAGO DI CADORE DAL NOSTRO INVIATO Il Papa si recherà a Sarajevo non appena possibile: lo ha fatto capire il Pontefice stesso a mons. Maffeo Ducoli, il vescovo di Belluno, durante il pranzo domenica nella canonica di Costalta, in Cadore, dove ha intenzione di tornare anche il prossimo anno. Un mese fa, in Spagna, il direttore della sala stampa vaticana, Navarro Walls, aveva ammesso che il nuovo nunzio in Bosnia, mons. Francesco Monterisi, avrebbe dovuto cercare di rendere operativo il «desiderio» del Papa di visitare il cuore lacerato dell'ex Jugoslavia. Il diplomatico in talare si è recato nella capitale bosniaca nei giorni scorsi, ed è tornato in Vaticano per riferire sulla situazione. Secondo indiscrezioni di ottima fonte, un'ipotesi accarezzata sarebbe quella di un viaggio lampo (solamente qualche ora, un gesto di solidarietà di grande effetto) subito dopo il ritorno dalla visita pastorale nei Paesi Baltici, nel settembre prossimo. La diplomazia pontificia è al lavoro per ottenere le garanzie politiche necessarie, e a questo proposito il nunzio avebbe sottolineato sia le prospettive possibili, sia le perplessità. Domenica, attorno a una tavola rustica nella semplice canonica di montagna, Giovanni Paolo n ha ribadito tutto il suo tormento per il dramma bosniaco. «Appena possibile, farà il viaggio a Sarajevo - ci ha detto ieri mons. Ducoli - è nello stile del Papa essere là dove le popolazioni soffrono». «E' una situazione umanamente inaccettabile, inconcepibile, che deve essere risolta al più presto» avrebbe detto fra l'altro Papa Wojtyla durante il pranzo; dopo aver ricevuto dai profughi bosniaci, in maggioranza musulmani, ospitati a Pieve di Cadore, due lettere - una scritta dai bambini, ima dagli adulti - ha parlato del «desiderio vivissimo che questa povera gente finalmente esca dal tunnel, e possa tornare alle proprie case». E' preoccupato, ma non pessimista, secondo il vescovo di Belluno, che l'ha ospitato a Costalta, insieme al proprio segretario, al parroco del paesino, al segretario del Pontefice, mons. Dziwisz, e a Tadeusz Styczen. «L'ex Jugoslavia ce l'ha nel cuore», e per questo sta studiando ogni possibile opportunità e spiraglio per andare a parlare di pace; forse in un pellegrinaggio comune con Rais Ulema, il capo religioso dei musulmani al di là dell'Adriatico, venuto a gennaio ad Assisi per pregare per la pace insieme al Pontefice. «E' sempre pericoloso - ha detto il Papa in un rapido scambio di battute con i giornalisti seminare l'odio, avviare un processo che adesso non si sa come fermare. Perché deve essere fermato. Fermato dentro i cuori, possiamo dire. E' importante. Speriamo che ci si possa arrivare una volta. Ma queste esperienze costano molto». Il Pontefice ha ricordato il Libano, dove sta ancora attendendo di poter andare, e dove forse si recherà nel prossimo anno: «Io ho già vissuto per tanti anni l'esperienza libanese. Adesso ti la situazione è un po' più tranquilla, ma si è dovuto aspettare molto per arrivare al momento della tregua. Hanno dovuto aspettare parecchi anni, ma ora questa pace introdotta si mantiene. Speriamo lo stesso per i nostri Balcani». Le analogie con il Libano sono notevoli: nell'agosto del 1989, quando sembrava che la Siria stesse per schiacciare la minoranza cristiano-maronita, Giovanni Paolo II mise sotto pressione la Segreteria di Stato per organizzare una visita-lampo a Beirut. Poi la pressione si allentò, e la «pax siriana» avvolse il Paese dei cedri, evitando al Pontefice il «blitz». Marco Tosarti
Persone citate: Ducoli, Dziwisz, Francesco Monterisi, Giovanni Paolo, Giovanni Paolo Ii, Maffeo Ducoli, Navarro Walls, Papa Wojtyla, Rais Ulema, Tadeusz Styczen
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