Roma si ribella a Clinton

Drammatico vertice a Palarzo Chigi, il ministro Fabbri agli Stati Uniti: l'Italia non vi seguirà Drammatico vertice a Palarzo Chigi, il ministro Fabbri agli Stati Uniti: l'Italia non vi seguirà Roma si ribella a Clinton «Fermate le operazioni militari» ROMA. «Suggeriamo la sospensione delle operazioni militari». Il vertice a Palazzo Chigi sulla Somalia si è appena concluso e il ministro della Difesa Fabio Fabbri scende in sala stampa per sottolineare, anzi ufficializzare con questa frase il netto dissenso italiano dal comando Onu in Somalia. L'azione militare americana di ieri contro il generale Aidid ha rafforzato la convinzione del governo che la linea Onu porti ad una spirale di violenza che sta allontanando ogni giorno di più una soluzione politica. «Per questo suggeriamo un periodo di raffreddamento della tensione», ha aggiunto Fabbri, «il rilancio del dialogo e l'invito al disarmo». Un dissenso espresso così apertamente è destinato ad accrescere la tensione all'interno del comando Onu e nei rapporti tra Roma e Washington, proprio quando Ciampi e Clinton sembravano aver cancellato i contrasti nel loro incontro di Tokyo. Di fronte al rischio di seri attriti con gli Stati Uniti, il ministro Fabbri si è affrettato a precisare che l'alleanza tra i due Paesi «non può e non deve essere scossa né turbata dalle eventuali diversità di approccio e strategia fra l'Italia e il comando Unosom». Insomma, l'Italia vuole far sentire la sua voce sulla vicen- da somala e rivendica questo diritto tanto più che «noi siamo sempre stati un alleato leale e deciso nel momento in cui si resero necessarie decisioni cruciali». Per Fabbri le operazioni militari hanno allontanato il dialogo e la conciliazione e adesso «si va profilando, se non interviene una correzione di rotta, un lungo periodo di operazioni belliche». E il governo sa che una scelta di questa natura, «con i rischi altissimi, anzi con la certezza di perdite di vite umane, non è, condivisa né dall'opinione pub-; blica né dal Parlamento del no-i stro Paese». E questo - dice Fabbri - «lo dobbiamo dire all'Onu e agli Stati Uniti con lealtà e chiarezza». Il generale Loi, comandante del contingente italiano, non è stato informato preventivamente dell'attacco americano ordinato dal comando Onu e questo ha rafforzato ancora di più la convinzione del governo che l'Italia debba essere inserita nel comando e che le mezze promesse fatte finora non sono sufficienti. Ma è soprattutto un ruolo politico che l'Italia adesso rivendica: l'intera missione Onu in Somalia - dice in sostanza il governo - va riconsiderata. E' necessario valutare con attenzione il fine ultimo, e cioè la pacificazione del Paese e il suo obiettivo umanitario, con i mezzi che l'Onu sta usando per raggiungere tal fine. Insomma, per l'Italia la carta del negoziato forse può ancora dare qualche frutto - anche se i margini si restringono ogni giorno - e proprio alla riunione di ieri a Palazzo Chigi si è discussa la possibilità di mandare una missione diplomatica a Mogadiscio. Solo nel caso che anche quest'ultimo tentativo fallisse, l'Italia acconsentirebbe all'uso della forza: non una serie di azioni sporadiche che non risolvono la situazione ed anzi l'aggravano, bensì «una operazione in grande stile» che richiederebbe un potenziamento adeguato delle forze attuai- mente sul terreno. E se invece non ci sarà un'intesa politica con Washington e con le Nazioni Unite, l'Italia si tirerà indietro? Per adesso non se ne parla. Anzi, lo stato maggiore dell'esercito ha reso noto che altri 200 uomini (una compagnia di paracadutisti e una compagnia di bersaglieri) sono in procinto di partire per la Somalia, portando così a 2600 uomini il contingente italiano in quel Paese. Ma il senso del netto dissenso espresso ieri da Fabbri è che l'appoggio dell'Italia alla missione Unosom non deve essere dato per scontato e che se la linea attuale dell'Orni non verrà rivista il governo dovrà necessariamente riesaminare la sua decisione di partecipare. Su questa posizione il governo sembra compatto. E in Parlamento una larga maggioranza appare sulla stessa lunghezza d'onda. Ieri è sceso in campo anche Achille Occhetto per esprimere «la più netta protesta» del pds per l'azione americana. «Un atto di guerra inutile e irresponsabile che ha causato un centinaio di vittime, ha creato un clima di enorme tensione, ha fortemente compromesso la credibilità delle Nazioni Unite agli occhi delle popolazioni somale». Andrea di Robilant «Il Paese non capirebbe altri caduti» Loi non era stato avvertito dell'attacco Un'immagine dell'attacco degli elicotteri americani all'edificio dov'erano riuniti i luogotenenti di Aidid A destra il ministro della Difesa Fabio Fabbri «Fermate le operazioni militari» LA STAMPA Quotidiano fondato nel 1867 DIRETTORE RESPONSABILE Ezio Mauro VICEDIRETTORI Lorenzo Mondo, Luigi La Spina Gad Lemer REDATTORI CAPO CENTRALI Vittorio Sabadin, Roberto Beliate EDITRICE LA STAMPA SPA PRESIDENTE Giovanni Agnelli VICEPRESIDENTI Vittorio Caissotti di Chiusami Umberto Cuttica AMMINISTRATORE DELEGATO E DIRETTORE GENERALE Paolo Paloschi AMMINISTRATORI Enrico Auteri Furio Colombo Luca Corderò di Montezemokt Giovanni Giovannini Francesco Paolo Mattioli Alberto Nicolello STABILIMENTO TIPOGRAFICO La Stampa, via Marenco 32, Torino STAMPA IN FACSIMILE * La Stampa, v.G. Bruno 84, Torino STT eri, v. C. l'esenti 130, Roma STS spa, Quinta Strada 35, Catania Nuova SAME spa, v. della Giustizia IL Milano * L'Un ione Sarda spa, vie EI mas, Cagliari CONCESSIONARIA PUBBLICITÀ' Publikompass Spa v. Carducci 29, Milano, tel. (02) 86470.1 c M d'Azeglio 60, Torino, tel. (Oli) 65211 (altre filiali inizio annunci economici) © 1993 Editrice La Stampa SpA Reg. Trib. di Torino n. 613/1926 Certificato n. 2303 del 17/12/1992 La tiratura di lunedi 12 luglio 1993 è stata di 680.771 copie