L'ultimo ordine di Morillon: salvate la Bosnia
Aggressioni ovunque, a fuoco tre edifìci abitati da stranieri. Attaccato persino un gruppo di norvegesi EX JUGOSLAVIA Il generale lascia con amarezza e ribadisce l'opposizione a un intervento internazionale L'ultimo ordine di Morillon: salvate la Bosnia L'addio al comando Onu. Ucciso a Sarajevo un reporter inglese ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO E' stata la sua ultima conferenza stampa e il commiato da Sarajevo. Dopo sedici mesi il generale francese Philippe Morillon lascia il comando delle forze di pace dell'Orni in Bosnia. Da oggi il suo posto viene preso dal generale belga Francis Briquemont. «Me ne vado insoddisfatto perché non sono riuscito a ristabilire la pace in questo Paese» ha dichiarato Morillon, che ha lanciato un appello alla comunità internazionale perché non permetta la spartizione della Bosnia su basi etniche. «La Bosnia dovrebbe rimanere intatta» dice il sessantaduenne generale. «Questo Paese sta sparendo in un'esplosione di distruzione, violenza e lotta senza pietà fra tre popoli che fino a ieri hanno vissuto in armonia e senza conflitti. Que¬ sto Paese è ammalato di menzogne che generano la paura. Ed è proprio la paura il principale sentimento che regna oggi in Bosnia. Ecco perché il primo ed essenziale compito delle forze di pace dell'Onu è quello di aiutare a eliminare la paura e a ricostruire la fiducia». Secondo il generale Morillon per attuare questa missione i Caschi blu devono essere più forti e rispettati. Ha quindi auspicato che i soldati dell'Onu siano raddoppiati a 15 mila, e che l'Unprofor sia dotata di nuovi mezzi blindati e di armi più potenti. «Le conseguenze di un altro inverno di guerra sarebbero terribili. Ecco perché bisogna insistere sulle zone protette, in particolare a Gorazde e a Sarajevo. La mia speranza è che si arrivi presto a un accordo per il ritiro parziale delle forze serbe che assediano la capitale bosniaca e il controllo delle armi pesanti. I serbi mi hanno dato un impegno solenne». Morillon ha poi convenuto che gli ultimi incontri tra i capi militari delle tre parti sulla possibilità di creare una fascia di sicurezza intorno a Sarajevo sono stati un passo indietro nelle trattative. «Ma credo che i serbi di Pale sono coscienti che a Sarajevo vivono più serbi di quelli che sono sulle montagne che circondano la città. Se gli attacchi continuano questa gente si troverà in pericolo di morte». Il generale Morillon ha riaffermato che l'intervento straniero in Bosnia non sarebbe stato opportuno, ma ha ammonito i serbi che la pazienza internazionale si sta esaurendo e che se continueranno a bloccare i negoziati, la comunità internazionale «potrebbe intraprendere delle azioni». Dopo l'esperienza bosniaca il generale francese è più che mai contrario alla proposta della spartizione etnica a cui sem¬ brano propensi i due mediatori internazionai Owen e Stoltenberg. «Ma qualunque sia la soluzione adottata, è dovere della comunità internazionale insistere sul fatto che devono essere ripristinati i diritti di ognuno a restare sulla terra dei propri antenati, ad andarsene se vuole, o a ritornare». Intanto la presidenza bosniaca, che si è riunita ieri a Zagabria, ha lanciato una nuova proposta per il futuro assetto della Bosnia che dovrebbe diventare una federazione costituita da un numero imprecisato - da tre a tredici - unità federali. Le unità non sarebbero costituite su basi etniche. Ma la proposta definitiva verrà precisata nei prossimi giorni. Ieri all'aeroporto di Sarajevo un giornalista britannico, Ibrahim Goksel, è stato ucciso da un cecchino. Ingrid Badurina
Persone citate: Francis Briquemont, Ibrahim Goksel, Ingrid Badurina, Morillon, Philippe Morillon, Stoltenberg
Luoghi citati: Bosnia, Jugoslavia, Sarajevo, Zagabria
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