Incendi anti-immigrati le tracce di un disegno di Giuseppe Zaccaria

Incendi anti-immigrati le tracce di un disegno Incendi anti-immigrati le tracce di un disegno DA TRENTO A VILLA LITERNO E: ROMA CCOLA, dunque, la nuova frontiera dell'eversione: grande pugno bianco a minacciare (scacciare?) un'orda cenciosa di extracomunitari. Manifesti con questa rappresentazione (e la firma «Fronte Nazionale») che spuntano dove più numerosa si è fatta l'immigrazione clandestina, più forte l'intolleranza. E poi il fuoco, che ha cominciato a divampare nei dormitori dei (meri», intorno alle roulottes, nelle strutture di campi d'accoglienza. Questi sono i metodi del «Ku Klux Klan» italiano, Forse la sua esatta denominazione, gli identikit dei nuovi incappucciati verranno fuori dall'indagine di queste ore, ma le caratteristiche della formazione paiono già piuttosto definite. Non somma di gruppetti skinheads, non banda più o meno spontanea, ma una falange di guastatori, in grado di spostarsi per l'Italia a innescare scintille li dove più alta è la tensione. Villa Literno, Castel Volturno, Villaggio Coppola, la via Domizi an a: i primi sospetti, le prime tracce (e forse le prime prove) sono emersi da questa sorta di Alabama italiano. Una prima casa di «neri» data alle fiamme la settimana scorsa. Poi una seconda, una terza, una quarta a distanza di una notte appena. Quindi un'improvvisa, violenta manifestazione sulla via che avrebbe dovuto convogliare il nuovo turismo verso quella che si è tramutata in una provincia africana. Ancora fiamme a incendiare copertoni e auto di passaggio. Infine, venerdì notte, l'incendio preventivo alle roulottes con le quali, a un passo dal cimitero di Villa Literno, la Caritas ed altri gruppi della solidarietà pensavano di organizzare un campo per gli extracomunitari. «Un fatto privato avvenuto su un terreno privato», aveva commentato acido Vincenzo Tavoletta, il sindaco: e adesso come la pensa? Era strano, certo, l'altra mattina, su quel terreno bruciacchiato perso ai margini dell'Italia marginale, veder comparire due «detectives» fra i migliori di cui il Viminale disponga. Curioso, notare come l'incendio di diciotto vecchie roulottes potesse aver attirato l'attenzione di strutture così lontane. La spiegazione sta negli arresti di queste ore. Nelle manifestazioni sulla Domiziana, sia i carabinieri sia la gente che protestava convinta di avere ragione, avevano notato presenze estranee e particolar¬ mente attive. Giovanotti che arroventavano gli umori, spingevano alla rivolta. Qualcuno sembrava esser venuto da Roma, altri parlavano con accento pugliese. Dal Veneto al Tavoliere, le foto di quegli «agitatori» devono aver fatto il giro di più questure. Non basta: Mario Menale, che da militante missino guida a Castel Volturno la lotta contro l'invasore nero, dichiara candido: «Tempo fa ho visto comparire nei cortei manifesti con l'immagine di Mussolini. Erano firmati "msi" ma nessuno di noi li aveva fatti stampare. Ed anche prima di certe proteste, ho incontrato giovani molto attivi, che dicevano di venire dall'altra parte del Volturno ma parlavano con accenti molto diversi». E' probabile che nelle prossime ore quegli accenti trovino più precisa collocazione. E' quasi certo che i cappucci di questo nostrano, ma pericolosissimo «KKK»r celino i nipotini di quegli stessi difensori della razza che vent'anni fa si rifacevano alle teorie di Franco Freda. Intanto l'indagine si estende. Si parte da Trento, da un vecchio rustico: è stato lì che, 1' 11 marzo, cinque immigrati dal Kosovo sono morti nel rogo di un centro d'accoglienza che ospitava più di cento persone. Si passa per Bologna: un ustionato grave e due leggeri fra gli extracomunitari avvolti dalle fiamme della scuola «Romagnoli», tramutata in dormitorio. Si torna a Roma: milletrecento «neri» senza più tetto dal 23 maggio per il rogo di una baraccopoli al Quarticciolo. Giuseppe Zaccaria

Persone citate: Franco Freda, Mario Menale, Mussolini, Villaggio Coppola, Vincenzo Tavoletta