«Ma quale fuga, quei titoli restano ancora un affare» di Valeria Sacchi

«Ma quale fuga, quei titoli restano ancora un affare» «Ma quale fuga, quei titoli restano ancora un affare» illlllll illlllll ALBERIMI SDRAMMATIZZA ■MILANO SIDORO Albertini, agente di cambio e autorevole esperto di mercati, non drammatizza, giudica la debolezza della lira passeggera, il calo dei tassi dei titoli di Stato positivo, in linea con quanto accade ovunque nel mondo. Niente allarme dunque, niente timori di sfiducia delle famiglie nei Bot? «Assolutamente no. Esiste ancora un vantaggio a stare sui titoli di Stato italiani. E difatti, venerdì, il Tesoro ha proposto in asta un importo superiore a quello in scadenza. Inoltre, se i tassi sono scesi, significa che la gente ha comperato». Ma se i tassi dei Bot scendono, il risparmiatore vedrà ridursi il rendimento. «Senza dubbio la sensazione è che si vada verso una minore redditività dei capitali. Ma il lato positivo è che, a questo, si accompagnerà una sensibile caduta dell'inflazione. Scendono i tassi, ma si sgonfia anche il peso del debito pubblico. Per ogni punto di calo, il risparmio nel bilancio pubblico è di 16-17.000 miliardi. E questo porta altri vantaggi». Quindi si riacquista in inflazione quello che si perde in rendimento? «Certo. E' fuori di dubbio che c'è uno sgonfiamento dell'illusione che la ricchezza finanziaria possa continuare ad autoalimentarsi, perché spinta dall'inflazione. Detto questo, l'Italia deve mantenere un certo differenziale rispetto ai rendimenti degli altri Paesi. E deve dare un rendimento reale che sia attraente, sia per l'investitore italiano che per quello straniero». Altrimenti gli stranieri potrebbero fuggire dai titoli di Stato? «Sì. Ma il rendimento resta ancora vantaggioso. Con i nuovi ribassi, il rendimento reale dei nostri titoli di Stato sta calando dal 5% al 4%. E si avvicina al margine nel quale il risparmiatore potrebbe essere indotto a rivolgersi ad altri tipi di investimento, ad altre valute o anche alla Borsa. Ma non siamo ancora a quel punto. I rendimenti in Francia e Germania sono intorno al 3%. Il van- taggio per restare in Italia esiste». Di quanto più elevato deve essere il nostro differenziale di rendimento per essere competitivo? «Non si può dire. L'anno scorso, il livello di distacco era assai maggiore. Perché il rischio Italia era assai più elevato di adesso. Il cambio era sballato, la lira sopravvalutata». Oggi è diverso? «Se la lira si stabilizza e migliora, e se il governo prosegue nella sua opera di risanamento del debito pubblico, il differenziale tende a ridursi. Ma del resto la discesa dei tassi è un fenomeno mondiale. L'andamento dei Bot è legato all'andamento generale dei tassi, e tutto il mondo si sta orientando al ribasso, perfino la Germania. Dove, anzi, il calo è più rapido per la necessità di affrontare la recessione. Sui tassi, la Germania deve recuperare un ritardo...». Anche l'Italia. «Forse c'è stata una eccessiva timidezza da parte dell'istituto centrale nello spingere il ribasso dei tassi. Giustificata dal fatto che eravamo condizionati dal marco. Adesso Bankitalia deve pilotare la discesa tenendo conto di quello che avviene negli altri Paesi, ma deve guidarla poco a poco. La situazione in cui ora Bankitalia opera è un quadro ideale». Venerdì la lira ha avuto un picColo scossone. C'è da preoccuparsi? «Non credo proprio. La debolezza della lira è legata ad una fase di nervosismo delle monete. Logica per una moneta che fluttua. Tre settimane fa il franco fracese era fortissimo, il marco in calo. E' bastato un dato sulla disoccupazione francese per scatenare il nervosismo del mercato». Potrebbe essere un ritorno di fiamma della speculazione? «No. Mi sembra un fenomeno transitorio nei confronti del franco. Ma la Francia è un Paese con una burocrazie efficiente, un debito pubblico basso rispetto ad altri Paesi europei, e una buona stabilità». Quindi, solo una minitempe- sta? «Sì, perché non esistono sul franco francese squilibri di fondo, come è stato lo scorso anno per lira e sterlina. Oggi la lira subisce marginalmente questi contraccolpi. Non facciamone un dramma. Quando la fluttuazione è libera, i contraccolpi capitano. Ma non devono preoccuparci più di tanto». Valeria Sacchi «Rendimenti minori però si guadagna sul fronte inflazione» Isidoro Albertini

Persone citate: Albertini, Isidoro Albertini

Luoghi citati: Francia, Germania, Italia, Milano