«Ho visto quella folla indicare i giornalisti»

«Ho visto quella folla «Ho visto quella folla MOGADISCIO DAL NOSTRO INVIATO Questa stupida, assurda guerra africana ha compiuto una nuova strage. E adesso, anche i giornalisti hanno un loro elenco di vittime. Sono morti in quattro, ieri, mentre stavano tentando di raggiungere i ruderi del villino del cosiddetto «ministro degli Interni» della Sna, Abdi Hassan Keibdid, bombardato dagli elicotteri americani. Sono stati presi in trappola dalla folla e poi linciati. Si chiamavano Dan Eldon, coraggiosissimo freelance della Reuter, autore di uno splendido libro di immagini su Mogadiscio; Hans Kraus, fotografo tedesco dell'Associateci Press americana; Anthony Macareri, tecnico del suono e Os Mayna, fotografo, ambedue kenyoti, ambedue dell'agenzia di notizie inglese. Erano diventati nostri amici ed in queste tragiche settimane avevamo avuto modo di apprezzarne la professionalità in condizioni di estremo rischio collettivo, scambiavamo con lo¬ ro opinioni, battute e qualche raro bicchiere di whisky. Li piangiamo e ci inchiniamo alla loro memoria. Quella di ieri, sembrava una mattinata come tante, ormai, qui a Mogadiscio. Invece, questa volta, la guerra ha colpito anche fra di noi. Dopo il bombardamento degli elicotteri, intorno al villino sono arrivati a valanga i fanti della «Quick reaction force» americana con il compito di bonificare l'area. Hanno catturato il segretario generale del movimento, Ahmed Ali, e se ne sono andati. E' a questo punto che comincia il dramma dei giornalisti. Gli inviati di mezzo mondo si precipitano verso le macerie fumanti, sembra la routine che ci accompagna quotidianamente ed invece molti corrono verso la morte. Mi sfreccia davanti la Toyota dell'equipe televisiva Cnn ed urlo all'autista di accodarsi. Improvvisamente un muro di gente si para dinanzi al muso della macchina. Ali, il nostro autista, è eccezionale, con una sterzata riesce a fare marcia indietro mentre il suo compagno somalo che funge da guardia del corpo ha già imbracciato il fucile. Siamo salvi, anche Ilaria Alpi del Tg3, il suo operatore Alberto Calvi e Marcello Villari di Canale 5 sfuggono alla cattura. Sugli altri colleghi imbottigliati si abbatte la furia incontrollata dei somali. Li scaraventano a terra, qualcuno morirà con un colpo in fronte, altri vengono massacrati a randellate. Solo alcune ore più tardi i loro corpi martoriati saranno ricuperati assieme a due feriti, il famoso fotografo del settimanale americano «Newsweek» Scott Peterson e Mohammed Chafi, della Reuter. I giornalisti che sono stati linciati dai somali erano accompagnati da uomini fedeli al generale Mohammad Farah Aidid, che avevano garantito loro l'incolumità, ma che poi sono stati sopraffatti dalla reazione della folla. La notizia della strage ha dato il via, fra gli inviati, ad una affannosa «conta» dei colleghi, nel timore che qualcun altro potesse essere caduto vittima di aggressioni. E' così che, per al¬ cune ore, si è temuto che anche Ilaria Alpi, inviata del TG3, fosse stata sopraffatta dalla folla. Si è corso allora al comando militare per chiedere al generale Loi se le pattuglie avevano intercettato l'automobile della collega. Loi ha messo subito a disposizione una radio e due ufficiali pronti ad organizzare una scorta. A questo punto, sulla frequenza dei giornalisti, è comparsa la voce di Ilaria Alpi, che nel frattempo aveva raggiunto l'albergo «Sahafi», a Mogadiscio Sud: «Tutto bene, non vi preoccupate». [p.d.g.] «Erano pochi metri davanti a noi Li hanno circondati e poi uccisi a randellate» I GIORNALISTI UCCISI NELLE ZONE CALDE DEL MONDO 1992 . 66 O SOMALIA, 1993 5 # EX JUGOSLAVIA 1991 22 1992^ ,8 M, 1993 3 TOTALE 33

Luoghi citati: Jugoslavia, Mogadiscio, Somalia