Parigi, trionfo (e invidie) per Morillon re di Bosnia di Enrico Benedetto

Parigi, trionfo (e invidie) per Morillon re di Bosnia Parigi, trionfo (e invidie) per Morillon re di Bosnia PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE A Sarajevo - scrive Liberation lo chiamano «Filippo di Bosnia». E domenica il quotidiano locale Oslobodenje in un commosso editoriale si augurava che un giorno tornasse per assumere la massima carica naziòfiàle. Qualcuno vorrebbe insomma che il ré' ad honorem divenisse anche Presidente, in modo da accontentare monarchici e repubblicani. Per ora, tuttavia, il generale Philippe Morillon dovrà contentarsi: il passaporto onorario rimessogli con gravità dal Numero Uno Alja Izetbegovic ne fa un semplice cittadino bosniaco. In compenso, la canonizzazione brucia le tappe a Parigi, dove Morillon rientra dopo i 16 mesi nell'inferno che l'hanno consacrato Generale Coraggio. Se Schwarzkopf reduce dal Golfo pareva una star holly¬ woodiana, il suo omologo transalpino non teme la sfida. Già i plateaux tv se lo contendono per animare talk-show o far impazzire l'audience nei varietà estivi. I generali a 5 stelle (lui ne ha 4) e il suo ministro gliene vieteranno, con ogni probabilità, l'accesso. La vecchia regola «obbedir tacendo» vige ancora tra i militari. E malgrado Morillon sia loquace e sfiori volentieri rinsubordinazione (Srebrenica docèt), dovrebbe conformarsi. In cambio, domani il défilé sugli Champs Elysées avrà occhi solo per lui. Nel palco presidenziale, Francois Mitterrand e Edouard Balladur gli faranno da spalla, non viceversa. Preclusegli le glorie televisive si rifa con il massimo show nazionale, il 14 luglio. Léotard, il suo ministro, gli preannuncia «alte responsabilità». Nell'attesa ecco la Legion d'onore al suo massimo livello, Grand'uf- ficiale. E tra qualche giorno appena lo vedremo partire in tournée Oltreoceano: Ghali vuole incontrarlo per affidargli un incarico all'altezza delle sue esperienze. Chi se li ricorda più i «Morillon go home!» che fiorivano sui muri di Sarajevo quando i serbi uccisero in un tank francese il vicépréfnier bosmàco Hakija Turajlic? Quello'scacco (gravido di contraccolpi diplomatici, per tacere le ironie ih mezza Europa) poteva uccidere nella culla re Filippo. Ma lui seppe resistere, e qualche settimana più tardi arrivava il capolavoro Srebrenica, una «missione impossibile» dove la sua tenacia finì per spuntarla. Beniamino dei media, il generale Morillon ha saputo da allora conquistare i francesi. Un sondaggio Sofres-Multiligne reso pubblico ieri annuncia che il 77% della popolazione ha fiducia nell'Armée. Mai l'antimilitarismo fu più debole Oltralpe. In buona misura il merito è suo. La gerarchia e i responsabili politici, che non si può dire l'amassero, abbozzano. A fine maggio Léotard aveva già. in tasca, si dice, la lettera per richiamarlo. Dovette soprassedere: il Paese non avrebbe compreso. Morillon torna da vincitore. E lo si avverte rilèggendo il suo addio alla Bosnia. «C'è chi pensa che la soluzione consista nello spartire il territorio. Come se dinanzi ai 3 fratelli litigiosi - Serbo, Croato e Bosniaco - non esistesse altro rimedio che dividere l'eredità paterna. E' un'idea semplicistica. A seguirla, ricreeremmo nei Balcani la fascia di Gaza». Sono giudizi forse lungimiranti, ma di sicuro extra-militari. Per Morillon va bene così: dopo le armi, la politica è il suo mestiere. Il belga Francis Briquemont, che assicura la successione, pare condividerne le tesi (e l'a¬ micizia: fecero gli studi insieme). Ma ecco profilarsi una frattura con Jean Cot, il generalissimo francese preposto alle truppe Onu nelle ex Repubbliche jugoslave. «Bisogna prendere le distanze dalle trattative politiche. Mischiare i generi oggi sarebbe improduttivo», dice: una critica dura verso il predecessore, benché Cot la condisca di lodi per Morillon. L'interessato non replica. Sa che il «suo» metodo non potrà sopravvivergli. Rimpiange di non aver potuto assicurare la pace. Ma traccia un bilancio positivo dell'anno e mezzo a Sarajevo, «il più bel ruolo nella mia carriera». «Parto con la speranza che la calma si ristabilirà in Bosnia» conclude. E già assapora il bagno di celebrità che da stamane l'attende in patria. Enrico Benedetto

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