NE' RAMBO NE' FELLONI
NE' RAMBO NE' FELLONI NE' RAMBO NE' FELLONI IL ministro della Difesa Fabbri era stato facile profeta quando, venerdì scorso, dopo che i soldati italiani avevano «riconquistato» il checkpoint Pasta a Mogadiscio, dichiarò che «questa situazione potrebbe ancora degenerare e dar luogo ad esiti terribili». Ed aveva previsto ugualmente bene quando, riferendosi alle polemiche sorte, aggiunse: «Il nostro atteggiamento responsabile ha provocato una quantità di commenti irrispettosi e irriverenti da parte di alcuni ufficiali alleati che vedono nelle nostre scelte l'ennesimo tentativo italiano di sottrarsi al combattimento». Ieri i due rischi si sono verificati uno dietro l'altro. Prima, la situazione è degenerata quando elicotteri americani Cobra hanno bombardato zone di Mogadiscio facendo un numero assai elevato di morti. Poi, i commenti sul comportamento degli italiani, già critici, si sono trasformati in autentiche censure politiche. Il portavoce di Boutros Ghali ha dichiarato duramente che «l'Italia ha il diritto, come qualunque altro Paese, di chiedere la sospensione delle operazioni militari. Ma per noi le sole indicazioni che contano sono quelle che vengono dal Consiglio di Sicurezza». La risposta ufficiale italiana è stata che la missione proseguirà e per questo sarà rifinanziata. Ci troviamo in una situazione davvero molto delicata e complicata. Da un lato, rischiamo di rompere l'alleanza internazionale Marcello Pera CONTINUA A PAGINA 2 PRIMA COLONNA
Persone citate: Boutros Ghali, Marcello Pera, Pasta
Luoghi citati: Italia, Mogadiscio
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