Ruggeri fuochi per una sfida

Clamorosa riscoperta di un maestro contemporaneo al Centro Reina Sofìa di Madrid Acqui: fra dramma e allegria Ruggeri, fuochi per una sfida EACQUI TERME RA le 56 opere dell'antologica di Piero Ruggeri aperta nel Palazzo del Liceo Saracco fino al 12 settembre due tele di uguale grande dimensione, la più adatta al pieno dispiegarsi dei suoi spazi o meglio «suoni» cromatici, tracciano, all'inizio e alla fine, un grande arco di coerenza più che trentennale: Studio dal Caravaggio n. 2, del 1960, e Nuovo nero - Omaggio a Rembrandt. Questa è una delle tre lancinanti, imperiose opere di quest'anno rosso e nero che segna «una nuova e colma stagione di Ruggeri», secondo la dizione di Fabrizio D'Amico nella bella introduzione al catalogo Mazzotta. Si tratta innanzitutto della coerenza umana ed etica di una di quelle rare voci italiane di vero, non artificioso livello internazionale che hanno avuto la forza e la volontà di coniugare la valenza espressiva, drammatica o lirica, della materia e del gesto cromatico con una sfida alla «grande» tradizione, rivissuta (ben altra cosa che rivisitata o citata): Birolli e Afro prima, Burri e Moreni poi. E Ruggeri. Lo spazio d'ombra pullulante di vita del Caravaggio, il nero pulsante di segni e di luci delle incisioni di Rembrandt: come Burri, ma valendosi esclusivamente delle varie densità dall'opaco al lucido della pelle cromatica, Ruggeri risale dal «gesto» elementare dei neri di Soulages e di Kline, lungo gli Anni 50, alla totalità di spazio pittorico e drammatico del Seicento europeo. Egli ritrova, appunto come Burri, una orgogliosa misura classica, un respiro di alti modelli secolari europei in mezzo all'onda transatlantica dell'espressionismo astratto. D'altronde, proprio Burri e Ruggeri avevano titolo - e forza - per assumere una così alta posizione di sfida avendo avvertito ben prima di ogni moda la portata di quell'onda, come Afro a Roma, Saroni a Torino. La mostra di Acqui Terme si apre infatti con esempi ricchissimi del 1957-'58 di questo espressionismo, fra cultura «beat» e jazz caldo, L'infermiere, Omaggio a Charlie Parker, Studio per un ritratto: la parete pittorica di base, sontuoso intonaco in quel bianco cremoso che è, ancor di nuovo, tipico di Burri e lo sarà del primo Schifano, supporta i ritmi, i suoni, le grida nere e rosse. L'alternativa rossa, di oli e lacche infuocate, è il controcanto fondamentale di Ruggeri: domina gli esempi, di estrema drammatizzazione, lungo gli Anni 60; e rinasce con un costruttivo equilibrio fra emozione, anzi passione, e consapevole organizzazione del campo pittorico nelle ultime opere. Queste assorbono, rilanciano, rinnovano le tessiture e le «murature» delle due grandi stagioni intermedie, nucleo fondamentale della mostra, fra il Nido nel roveto del 1974 e Composizione del 1991, uno di quei «falsi» monocromi neri in cui l'alternarsi in superficie di tensioni e di corrugamenti materici fa trasparire un pullulare di variazioni policrome. Prima, fra la metà degli Anni 70 e la metà degli Anni 80, e dunque durante il tipico decennio concettuale e «povero», il grande, allegro, drammatico Bastian Contrario che è sempre stato Ruggeri una forza di natura ma con estrema consapevolezza di scelte, di posizioni, di cultura - si è messo a frugare a pennello nudo, con i colori di tutte le stagioni, negli intrichi della natura delle sue colline di Battagliotti di Avigliana. Questa stagione culmina nell'assolutezza drammatica e umana del Grande roveto bruciato e di Rosso e nero per L.C., passioni della vecchia Europa da contrapporre all'urlo nichilistico di Pollock, orfano di storia. Questa assolutezza diventa totale nelle Placche monocrome nere, grigie, rosse; il tessitore di grovigli policromi si fa muratore di blocchi, che però lasciano misteriosamente pulsare al di sotto di sé un mondo di segni e di vibrazioni tonali. Questo mondo progressivamente tende a riemergere con delicatezze cangianti, con brillii di riflessi microsegnici su una superficie fra carnale e equorea. Alla fine, con una delle tipiche svolte che hanno costantemente vitalizzato i quarantanni di Ruggeri, queste melodie sommesse, minimali, sono esplose ancora una volta nel canto alto dei rossi e dei neri. Marco Rosei SS «Nell'erba» composizione di Ruggeri del 1974

Luoghi citati: Acqui Terme, Avigliana, Europa, Roma, Torino