Dalla parte dei «barbari» Ecco gli intellettuali-skin

Dalla parte dei «barbari» Ecco gli intellettuali-skin il caso. Le «teste rasate» fanno proseliti: e diventano un fatto «culturale» Dalla parte dei «barbari» Ecco gli intellettuali-skin M" A se il nuovo Medioevo mostrerà la sua vitalità e trionferà, allora i nuovi barbari svolgeranno una I funzione molto simile a quella già svolta dai loro predecessori sul finire della civiltà antica». Attenzione. Questa frase non rivela un timore, ma un augurio: il Medioevo di cui si parla è atteso, auspicato, desiderato; e i «nuovi barbari», di cui si esalta la funzione «vitale», sono gli skinheads. A scrivere quelle parole è Sergio Luppi, docente di filosofia del diritto all'Università Cattolica, nella post-fazione a un volumetto di Maurizio Blondet, I nuovi barbari. Gli skinheads parlano (Effedieffe 1993). Blondet, giornalista dell'Avvenire e collaboratore del settimanale L'Italia, ha avuto una serie di colloqui con un gruppo di skinheads milanesi e ne ha tracciato un sommario ritratto: maschio, tra i 18 e i 30 anni, di famiglia piccolo o medio-borghese, in prevalenza studente. Non un emarginato, dunque, ma un giovane sufficientemente integrato, che reagisce alle culture dominanti nel proprio ambiente (familiare e scolastico) adottando l'unica ideologia che gli appare davvero «contro»: ovvero, come scrive Blondet, «la tradizione demonizzata dei fascismi europei». Il libro è spesso sciatto (numerosi gli errori e le ripetizioni) e, da un punto di vista documentario, assai povero: spezzoni di intervista agli skinheads vengono affastellati disordinatamente e accompagnati da commentini e spiegazioncine; e quando aspira a una qualche scientificità (le appendici sul «Sondaggio d'opinione» e sui «Dati statistici») diventa risibile. Dunque, se mette conto parlarne è perché racconta ben altro rispetto a ciò che promette. Il libro può essere letto, cioè, come documento del processo di iniziazione di due maturi intellettuali-skin: le associazioni e i rituali mentali attraverso i quali Blondet e Luppi si convertono, prendono i voti ed entrano nel gruppo (pur senza adottarne, si suppone, il taglio dei capelli, i tatuaggi e le scarpe De Martens). L'autore e il post-fatore si appropriano le parole degli skin, vi aderiscono voluttuosamente, se ne avvolgono e se ne adornano. E collocano le voci degli skin all'interno di quella componente del cattolicesimo reazionario che si identifica nella difesa della Tradizione. Una Tradizione che si oppone alla modernità e all'illuminismo, a quello che ne è l'espressione culturale - la laicità borghese - e a quello che ne è il regime politico: ovvero la democrazia, che ridurrebbe la società ai meccanismi del mercato e i cittadini a consumatori, incapaci di nutrire ideali e di operare scelte. E' una Tradizione dove è forte la componente mitica, pagana, primitiva. Luppi: «Gli skinheads rappresentano una reazione virulenta, mossa da fattori mitici, biologici e culturali (...) contro l'universalismo antropologicopolitico incarnato dalle ideologie contemporanee: universalismo che si traduce nella filosofia illuministica dei diritti dell'uomo». A tale «interpretazione» Blondet riconduce - talvolta a forza tutte le parole degli intervistati: per cui le motivazioni della loro scelta skin (il rifiuto del «sesso libero» e della «polverina», del «materialismo» e del «consumismo») sarebbero altrettante reazioni contro «la società attuale (non a caso permissiva)» - chiosa Blondet. Nessun accenno critico e nessuna presa di distanza, dunque, ma - al contrario - il trasferimento degli skinheads dallo spazio criminale delle aggressio¬ ni contro gli immigrati all'universo culturale di Mishima e del Sacro Romano Impero, di José Ortega y Gasset e di Cari Schmitt, del Graal e del Terzo Reich. L'interpretazione di quest'ultimo in chiave mitico-eroico-religiosa viene proposta da Luppi in termini non troppo diversi da quelli dei ragazzini (o ragazzoni) intervistati da Blondet. Insomma, il filosofo del diritto dell'Università Cattolica non disdegna di fare anche i «lavori sporchi». Così come Blondet quando, sotto forma di Nota del redattore, spiega che i «re dei diamanti ebrei», di cui parla uno skin, corrispondono alla «Multinazionale Diamantifera-Mineraria Oppenheimer-De Beers»; o quando allude al fatto che a volere la recente legge «contro il razzismo» sarebbe stata una lobby, sembra di capire, «giudaico-massonica»; o quando riporta senza commenti la notizia (tratta da Azione skinhead) dell'incontro tra skin italiani e «i redattori di Zyklon B, skinzine molto bella in cui traspare un grosso impegno politico-sociale che esprime bene la situazione della provincia di Barcellona». Anche quel titolo della rivista «esprime bene»: Zyklon B è l'acido cianidrico utilizzato dai nazisti nelle camere a gas. Ma forse tutto ciò è eccessivo: forse il libro in questione è solo la manifestazione di un mediocre narcisismo intellettuale. Come spiega l'autore, nel gruppo skin c'è «continuità fra generazioni»: e Blondet e Luppi non sono diventati skin perché invaghitisi dell'oggetto del loro studio. Sono stati sempre skin e sotto l'abito di grisaglia hanno nascosto sempre un bomber nero. Questo spiegherebbe perché il libro si presenta anche come mi bollettino del movimento, un album fotografico (((Autoritratti» è il titolo della sezione) e una sorta di agenda professionale, dove sono segnalati, e meticolosamente sottolineati, tutti gli indirizzi dei gruppi internazionali (recapiti, caselle postali, collegamenti, pubblicazioni). E dove, a pagina 61, è riportato l'indirizzo dell'«artigiano del ramo» che fa i tatuaggi (per chi fosse interessato: via Lavizzari 11, Chiasso). E così, accanto a Mircea Eliade e al Cristo-Mito, ecco «i consigli per gli acquisti». Alla faccia della lotta contro il Consumismo. Luigi Manconi «Una reazione virulenta contro l'universalismo delle ideologie d'oggi» Giornalista dell'Avvenire e docente della Cattolica pubblicano uno studio molto indulgente In alto manifestazione di naziskin A sinistra una inquadratura degli scarponcini delle teste rasate Accanto Mishima

Luoghi citati: Barcellona, Italia, Sacro Romano Impero